PESCARA
Infermieri in piazza: «Eroi solo sulla carta, ci hanno dimenticato»
Oggi il sit-in sotto la sede dell'assessorato regionale alla Sanità, in via Conte di Ruvo, dalle 11 alle 12
PESCARA. «Basta chiamarci eroi, dalle parole bisogna passare ai fatti. Non possiamo essere considerati dei professionisti solo sulla carta. Riteniamo che anche a noi spettino dei riconoscimenti». Un vero e proprio grido di dolore e allo stesso tempo di rabbia quello degli infermieri e degli operatori sanitari che oggi (venerdì 28 gennaio) manifestano a Pescara, sotto la sede dell'assessorato regionale alla Sanità, in via Conte di Ruvo, dalle 11 alle 12, nell'ambito di uno sciopero nazionale, organizzato il sindacato delle professioni infermieristiche Nursind.
Nel capoluogo adriatico arrivano infermieri da tutto l'Abruzzo per far presente come sono costretti a lavorare e chiedere un riconoscimento. «Riconoscimento», spiega Antonio Argentini, segretario provinciale del Nursind, «professionale ed economico. Tutti ci chiamano eroi, ma poi non ci considera nessuno. Ricordo che gli infermieri e gli altri operatori sanitari hanno visto stravolgere le proprie vite personali e lavorative in maniera repentina per far fronte con coraggio a questa pandemia, spesso non senza conseguenza. Ma questo evidentemente non basta».
Ad appoggiare i motivi dello sciopero anche l'Ordine delle professioni infermieristiche di Pescara, diretto da Irene Rosini: «Il 18 gennaio», spiega, «abbiamo scritto una lettera aperta come federazione nazionale alle istituzioni nazionali e regionali ricordando che da due anni, ogni giorno, noi infermieri stiamo scrivendo la storia del servizio sanitario. Con la pandemia, c'è stato chiesto di più, assistenza specialistica, nelle attività di prevenzione, vaccinazioni, screening. Di tutto, insomma, a 360 grandi e non c'è stato riconosciuto niente. Nulla a nessun livello. Abbiamo rinunciato a ferie, riposi, molti di noi si sono contagiati e tutt'ora anche nella Asl di Pescara ne mancano diversi con la conseguenza che i turni, nonostante siano state fatte assunzioni, diventano più pesanti». Per la presidente, «difficoltà si riscontrano in questo momento soprattutto sul territorio nell'assistenza domiciliare. Gli infermieri sono pochi. E non essendo sufficiente l'assistenza sul territorio, tutto si riversa sull'ospedale e sul pronto soccorso».
Fra le principali motivazioni dello sciopero, oltre al mancato riconoscimento del valore professionale, «nessuna vicinanza delle istituzioni; condizioni di lavoro inaccettabili; peso delle responsabilità sempre più forte; professioni sanitarie sempre più svalutate; stipendi tra i più bassi in Europa». (a.d.f.)