PESCARA

L'ultima battaglia del Guerriero di Capestrano: la statua è originale?

Per il regista Consorte si tratta di un'opera falsa e per verificarlo è costretto ad andare di nuovo al Tar per chiedere un commissario ad acta affinché sia eseguita l'ordinanza precedente. E a Chieti c'è un importante convegno

PESCARA. Un commissario ad acta affinché possa accertare l'origine della statua-simbolo d'Abruzzo del Guerriero di Capestrano. E' del 1934 oppure realmente del VI secolo a.C. conquistando lo scettro di statua più antica d'Italia?

E' l'ultima battaglia (in ordine di tempo) della guerra legale ingaggiata sull'autenticità dell'opera esposta nel museo archeologico di Villa Frigerj  a Chieti - la cui raffigurazione è stata da poco inserita anche nello stemma della Regione Abruzzo - dopo la  vittoria al Tribunale amministrativo (Tar) di Pescara da parte del regista Alessio Consorte.

Il ricorso avviene tra l'altra alla vigilia di un importante convegno in programma domani, sabato 28 settembre (dalle ore 10,30, auditorium Cianfarani del museo La Civitella, in via Pianell a Chieti) proprio sul Guerriero di Capestrano, in occasione dei 90 anni dal suo ritrovamento. Il convegno è il primo organizzato sotto la direzione del nuovo direttore dei Musei Archeologici di Chieti e Direzione musei Abruzzo, Massimo Sericola, con ospiti di rilievo sia a livello nazionale che europeo. Il titolo è “Il Guerriero di Capestrano fra Italici, Etruschi e l’Europa: contesti e modelli a confronto” e rappresenta l’occasione per approfondire la ricerca archeologica, il restauro, e la valorizzazione del patrimonio archeologico nazionale ed europeo. A termine del convegno, è prevista l'apertura straordinaria (nell'ambito delle Giornate europee del patrimonio) di Villa Frigerj dalle 21 alle 23.

Ma torniamo alla battaglia legale sull'autenticità della statua e facciamo un passo indietro. Il Tribunale, ricorda una nota a firma dell'avvocato di Sulmona Luca Presutti, aveva condannato il ministero della Cultura (Mic) ad esibire i documenti relativi alle analisi XRF (fluorescenza a raggi X) della statua del Guerriero di Capestrano, la Dama e le Stele italiche. Ma la sentenza non è stata rispettata. Gli unici documenti, secondo il Ministero, che possono e avrebbero confermato l'originalità dei manufatti.

Invero, sono state fornite solo alcune fotocopie di analisi XRF, eseguite dal CNR (Consiglio nazionale delle ricerche) nel 2005 sul Guerriero di Capestrano ed in parte sulla Dama. Queste misurazioni, sostiene Consorte,  sono state condotte solo per testare un nuovo macchinario della Assing spa, "senza l'obiettivo di verificare l'autenticità dei manufatti".

E comunque il regista fa notare che, dopo un'attenta analisi dei dati ricevuti da parte di massimi esperti del settore, sono emerse gravi anomalie: la presenza di elementi come scandio, rubidio, titanio e rame, "oltre alla mancanza di agenti atmosferici come cloruro, piombo e fosforo, rivelerebbero che il Guerriero e la Dama non sarebbero autentici".

Consorte ribadisce che nel suo film-inchiesta dal titolo già abbastanza significativo ("Il Guerriero mi pare strano")  sono stati pubblicati in esclusiva due grafici XRF del tutto inediti dove si evince la presenza di gesso sulla stesura del bianco e diverse anomalie chimiche sulla policromia del rosso presente sul Guerriero e sul rosso presente sulla Dama: "Cosa alquanto singolare e molto sospetta per delle opere del VI a.C".

I MOTIVI DELLA NUOVA PUNTATA. "Il Ministero non ha ottemperato alla sentenza e non abbiamo ricevuto risposte alle domande della nostra diffida. Allo stato attuale i reperti sono senza ombra di dubbio del 1934", racconta   Consorte affiancato dall'avvocato Presutti:  "Inoltre, la documentazione inviata, non risulta proveniente da un archivio ufficiale, non è correlata da un'attenta relazione scientifica e sarebbe stata fornita da un funzionario ormai in pensione; abbiamo chiesto chiarimenti sulla data di invio e di acquisizione di suddetta documentazione ma, il silenzio è assordante".

Ora il caso torna al Tribunale amministrativo per richiedere l'intervento del  commissario ad acta,  per far rispettare la sentenza. "Potremmo così ottenere finalmente le prove richieste che il Ministero ha dichiarato di possedere", concludono Consorte e il suo avvocato in attesa di nuovo di una decisione dei giudici.

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