«Quel canile è un lager, gli animali muoiono». Condannata in primo grado, la responsabile viene assolta in Appello

Si chiude la lunga vicenda del canile di Manoppello, rifugio per cani abbandonati, sequestrato nel luglio 2021 dagli uomini del Nucleo Carabinieri Cites perché ritenuto, in base a denunce e segnalazioni, una sorta di lager, E c’era stata anche la morte di un pitbull
PESCARA. Assolta in Appello perché il fatto non sussiste dall'accusa di maltrattamento di animali. Si chiude la lunga vicenda del canile di Manoppello, rifugio per cani abbandonati, sequestrato nel luglio 2021 dagli uomini del Nucleo Carabinieri Cites perché ritenuto, in base a denunce e segnalazioni, una sorta di lager. Ad attirare le attenzioni della Procura era stato il decesso di un pitbull a seguito di trattamenti ritenuti dannosi per la sua salute e della mancanza di alimentazione.
Trattamenti ritenuti dannosi, in un secondo capo d'imputazione, anche nei confronti degli altri cani presenti. Nella sentenza di primo grado, nel 2023, la 74enne responsabile del canile era stata condannata per la morte del pitbull, ma assolta dal reato di maltrattamenti agli altri cani ospiti, con conseguente dissequestro del canile che tornò alla sua diretta gestione. Nel ricorso in Appello, i suoi avvocati, Fiore Ioannoni e Dario Bini, hanno circostanziato le lacune della sentenza, comprovando che il pitbull soffriva di una patologia specifica, una sindrome di malassorbimento, e che la donna aveva più volte chiesto fondi, senza ottenerli, per curarlo adeguatamente. La Corte d'Appello dell'Aquila ha accolto in pieno il ricorso assolvendo la donna perché il fatto non sussiste.