La Bruzzone su Crox: «I ragazzi oggi assorbiti da loro stessi, non hanno empatia»

23 Febbraio 2025

L’intervista alla criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone, intervenuta sull’omicidio di Christopher Thomas Luciani dello scorso 23 giugno: «Gli assassini di Christopher hanno sicuramente disturbi della personalità, ma spesso i genitori fingono di non vedere»

PESCARA. «Questi ragazzi sono totalmente assorbiti da se stessi, l’unico valore che hanno è quello di apparire più forti possibili agli occhi degli altri e, quello che a loro appare assolutamente esecrabile, è essere considerati degli sfigati». La criminologa e psicologa forense, Roberta Bruzzone, parla dell’omicidio di Christopher Thomas Luciani, il 16enne ucciso con 25 coltellate lo scorso 23 giugno, nel parco Baden Powell di Pescara, per un debito di droga di 70 euro. Una settimana fa i due minorenni accusati del delitto si sono pentiti davanti al giudice del Tribunale minorile dell’Aquila a pochi giorni (il 6 marzo) dall’udienza per la discussione e quindi la sentenza. Fra le accuse: l’aggravante della crudeltà e della premeditazione.

Bruzzone, i due ragazzi accusato dell’omicidio si sono pentiti solo pochi giorni fa, ma ciò che ha colpito l’opinione pubblica è stata proprio l’assenza di empatia dimostrata subito dopo e nei giorni successivi il fatto. Lei che idea si è fatta a riguardo?
«L’assenza di empatia in questo caso non deve sorprendere, il fatto che subito dopo l’omicidio non ne abbiano risentito è un chiaro segno dell’ambiente di onnipotenza dove sono cresciuti, un ambiente dove, evidentemente, non gli è stato detto di no quando si sarebbe dovuto, arrivando così a pensare che il mondo fosse una sorta di supermarket di cui usufruire a proprio piacimento. Allora, a quel punto, anche un banale debito diventa una questione di rispetto, l’altro, in questo caso Christopher, viene percepito come una persona che non riconosce la loro onnipotenza».

I due minorenni imputati sono figli della “Pescara bene” e dediti al piccolo spaccio . Quanto conta il contesto familiare?
«Il contesto familiare conta sempre ma, dai dati che emergono, è chiaro che queste dinamiche si possono verificare ovunque, a prescindere dal contesto sociale di appartenenza. La maggior parte dei ragazzi coinvolti in questo tipo di delitti rientra, infatti, in famiglie ben inserite dove sono stati altamente viziati. E, lo spaccio di droga, è l’ambito più facile dove possono accreditarsi, è lì che diventano, nella loro ottica, popolari».

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