Lucia arbace, direttore del polo museale dell’Abruzzo
La curatrice: «Si spara nel mucchio Troppe illazioni ingiustificate»
FRANCAVILLA. E’ polemica per la mostra al Mumi sull’artista Francesco Paolo Michetti, dal titolo “Nella gioia del sole. Michetti e il Cenacolo di Francavilla”, a causa di dubbi espressi da qualche...
FRANCAVILLA. E’ polemica per la mostra al Mumi sull’artista Francesco Paolo Michetti, dal titolo “Nella gioia del sole. Michetti e il Cenacolo di Francavilla”, a causa di dubbi espressi da qualche collezionista ed esperto del pittore sull’autenticità di alcune opere.
Lucia Arbace, lei è direttore del Polo Museale dell’Abruzzo e curatrice della mostra, può chiarire la vicenda?
«Premetto che si tratta di una mostra che ha riscosso un grande successo e consenso di pubblico, come si può verificare leggendo i commenti nel registro dei visitatori. Ritengo che l’esposizione sia stata particolarmente apprezzata per la chiarezza con cui ho narrato una pagina fondamentale della cultura italiana di respiro internazionale. I toni assunti dalla vicenda mi sconcertano perché si spara nel mucchio, senza precisare nulla. Si attacca la mostra senza chiarire quale sia questo gruppo di opere, bocciato tanto platealmente senza entrare nel merito. Oltre a opere e documenti rappresentativi dei sodali del Cenacolo, per la mostra ho selezionato con molta attenzione oltre 45 opere di Francesco Paolo Michetti, tra dipinti, disegni, sculture e grafiche. In gran parte sono prestiti da raccolte pubbliche e in misura ben più ridotta da collezioni private, tutte opere scelte per illustrare efficacemente il tema della mostra».
Sulla vicenda è intervenuto Fabio Benzi, curatore del Catalogo generale delle opere di Michetti di prossima uscita, il quale chiede di chiudere «pietosamente e velocemente» la mostra. Che cosa risponde a Benzi?
«Mi dispiace molto che si sia incrinato un rapporto di reciproca stima ultra decennale, ma mi indigna soprattutto il fatto che siano state avanzate ingiustificate illazioni su problematiche quali un’eventuale cessione delle opere agli enti, distante anni luce dagli intenti che hanno ispirato la mostra al Mumi. I nostri rapporti sono stati quasi ottimi fino a qualche mese fa. Nel marzo scorso, quando ho saputo che avrebbe curato una mostra su Michetti per la Fondazione Paparella Treccia a Pescara, gli ho proposto di incontrarci, ma i suoi tanti impegni non l’hanno permesso. Gli ho scritto poi un sms quando ho ricevuto l’invito al vernissage, facendogli notare che la scelta dell’immagine, replicata su manifesto e copertina del catalogo, non mi sembrava particolarmente felice. Da questo contatto probabilmente è maturato un atteggiamento ostile nei miei confronti, forse alimentato dalle baruffe di campanile tra Francavilla e Pescara, dove tra l’altro i manifesti della mostra “Nella gioia del sole” sono stati oscurati».
Sempre Benzi afferma di essere stato consultato per la mostra solo per quanto riguarda un’opera inedita, mentre sarebbe stato «tenuto all’oscuro» su un gruppo di opere che lo stesso Benzi ritiene «improponibili».
«Ai principi di marzo ho consultato Benzi per il Ritratto di Giovanni Chiarini che avevo ritrovato nel liceo Vico di Chieti, ma ho evitato di farlo in seguito anche perché l’auspicato incontro da me sollecitato non è avvenuto. Ho poi definitivamente rinunciato dopo aver visitato la sua mostra al Museo Paparella Treccia, che mi astengo dal commentare, avendo compreso che inevitabilmente il progetto espositivo che mi accingevo a varare avrebbe procurato attriti, per la distanza abissale tra le due iniziative. Confesso di aver nutrito a mia volta alcune perplessità, soprattutto dinanzi a quei tre ritratti del 1927, che certo non rappresentano bene l’artista. Li avevo esaminati nel 2012 in occasione delle ricerche per la mostra “Il sentimento della Natura. Pittori abruzzesi al tempo dell’Italia Unita”, da me curata al museo Vittoria Colonna, e non mi avevano fatto una buona impressione. Apprendo che tutti i dipinti in mostra a Pescara sono archiviati dal gruppo coordinato da Benzi. Ma l’archivio non basta, ciò che riterrei ben più utile è che si parli piuttosto delle opere non archiviate, anche al fine di cancellarle definitivamente dalla piazza. Sarebbe meraviglioso se il professor Benzi, da bravo docente qual è, venisse a farci una lezione, facendoci capire qualcosa in più sui falsi Michetti che a suo dire sono stati realizzati da un falsario a lui ben noto».
La mostra chiuderà nei tempi previsti o si protrarrà?
«Un collezionista privato che ci ha concesso alcune opera significative ha preso un impegno con un’altra mostra che sta per aprire, sicché già è stato deciso, e ben prima che venisse diffusa la nota di Benzi, di chiudere questa edizione il 23 luglio, come programmato. L’apprezzamento e i consensi ottenuti hanno però suggerito di regalare all’estate francavillese una nuova edizione di “Nella gioia del Sole”, senza i Michetti delle collezioni private, e viceversa con un potenziamento delle presenze di opere dai musei e dalle raccolte pubbliche. Del resto, la valorizzazione del patrimonio museale ha ispirato la mia missione istituzionale sin dagli inizi, nel 1980, ed è continuata da dirigente in questa regione sin dal 2009, ben prima del varo della riforma Mibact che ha fatto nascere con questo obiettivo i poli museali regionali. “Nella gioia del sole. Michetti e il Cenacolo di Francavilla” riaprirà quindi il 2 agosto, contestualmente alla presentazione del catalogo, dove sarà tra le altre cose pubblicato un dimenticato articolo di Michele Ricciardi, pubblicato su “Il pungolo” del 1892, che racconta Michetti e i suoi luoghi. Nel volume, che rispecchia i contenuti della mostra, per evitare eventuali ulteriori discussioni alimentando polemiche sterili, non figureranno i dipinti dei collezionisti privati».
Considera questa polemica che si è abbattuta sulla mostra come un’onta o un’ondata di pubblicità?
«Sono serena, ho lavorato per valorizzare una pagina fondamentale dell’arte abruzzese, che assume una rilevanza europea, vagliando attentamente le scelte, che sarebbero state motivate nelle schede di catalogo a firma delle mie collaboratrici e mia. Spero ora che questa inaspettata, ma certo non gradita pubblicità, incentivi la conoscenza di Francesco Paolo Michetti e del Cenacolo di Francavilla, nella maniera più corretta, scevra dalle forzature che pure ci sono state e hanno creato tanta confusione impedendo di fatto la comprensione dell’eccezionale statura dell’uomo e dell’artista».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Lucia Arbace, lei è direttore del Polo Museale dell’Abruzzo e curatrice della mostra, può chiarire la vicenda?
«Premetto che si tratta di una mostra che ha riscosso un grande successo e consenso di pubblico, come si può verificare leggendo i commenti nel registro dei visitatori. Ritengo che l’esposizione sia stata particolarmente apprezzata per la chiarezza con cui ho narrato una pagina fondamentale della cultura italiana di respiro internazionale. I toni assunti dalla vicenda mi sconcertano perché si spara nel mucchio, senza precisare nulla. Si attacca la mostra senza chiarire quale sia questo gruppo di opere, bocciato tanto platealmente senza entrare nel merito. Oltre a opere e documenti rappresentativi dei sodali del Cenacolo, per la mostra ho selezionato con molta attenzione oltre 45 opere di Francesco Paolo Michetti, tra dipinti, disegni, sculture e grafiche. In gran parte sono prestiti da raccolte pubbliche e in misura ben più ridotta da collezioni private, tutte opere scelte per illustrare efficacemente il tema della mostra».
Sulla vicenda è intervenuto Fabio Benzi, curatore del Catalogo generale delle opere di Michetti di prossima uscita, il quale chiede di chiudere «pietosamente e velocemente» la mostra. Che cosa risponde a Benzi?
«Mi dispiace molto che si sia incrinato un rapporto di reciproca stima ultra decennale, ma mi indigna soprattutto il fatto che siano state avanzate ingiustificate illazioni su problematiche quali un’eventuale cessione delle opere agli enti, distante anni luce dagli intenti che hanno ispirato la mostra al Mumi. I nostri rapporti sono stati quasi ottimi fino a qualche mese fa. Nel marzo scorso, quando ho saputo che avrebbe curato una mostra su Michetti per la Fondazione Paparella Treccia a Pescara, gli ho proposto di incontrarci, ma i suoi tanti impegni non l’hanno permesso. Gli ho scritto poi un sms quando ho ricevuto l’invito al vernissage, facendogli notare che la scelta dell’immagine, replicata su manifesto e copertina del catalogo, non mi sembrava particolarmente felice. Da questo contatto probabilmente è maturato un atteggiamento ostile nei miei confronti, forse alimentato dalle baruffe di campanile tra Francavilla e Pescara, dove tra l’altro i manifesti della mostra “Nella gioia del sole” sono stati oscurati».
Sempre Benzi afferma di essere stato consultato per la mostra solo per quanto riguarda un’opera inedita, mentre sarebbe stato «tenuto all’oscuro» su un gruppo di opere che lo stesso Benzi ritiene «improponibili».
«Ai principi di marzo ho consultato Benzi per il Ritratto di Giovanni Chiarini che avevo ritrovato nel liceo Vico di Chieti, ma ho evitato di farlo in seguito anche perché l’auspicato incontro da me sollecitato non è avvenuto. Ho poi definitivamente rinunciato dopo aver visitato la sua mostra al Museo Paparella Treccia, che mi astengo dal commentare, avendo compreso che inevitabilmente il progetto espositivo che mi accingevo a varare avrebbe procurato attriti, per la distanza abissale tra le due iniziative. Confesso di aver nutrito a mia volta alcune perplessità, soprattutto dinanzi a quei tre ritratti del 1927, che certo non rappresentano bene l’artista. Li avevo esaminati nel 2012 in occasione delle ricerche per la mostra “Il sentimento della Natura. Pittori abruzzesi al tempo dell’Italia Unita”, da me curata al museo Vittoria Colonna, e non mi avevano fatto una buona impressione. Apprendo che tutti i dipinti in mostra a Pescara sono archiviati dal gruppo coordinato da Benzi. Ma l’archivio non basta, ciò che riterrei ben più utile è che si parli piuttosto delle opere non archiviate, anche al fine di cancellarle definitivamente dalla piazza. Sarebbe meraviglioso se il professor Benzi, da bravo docente qual è, venisse a farci una lezione, facendoci capire qualcosa in più sui falsi Michetti che a suo dire sono stati realizzati da un falsario a lui ben noto».
La mostra chiuderà nei tempi previsti o si protrarrà?
«Un collezionista privato che ci ha concesso alcune opera significative ha preso un impegno con un’altra mostra che sta per aprire, sicché già è stato deciso, e ben prima che venisse diffusa la nota di Benzi, di chiudere questa edizione il 23 luglio, come programmato. L’apprezzamento e i consensi ottenuti hanno però suggerito di regalare all’estate francavillese una nuova edizione di “Nella gioia del Sole”, senza i Michetti delle collezioni private, e viceversa con un potenziamento delle presenze di opere dai musei e dalle raccolte pubbliche. Del resto, la valorizzazione del patrimonio museale ha ispirato la mia missione istituzionale sin dagli inizi, nel 1980, ed è continuata da dirigente in questa regione sin dal 2009, ben prima del varo della riforma Mibact che ha fatto nascere con questo obiettivo i poli museali regionali. “Nella gioia del sole. Michetti e il Cenacolo di Francavilla” riaprirà quindi il 2 agosto, contestualmente alla presentazione del catalogo, dove sarà tra le altre cose pubblicato un dimenticato articolo di Michele Ricciardi, pubblicato su “Il pungolo” del 1892, che racconta Michetti e i suoi luoghi. Nel volume, che rispecchia i contenuti della mostra, per evitare eventuali ulteriori discussioni alimentando polemiche sterili, non figureranno i dipinti dei collezionisti privati».
Considera questa polemica che si è abbattuta sulla mostra come un’onta o un’ondata di pubblicità?
«Sono serena, ho lavorato per valorizzare una pagina fondamentale dell’arte abruzzese, che assume una rilevanza europea, vagliando attentamente le scelte, che sarebbero state motivate nelle schede di catalogo a firma delle mie collaboratrici e mia. Spero ora che questa inaspettata, ma certo non gradita pubblicità, incentivi la conoscenza di Francesco Paolo Michetti e del Cenacolo di Francavilla, nella maniera più corretta, scevra dalle forzature che pure ci sono state e hanno creato tanta confusione impedendo di fatto la comprensione dell’eccezionale statura dell’uomo e dell’artista».
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