«La gente ha paura, fioccano le disdette»
Teramo, la provincia che totalizza più presenze e hotel in Abruzzo, chiede subito azioni di marketing
TERAMO. È la provincia più turistica d’Abruzzo. Quella che nel 2014 (dagli ultimi dati disponibili) ha totalizzato dal 54 al 57% delle presenze di tutto l’Abruzzo.
E’ quella che del suo 39,2% dell’offerta alberghiera di tutto l’Abruzzo si faceva un vanto, così come dei 25mila posti letto nelle strutture extralberghiere, pari al 60% della disponibilità regionale.
Ma ora una delle fonti principali del Pil provinciale è in pericolo. E’ l’effetto indiretto del terremoto, dell’eccezionale nevicata, delle frane. Un cocktail letale a livello mediatico che al turista dà una percezione di scarsa sicurezza. O addirittura di pericolo. E così fioccano le disdette e crollano le prenotazioni.
«Il turismo qui da noi è morto», attacca Daniele Zunica, presidente di Assoturismo, «non ci sono più prenotazioni. Sono compromesse non solo l'intera stagione ma anche il futuro. Pensate all’effetto che hanno tutti i servizi su stampa e tv sulla frana di Ponzano di Civitella: è tutta pubblicità negativa. Frana solo una parte del territorio, ma tutto viene ritenuto insicuro. Se su “Striscia la notizia” leggiamo un serpentone con su scritto “Teramo: dove la terra trema”, per noi è un colpo mortale. Il turismo nell'interno si è azzerato, sulla costa c’è un calo del 30-35% nelle prenotazioni. Ci vuole un piano di marketing veloce, ci vogliono azioni concrete, ma fatte da consulenti competenti. Altrimenti alle calamità che stanno martoriando il Teramano se ne aggiungerà un’altra: la fine del settore turistico. Ad esempio pensare di riproporre l'Open day che è già stato un fallimento in passato significa sprecare solo centinaia di migliaia di euro».
L’obiettivo è quello descritto dal presidente di Federalberghi Abruzzo e della Dmc Hadriatica, Giammarco Giovannelli: «Dobbiamo far capire che la nostra provincia ha una grande percentuale di territorio sicuro». Per questo gli operatori turistici teramani sollecitano «una campagna di comunicazione su scala nazionale e internazionale evidente ed efficace», precisa Giovannelli, «dobbiamo cercare una forte collaborazione con Regione ed Enit affinchè si lavori su un progetto efficiente, fatto da società specializzate, che metta al centro tutta la parte della regione che è sicura e che può accogliere i turisti. Non a caso accogliamo gli sfollati: significa che le nostre strutture ricettive sono sicure. L’importante è far passare questo messaggio, attualmente viene percepito l’opposto. Ad esempio molte scuole che dovevano venire ai Prati di Tivo e Pietracamela hanno disdetto. E arrivano disdette da tutti i Paesi dell’Unione europea».
La provincia che ha l’indice di funzione turistica di 164,8 posti letto ogni mille abitanti, sempre il più alto d’Abruzzo (dati 2011), deve in sostanza farle occupare quelle migliaia di posti letto. «Ora sento di tentativi di fare cordate di imprese che con Invitalia facciano investimenti per le infrastrutture», sbotta Giuseppe Vagnozzi, presidente di Confindustria alberghi Teramo e vice di Federturismo Abruzzo, «ma prima dobbiamo commercializzare il prodotto e strutturarne l'identità, poi pensiamo ad arricchire le infrastrutture. E’ prioritario riportare la gente qui. Noi il patrimonio ce l'abbiamo già, va messo a sistema e governato. Quando avremo riportato la gente penseremo ad investire, altrimenti facciamo cattedrali nel deserto. Siamo stati cancellati dalla programmazione turistica in mercati importanti come quello tedesco, inglese, russo, solo per dirne alcuni. Ci vogliono azioni di marketing immediato per riconquistare il consumatore nazionale ed estero. Il nostro prodotto turistico non è esclusivo, non possiamo dire ce l'ho solo io, per cui il turista può facilmente scegliere di non venire da noi quest’anno. Il nostro target è la famiglia: chi porterebbe i propri bambini dove ha letto e visto in tv che c'è la minaccia di un terremoto? Anche se in effetti il rischio non c'è. Per questo chiediamo un’azione di marketing strategico e mirato. Già notiamo che le prenotazioni vanno a rilento e i gruppi organizzati stanno disdicendo. Non dimentichiamo che abbiamo pure problemi annosi come erosione e inquinamento e finora non è stato fatto nulla. Sono 30 anni che va avanti questa situazione. Si crede al comparto turistico o no?».
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