La multa? Non valida se il vigile è in borghese
Pescara, il giudice di pace ordina la restituzione di soldi e punti sulla patente a un professionista
PESCARA. Lo ha multato perché usava il cellulare in macchina, ma il vigile urbano era in borghese e il giudice ha annullato il verbale. Così F.B., noto professionista pescarese nel campo del marketing e della comunicazione, ha riavuto i soldi e i punti della patente.
«L’episodio è avvenuto lo scorso 20 novembre», racconta l’avvocato Francesco De Vito, che ha curato e vinto il ricorso davanti al giudice di pace. «F.B. percorreva con la sua auto via della Pineta quando è stato affiancato da un auto che gli ha intimato l’alt. Da prima ha pensato fosse una rapina o chissà quale atto criminale, poi dall’automobile è spuntata una paletta e si è fermato. Dalla vettura è sceso un uomo in abiti civili che si è presentato come un vigile urbano. Ha contestato al mio cliente l’uso del cellulare alla guida e lo ha multato».
A F.B. la multa non è andata giù e ha deciso di contestarla. «Si è trattato di una vera e proprio imboscata da parte da parte del vigile urbano», prosegue l’avvocato. «Una cosa inaccettabile visto che la cassazione ha stabilito che persino gli autovelox debbano essere visibili e segnalati».
Così è stato presentato ricorso contro la multa e il giudice di pace Anna Maria Bellucci Bellafante ha dato ragione a F.B. e al suo avvocato. La sentenza depositata lo scorso 29 ottobre specifica che la polizia municipale non può operare in borghese.
Per arrivare a questa conclusione il giudice di pace si è basato su una sentenza della cassazione del 2001 e sulla legge quadro sulla polizia locale del 1986. La Corte suprema ha stabilito che la polizia municipale può accertare violazioni stradali solo nel territorio di competenza e durante l’orario di servizio. Mentre la legge stabilisce che gli agenti, quando operano su strada, debbano essere in uniforme.
L’amministrazione non è riuscita a dimostrare che il vigile urbano stesse effettivamente lavorando. Inoltre in questo caso era in abiti civili. Così la multa è stata annullata e a F.B. sono stati restituiti i cinque punti tolti dalla patente.
«L’episodio è avvenuto lo scorso 20 novembre», racconta l’avvocato Francesco De Vito, che ha curato e vinto il ricorso davanti al giudice di pace. «F.B. percorreva con la sua auto via della Pineta quando è stato affiancato da un auto che gli ha intimato l’alt. Da prima ha pensato fosse una rapina o chissà quale atto criminale, poi dall’automobile è spuntata una paletta e si è fermato. Dalla vettura è sceso un uomo in abiti civili che si è presentato come un vigile urbano. Ha contestato al mio cliente l’uso del cellulare alla guida e lo ha multato».
A F.B. la multa non è andata giù e ha deciso di contestarla. «Si è trattato di una vera e proprio imboscata da parte da parte del vigile urbano», prosegue l’avvocato. «Una cosa inaccettabile visto che la cassazione ha stabilito che persino gli autovelox debbano essere visibili e segnalati».
Così è stato presentato ricorso contro la multa e il giudice di pace Anna Maria Bellucci Bellafante ha dato ragione a F.B. e al suo avvocato. La sentenza depositata lo scorso 29 ottobre specifica che la polizia municipale non può operare in borghese.
Per arrivare a questa conclusione il giudice di pace si è basato su una sentenza della cassazione del 2001 e sulla legge quadro sulla polizia locale del 1986. La Corte suprema ha stabilito che la polizia municipale può accertare violazioni stradali solo nel territorio di competenza e durante l’orario di servizio. Mentre la legge stabilisce che gli agenti, quando operano su strada, debbano essere in uniforme.
L’amministrazione non è riuscita a dimostrare che il vigile urbano stesse effettivamente lavorando. Inoltre in questo caso era in abiti civili. Così la multa è stata annullata e a F.B. sono stati restituiti i cinque punti tolti dalla patente.