GRAN SASSO

La trappola del Traforo: in coda per oltre un'ora / FOTOGALLERY

Il semaforo è verde solo cinque minuti: impossibile smaltire le file. Triplicati i tempi
di percorrenza nel tratto di A24 tra Teramo e L’Aquila ma il pedaggio resta uguale

TERAMO. Le risorse a cui attingere dovranno essere calma, pazienza e rassegnazione. Se poi si è in grado di apprezzare il paesaggio spettacolare che circonda l’A24 a ridosso del traforo, tanto meglio: i minuti passeranno più in fretta. Di sicuro saranno tanti, quei minuti trascorsi in coda al di là o al di qua del tunnel. La giornata di ieri, la prima con il traforo chiuso per metà e il traffico regolato a senso unico alternato da un semaforo, ha fornito indicazioni tanto prevedibili quanto impietose: visto che il semaforo è verde per cinque minuti e rosso per (almeno) 25, nel tragitto tra Teramo e L’Aquila, in presenza di un volume di traffico nella norma, si perde da un minimo di tre quarti d’ora (ma deve andarvi proprio bene) a un’ora e mezza. Mediamente, un’oretta. In certi orari potrà essere anche peggio.

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Significa che pendolari, studenti e attività economiche di ogni genere che utilizzano l’A24 tra il Teramano e l’asse L’Aquila-Roma (e viceversa) dovranno per forza resettare i propri tempi di vita e di lavoro. Questa dilatazione dei tempi di spostamento, per ora, durerà 45 giorni: necessari, secondo il commissario governativo per l’emergenza acqua del Gran Sasso Pierluigi Caputi, a effettuare sondaggi geognostici all’interno del massiccio. Ai sondaggi, ha detto Caputi, seguirà la redazione del progetto esecutivo e nel 2025 dovrebbero partire i veri e propri lavori di messa in sicurezza dell’acquifero, la cui durata il commissario stima in due-tre anni. Insomma, il calvario è appena cominciato.

IL VIAGGIO VERSO L’AQUILA
La redazione del Centro ha dovuto attendere il primo pomeriggio per sperimentare di persona la modifica della viabilità: il senso unico alternato, annunciato a partire dalle 10, è infatti scattato solo alle 12.30 nella canna in direzione Roma. La nostra partenza da Teramo avviene alle 14.15; tragitto tranquillo su un’A24 apparentemente deserta fino alle 14.36, quando il deserto si trasforma in una coda lunga oltre un chilometro: siamo fermi a quasi due chilometri dal traforo.

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Nell’altra direzione i veicoli diretti verso Teramo cominciano a sbucare dal tunnel alle 14.39 e il loro transito cessa alle 14.52. Alle 14.54 scatta il verde e vediamo muoversi la testa della fila, che nel frattempo alle nostre spalle è cresciuta ben oltre i due chilometri. Ci muoviamo alle 14.57 e riusciamo a percorrere poco più di un chilometro, poi alle 14.59 scatta di nuovo il rosso: siamo arrivati molto vicini al semaforo, davanti a noi ci sono solo nove veicoli, ma sappiamo che ora staremo fermi almeno altri 25 minuti oltre ai 21 già trascorsi a motore spento. Il serpentone dei veicoli verso Teramo riprende a scendere alle 15.12 e s’interrompe alle 15.27. Il verde scatta un minuto dopo, dunque il rosso è durato 29 minuti. Una vettura della concessionaria Strada dei Parchi apre la fila, tenendo la velocità massima a 60 orari all’interno della galleria. Risultato: ripartiti dalle 15.28, sbuchiamo sul lato aquilano del tunnel alle 15.41 e usciamo all’Aquila Est alle 15.47. Abbiamo impiegato un’ora e 32 minuti da Teramo, quando normalmente s’impiegano circa 35-40 minuti. L’unica cosa immutata, ma non c’erano dubbi, è il pedaggio: cinque euro e 40 centesimi.


FRA GLI INTRAPPOLATI
Nell’oretta trascorsa in coda parliamo con qualcuno degli intrappolati dell’A24. C’è un camionista romano che sbotta: «Sto a perde n’ora e mezza, vajelo a di’ all’azienda!». C’è una giovane in preda a vistoso nervosismo che risale a piedi la coda fino al semaforo per parlare con qualche addetto di Strada dei Parchi: «Devo essere all’Aquila alle quattro e mezza per lavoro, c’è qualcuno che mi può garantire che ce la faccio?». Una coppia di coniugi anconetani è diretta a Fiumicino, ha un aereo alle 18. «Non so se ce la facciamo», dice lui, e aggiunge: «Nelle Marche nessuno sapeva di questo senso unico alternato, l’avessi saputo sarei passato da Col Fiorito e Terni per raggiungere Roma». Un camionista ascolano conferma: «Se lo sapevo, prendevo la Salaria». Insomma, c’è anche un problema di comunicazione che travalica i confini abruzzesi. Questa, del resto, è la strada più breve per andare dall’Adriatico a Roma e viceversa: significa che la questione traforo del Gran Sasso non è solo abruzzese, sebbene a pagare il prezzo più alto sia senza dubbio il Teramano – seguito a ruota dall’Aquilano.
IL VIAGGIO DI RITORNO
Ripartiamo verso Teramo dall’Aquila est alle 15.48 e alle 15.54 siamo in coda a ridosso dell’uscita di Assergi. Qui, in questo momento, la coda è più corta di quella del lato teramano, e quando alle 16.15 scatta il verde si muove più velocemente: riusciamo a passare – in extremis – alle 16.20. Alle 16.50 siamo a Teramo, dunque abbiamo impiegato un’ora e due minuti. Stavolta ci è andata bene, anzi benissimo: ci è bastato il confronto con i tempi dell’andata e vedere, uscendo dal traforo, la coda di chilometri in direzione L’Aquila, che alle 16.30 arrivava fino alla prima galleria sotto il traforo. Ieri non si è notata la flessibilità nella gestione di verde e rosso annunciata da Strada dei Parchi, ma è chiaro che l’unico modo per alleviare i disagi sarà rendere il semaforo “intelligente”, monitorando i flussi di traffico e mettendo al bando ogni rigidità.
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