Lettere per il Sì al referendum: D'Alfonso e Rapino dal giudice

21 Settembre 2017

Fissata al 2 novembre la camera di consiglio che vede il governatore e il segretario del Pd abruzzese indagati per abuso d'ufficio e violazione dei dati personali. Catena: nessuna confusione tra ruolo istituzionale e di partito

PESCARA. Nel giorno dedicato alla commemorazione dei defunti, il presidente della giunta regionale Luciano D'Alfonso e il segretario del Pd Abruzzo Marco Rapino dovranno chiarire davanti al giudice la vicenda delle lettere per il Sì al Referendum dello scorso 4 dicembre, e che vede i due indagati dei reati di abuso d'ufficio e violazione dei dati personali. A fissare l'udienza il prossimo 2 novembre al Tribunale di Pescara è stato il gip Antonella Di Carlo, che oggi ha respinto la richiesta di archiviazione presentata dal pm Salvatore Campochiaro.

Il procedimento nasce da alcuni esposti presentati da singoli cittadini. Negli esposti si lamentava dell'invio al numero privato di cellulare di diversi sms aventi finalità di propaganda elettorale e di telefonate che sarebbero state effettuate per conto del presidente della Regione in cui l'interlocutore, a precisa domanda di identificarsi, non avrebbe voluto rispondere con il proprio nominativo. Il pm Campochiaro aveva disposto la richiesta di archiviazione ma, a seguito dell'opposizione motivata di un cittadino, relativa - si apprende - alla carenza delle indagini preliminari svolte dagli inquirenti, il gip ha ritenuto di non poter accogliere tale richiesta fissando l'udienza in camera di consiglio. Un successivo esposto verteva sulla lettera per il "Sì al Referendum", che riportava lo slogan e l'indirizzo web "La Regione dice La Regione fa", che poi fu oggetto della decisione dell'Agcom nazionale di sanzionare la Regione Abruzzo. Un procedimento - si è appreso - è stato aperto anche dal Garante della Privacy, attualmente in via di definizione dopo una richiesta effettuata alla Regione Abruzzo di delucidazioni circa il possesso dei dati personali.

La nota di Catena. In serata è giunta sulla vicenda una nota a firma di Andrea Catena, consigliere del governatore. "Esprimiamo massima fiducia nella della magistratura, non dubitiamo che gli accertamenti in corso potranno ulteriormente evidenziare la correttezza e la trasparenza dell'operato istituzionale della Regione e del suo Presidente, come del resto aveva potuto verificare il pm nell'avanzare richiesta di archiviazione. In questa vicenda vanno evidenziati due aspetti: 1. Non c'è stata alcuna confusione di ruolo tra l'attività istituzionale della Regione e del suo Presidente e l'attività di partito, di cui il Presidente D'Alfonso è dirigente politico di primo piano e come tale impegnato nel sostenere le sue legittime convinzioni; 2. Siamo certi che il Pd abbia adottato tutte le misure opportune al fine di garantire il rispetto della tutela della privacy dei dati personali dei cittadini, previste dalle norme vigenti".