Licheri: da noi è “ni” al collegio unico
Il segretario regionale di Sinistra italiana teme che la legge proposta da Marsilio finirà per accentrare il potere politico
PESCARA . Daniele Licheri raccoglie la sfida della riforma della legge elettorale regionale, ma pone condizioni per salvaguardare la rappresentatività delle aree interne e ridurre il divario di genere. Il segretario regionale di Sinistra Italiana – Avs, dopo l’apertura del leader del Patto per l’Abruzzo Luciano D’Amico al collegio unico regionale, al posto dei quattro provinciali, fortemente voluto dal presidente Marsilio, spiega al Centro la posizione di una delle forze politiche che compone il perimetro del campo largo.
Licheri, siete favorevoli o contrari al collegio unico?
In linea generale siamo favorevoli. Vorremmo che ci fosse una nuova classe dirigente che si faccia carico dell'Abruzzo, superando la dinamica degli interessi personali e particolari, con consiglieri regionali che curano solo i loro territori e non hanno una visione complessiva di tutta la Regione.
Questo in linea teorica, ma...
Ma allo stesso tempo la semplificazione del collegio unico è rischiosa e scivolosa. Può essere una soluzione nel bene, come dice D'Amico, guardando alla responsabilità collettiva, con consiglieri eletti che si occupano dell’Abruzzo e non di Pescara, Aielli, Bellante, Ortona ecc. Però diciamo che ha bisogno di contrappesi. Ci sono aree densamente popolate e urbanizzate, come Pescara, Montesilvano e la costa, che avendo dei numeri più alti andrebbero a eleggere da sole mezzo consiglio regionale. Si creerebbero delle sproporzioni con le zone interne, che si troveranno ancora più sottodimensionate nella rappresentanza politica.
Quali contrappesi propone?
Dobbiamo aspettare prima la proposta da Marsilio, perché va capito l'impianto di questa legge e solo dopo si potrà lavorare per costruire un sistema elettorale più complesso, in modo da tutelare le aree interne e anche la rappresentanza di genere. Ricordo che le donne elette in consiglio regionale sono pochissime, non possiamo permetterci che diminuiscano ancora.
Pensa alle quote rosa?
Non esattamente, ma sicuramente faremo degli emendamenti e delle proposte per favorire la rappresentanza delle aree interne, che già oggi hanno numerosi problemi di cui devono farsi carico tutti, e le quote di genere. Il tema è avere una visione complessiva: un eletto all’Aquila o a Pescara deve avere a cuore il problema dei parchi, i cervi, la Roma-Pescara, il traforo e tutte le altre questioni che riguardano lo sviluppo dell’Abruzzo.
Vede anche un problema di democrazia?
A livello nazionale siamo sempre stati contrari al taglio dei deputati, perché sapevamo che le piccole forze politiche – comprese le piccole regioni come l’Abruzzo – rischiavano di avere meno parlamentari eletti e quindi di essere penalizzate. Dipende tutto se si vede la democrazia come un costo o come un’opportunità. La questione è la stessa: dobbiamo dire chiaramente che la rappresentanza non è un costo, ma è democrazia.
In sintesi, sì o no?
Se servirà per accentuare il potere nelle mani di pochi, ci troverà contrari e alzeremo le barricate. Se invece sarà un'opportunità per far fare il salto di qualità all'Abruzzo e alla classe dirigente, allora saremo d’accordo.
Traspare dello scetticismo? Aspettiamo che arrivi in consiglio questa proposta di legge, perché finora siamo fermi agli annunci. Mi pare che si sia rivotato, che Marsilio sia stato eletto e abbia rivinto con questa legge elettorale che non andava bene a loro per primi. Qui si prendono sempre in giro gli abruzzesi, mi pare.
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