PESCARA
Malori a scuola, contaminate le caciotte
I Nas sequestrano a Vicoli capannoni e bovini dell’azienda fornitrice. Indagati i titolari, madre e figlio
PESCARA. Ci sono altri due indagati nell’inchiesta aperta dalla Procura dopo i malori di oltre 200 bambini, finiti in ospedale nei giorni a cavallo tra maggio e giugno scorsi. Si tratta di Cristian Savini e Maria Luisa Di Nicola, i soci amministratori dell’azienda agricola “Savini e Di Nicola” di Vicoli fornitrice delle caciotte servite nelle mense delle scuole cittadine dall’Associazione temporanea di impresa formata da Cir e Bioristoro. I reati ipotizzati sono commercio di sostanze alimentari nocive, vendita di sostanze alimentari non genuine e frode nelle pubbliche forniture. Ieri, su disposizione della pm Anna Benigni, i carabinieri dei Nas guidati dal maggiore Domenico Candelli hanno dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo dei capannoni, del caseificio e dei 77 bovini da latte dell’azienda ritenuta dalla Procura produttrice delle caciotte che avrebbero procurato le pesanti gastroenteriti dei bambini. Sequestrati anche diversi chili di prodotti lattiero-caseari non stagionati come ricotte, formaggio fresco, e mozzarelle. I sigilli sono scattati, infatti, dopo i riscontri positivi evidenziati dalle analisi eseguite dall’istituto zooprofilattico di Teramo. Analisi dalle quali il batterio trovato dal personale della Asl nelle feci dei bambini finiti in ospedale, il Campylobacter, è stato rinvenuto anche nelle caciotte sequestrate dagli stessi Nas in queste settimane di indagini serrate, e che avevano già portato all’iscrizione sul registro degli indagati dei quattro rappresentanti delle due ditte che, in Ati, gestiscono il servizio di refezione scolastica. Per loro, i reati ipotizzati a vario titolo, sono adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari, commercio di sostanze alimentari nocive, di natura colposa, e lesioni colpose.
Quella di ieri è dunque una svolta importante per un’indagine complessa e articolata, nella quale i malori dei bambini si sono manifestati in maniera massiccia e veloce, ma a macchia di leopardo anche all’interno della stessa scuola, quella di PIano T, dove per l’alto numero di malori è esploso il caso. Per questo la Procura sin da subito ha affiancato ai Nas i carabinieri forestali diretti dal colonnello Annamaria Angelozzi. Si trattava infatti di allargare il campo anche a quei bambini che, pur non essendo ricoverati, avevano avuto gli stessi malori, per cercare di arrivare così, dall’incrocio dei dati sulle presenze a scuola e sui malori registrati, al giorno, e quindi al menù, su cui concentrare gli accertamenti. E proprio dall’incrocio dei dati raccolti dai carabinieri forestali, con quanto emerso dalle analisi sui prodotti e su tutto il materiale sequestrato dai Nas, si è stretto il cerchio arrivando alle caciotte su cui, alla fine, è stato trovato il batterio incriminato. Caciotte che sarebbero state servite nelle mense scolastiche cittadine il martedì precedente ai malori. Caciotte che, come confermano i malori a macchia di leopardo, non sarebbero state tutte contaminate. Oppure, ed è su questo che si stanno concentrando le indagini, non provenivano dallo stesso produttore. Di certo il Campylobacter non si manifesta sui formaggi pastorizzati. Ma la ditta di Vicoli finita nell’inchiesta si caratterizza proprio per essere produttrice di prodotti a latte crudo. Non pastorizzati.
Quella di ieri è dunque una svolta importante per un’indagine complessa e articolata, nella quale i malori dei bambini si sono manifestati in maniera massiccia e veloce, ma a macchia di leopardo anche all’interno della stessa scuola, quella di PIano T, dove per l’alto numero di malori è esploso il caso. Per questo la Procura sin da subito ha affiancato ai Nas i carabinieri forestali diretti dal colonnello Annamaria Angelozzi. Si trattava infatti di allargare il campo anche a quei bambini che, pur non essendo ricoverati, avevano avuto gli stessi malori, per cercare di arrivare così, dall’incrocio dei dati sulle presenze a scuola e sui malori registrati, al giorno, e quindi al menù, su cui concentrare gli accertamenti. E proprio dall’incrocio dei dati raccolti dai carabinieri forestali, con quanto emerso dalle analisi sui prodotti e su tutto il materiale sequestrato dai Nas, si è stretto il cerchio arrivando alle caciotte su cui, alla fine, è stato trovato il batterio incriminato. Caciotte che sarebbero state servite nelle mense scolastiche cittadine il martedì precedente ai malori. Caciotte che, come confermano i malori a macchia di leopardo, non sarebbero state tutte contaminate. Oppure, ed è su questo che si stanno concentrando le indagini, non provenivano dallo stesso produttore. Di certo il Campylobacter non si manifesta sui formaggi pastorizzati. Ma la ditta di Vicoli finita nell’inchiesta si caratterizza proprio per essere produttrice di prodotti a latte crudo. Non pastorizzati.