Mareggiata a Francavilla, al Foro è allarme erosione
Le onde hanno divorato la spiaggia arrivando a ridosso degli stabilimenti: «Adesso chi pagherà i danni?»
FRANCAVILLA. La mareggiata (foto) mette a rischio le strutture balneari posizionate nei punti critici del litorale: al Foro scatta l’ennesimo allarme erosione. Ieri mattina le onde sono arrivate a scavare alla base di molti stabilimenti come nel caso dello stabilimento il Gabbiano in corrispondenza di piazza IV Novembre, o delle strutture balneari sul lungomare Colombo, in prossimità della stazione. I problemi più gravi, però, si sono verificati al Foro, dove il mare ha cancellato quel poco che restava dell’arenile demaniale, abbattendo gli scheletri in ferro degli ombrelloni hawaiani e minacciando le recinzioni private. «Abbiamo allertato la guardia costiera che è arrivata sul posto per verificare la gravità della situazione», riferisce uno dei responsabili della società Gabbiano Blu, che gestisce il ristorante-pizzeria che si affaccia sul lungomare Tosti e l’omonimo stabilimento, «L’erosione della spiaggia del Foro è un problema che si trascina da 10 anni. Risale al 2004 la prima petizione popolare, avallata da centinaia di residenti e turisti, con cui si chiedevano interventi per salvaguardare la spiaggia. L’ultima raccolta di firme è dello scorso anno. La situazione col passare del tempo è diventata sempre più preoccupante. Abbiamo informato ripetutamente le autorità competenti, dal Comune alle Opere marittime, che abbiamo contattato fino all’altro giorno. Ormai, qui al Foro la spiaggia non ha più profondità. Il tratto demaniale è quasi scomparso e il mare è arrivato alla proprietà privata. In questo tratto il pericolo è costante: basta poco perché il mare venga avanti. Le scogliere, per lo più affondate, sono anche mal posizionate. Il problema nasce perché l’erosione non è naturale, ma è causata dall’uomo». Tutto dipenderebbe da uno squilibrio nel posizionamento delle scogliere, più fitte nel tratto nord di viale Tosti e maggiormente distanziate in quello sud. «A nord dello stabilimento Mambo, le scogliere distano 10 metri l’una dall’altra. Si è creata una barriera al mare e la spiaggia è diventata enorme. Al contrario, a sud del Mambo è tutto aperto perché le scogliere hanno un intervallo di 60 metri e l’acqua defluisce all’interno mangiando la spiaggia. Se il mare invade le abitazione private qualcuno dovrà pagare i danni, perché non si è provveduto a tamponare l’erosione, che non è naturale ma provocata». Tant’è che per cautelarsi, alcuni privati hanno deciso di rivolgersi alla procura della Repubblica. «Non dev’essere la procura a risolvere l’erosione, ma gli enti preposti. Noi vogliamo essere collaborativi con le istituzioni, abbiamo fatto a nostre spese il rilievo dello stato di fatto evidenziando le criticità e l’abbiamo consegnato alle opere marittime affinché provvedano a realizzare un intervento risolutivo. Più di questo che dobbiamo fare? Nell’attesa, continuiamo ad andare avanti tamponando le emergenze. L’anno scorso ci siamo salvati; però, quest’anno non sappiamo come fare. Bollette e tasse le dobbiamo pagare ma con questa situazione è diventato pesante ottemperare a tutti gli impegni economici».
Giuseppina Gherardi