Marsilio: altri cinque anni per la Regione
Sul palco la spinta dei governatori vicini (Lazio, Umbria, Molise e Marche). Il ministro Sangiuliano: l’Abruzzo non torni indietro
L’AQUILA. «Con me per altri cinque anni di lavoro per fortificare i semi che abbiamo gettato». Dal palco allestito alla Villa comunale dell’Aquila, Marco Marsilio lancia il suo ultimo appello pubblico al suo elettorato: «Questa è la prima volta che la Regione Abruzzo ha l’occasione di garantire la continuità della proprio governo regionale e questo è già un valore positivo. La continua interruzione dei programmi, il continuo ricambio di gente è oggettivamente stato una debolezza per la nostra terra». Una terra con le sue specificità, anche a livello di dinamiche politiche. «L’Abruzzo è l’Abruzzo», ribadisce entrando, «e la Sardegna è la Sardegna, basta con questo paragone, spegneremo presto i bollori della sinistra, non si può tornare ai tempi bui».
LA PLATEA
Governatori e ministri e tante questioni aperte: per il gran finale nel capoluogo, il centrodestra schiera tutti i governatori limitrofi a supporto di Marsilio, tutti di centrodestra a partire da Francesco Rocca (Lazio), Francesco Acquaroli (Marche), Donatella Tesei (Umbria), Francesco Roberti (Molise) per provare a formare quel blocco compatto di centro Italia del quale ha parlato Marsilio dal palco. Assente, invece, Guido Bertolaso, fermato da impegni personali e da uno sciopero. Sul palco anche il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che nel corso della giornata ha parlato di nuovi fondi dal suo dicastero per l’Abruzzo, 200 milioni. Un annuncio che non è stato esente da polemiche. «In queste ore il Pd sta frignando perché sono attivi in questa regione 200 milioni di investimenti per la cultura», spiega il ministro. «Questa regione non può tornare indietro, non può tornare nella palude del Pd, non può tornare nelle mani dei comunisti, li chiamo con nome e cognome perché sono ancora comunisti, anche se il muro di Berlino è crollato, loro sono nell'intimo radicati in una ideologia nefasta e antiliberale. Diamo il nome alle cose: sono comunisti». E per Sangiuliano è bello essere in Abruzzo perché qui c’è «gente autentica. Come ministro della Cultura mi capita di essere invitato nelle note terrazze romane frequentate da quel tipo antropologico che sono i radical chic. Ma io puntualmente dico di no. Perché preferisco essere qui insieme a voi».
I GOVERNATORI
Il clou della serata aquilana è stata, invece, la collegiale con i governatori confinanti, e il senso di blocco unito che si è voluto dare. Un asse pentaregionale. «La Roma-Pescara non nasce con uno schiocco delle dita», ha infatti detto all’Aquila il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca. «C’è stato un grande lavoro dietro a questa opera. Quando sono stato eletto ho trovato Marsilio già sul pezzo che lavorava. Ho imparato molto in questi mesi da lui, dalla sua tenacia, dalla sua capacità, dalla sua lucidità. L’asse con l’Abruzzo è già solido e non potrebbe essere altrimenti. Lazio e Abruzzo sono due regioni connesse, è importante collaborare, lavorare insieme. E questa sera non potevo mancare». Sulla scia gli altri presidenti. «Abbiamo fatto squadra per la ricostruzione e il rilancio delle aree interne, affrontando insieme anche una pandemia. In Marsilio abbiamo trovato un supporto, in vista della Conferenza delle Regioni, o nei comitati a Strasburgo, nel tentativo di ridare una dignità al nostro territorio», ha confermato il collega marchigiano Francesco Acquaroli. «La battaglia che portiamo insieme con Regioni come l’Abruzzo è quella di difendere l'Italia centrale, zona fondamentale per lo sviluppo del Sistema Italia, quanto area fragile», ha detto la presidente dell’Umbria, Donatella Tesei. Conforto anche dal molisano Francesco Roberti. «Non vengo qui a raccontare quello che i cittadini già sanno e conoscono ma voglio testimoniare la grande umanità. Un paio di mesi fa ho avuto un problema di salute», ha ricordato, «e mi sono trovato casualmente a Pescara dove mio figlio studia, mentre all’ospedale di Chieti mi hanno fatto un intervento al cuore. Marco Marsilio telefonava tutte le sere per accertarsi della mia salute. Quindi parliamo di una persona autentica, di grande umanità e soprattutto capace come ho modo di vedere in sede di Conferenza delle Regioni».
GLI AFFONDI FINALI
Una platea entusiasta, tra bandiere di partito alternate a bandiere ucraine, cartelli di ringraziamento per il ciclismo in Abruzzo, tra le mani di Angelo Giordani, ha accompagnato Marsilio allo sprint conclusivo. «Appartengo a una storia comune a tutto l’Abruzzo, di abruzzesi sparsi per l’Italia e il mondo», ha ribadito. «Mio padre ha avuto la fortuna di potersi fermare a Roma, senza mai perdere il legame con la nostra regione. Quando quelli del centrosinistra parlano di cuginanza e amichettismo, sono dei balordi. Siamo una comunità umana prima di essere una coalizione, che travalica i partiti. Questo campo largo è in realtà abnorme e l’Abruzzo deve averne paura. Immagino cosa accadrà dopo una loro campagna elettorale, che è stato un teatrino. Non possono fare il comizio tutti insieme come abbiamo fatto noi perché non possono salire sullo stesso palco, ma questo significa che non potranno fare nemmeno una giunta insieme. Gli abruzzesi», ha detto ancora, «capiranno il vero Luciano andranno a votare, non Luciano D’Amico, ma Luciano D’Alfonso che ora straparla e che tornerà in Abruzzo, dopo che era scappato nel disprezzo generale».
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LA PLATEA
Governatori e ministri e tante questioni aperte: per il gran finale nel capoluogo, il centrodestra schiera tutti i governatori limitrofi a supporto di Marsilio, tutti di centrodestra a partire da Francesco Rocca (Lazio), Francesco Acquaroli (Marche), Donatella Tesei (Umbria), Francesco Roberti (Molise) per provare a formare quel blocco compatto di centro Italia del quale ha parlato Marsilio dal palco. Assente, invece, Guido Bertolaso, fermato da impegni personali e da uno sciopero. Sul palco anche il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che nel corso della giornata ha parlato di nuovi fondi dal suo dicastero per l’Abruzzo, 200 milioni. Un annuncio che non è stato esente da polemiche. «In queste ore il Pd sta frignando perché sono attivi in questa regione 200 milioni di investimenti per la cultura», spiega il ministro. «Questa regione non può tornare indietro, non può tornare nella palude del Pd, non può tornare nelle mani dei comunisti, li chiamo con nome e cognome perché sono ancora comunisti, anche se il muro di Berlino è crollato, loro sono nell'intimo radicati in una ideologia nefasta e antiliberale. Diamo il nome alle cose: sono comunisti». E per Sangiuliano è bello essere in Abruzzo perché qui c’è «gente autentica. Come ministro della Cultura mi capita di essere invitato nelle note terrazze romane frequentate da quel tipo antropologico che sono i radical chic. Ma io puntualmente dico di no. Perché preferisco essere qui insieme a voi».
I GOVERNATORI
Il clou della serata aquilana è stata, invece, la collegiale con i governatori confinanti, e il senso di blocco unito che si è voluto dare. Un asse pentaregionale. «La Roma-Pescara non nasce con uno schiocco delle dita», ha infatti detto all’Aquila il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca. «C’è stato un grande lavoro dietro a questa opera. Quando sono stato eletto ho trovato Marsilio già sul pezzo che lavorava. Ho imparato molto in questi mesi da lui, dalla sua tenacia, dalla sua capacità, dalla sua lucidità. L’asse con l’Abruzzo è già solido e non potrebbe essere altrimenti. Lazio e Abruzzo sono due regioni connesse, è importante collaborare, lavorare insieme. E questa sera non potevo mancare». Sulla scia gli altri presidenti. «Abbiamo fatto squadra per la ricostruzione e il rilancio delle aree interne, affrontando insieme anche una pandemia. In Marsilio abbiamo trovato un supporto, in vista della Conferenza delle Regioni, o nei comitati a Strasburgo, nel tentativo di ridare una dignità al nostro territorio», ha confermato il collega marchigiano Francesco Acquaroli. «La battaglia che portiamo insieme con Regioni come l’Abruzzo è quella di difendere l'Italia centrale, zona fondamentale per lo sviluppo del Sistema Italia, quanto area fragile», ha detto la presidente dell’Umbria, Donatella Tesei. Conforto anche dal molisano Francesco Roberti. «Non vengo qui a raccontare quello che i cittadini già sanno e conoscono ma voglio testimoniare la grande umanità. Un paio di mesi fa ho avuto un problema di salute», ha ricordato, «e mi sono trovato casualmente a Pescara dove mio figlio studia, mentre all’ospedale di Chieti mi hanno fatto un intervento al cuore. Marco Marsilio telefonava tutte le sere per accertarsi della mia salute. Quindi parliamo di una persona autentica, di grande umanità e soprattutto capace come ho modo di vedere in sede di Conferenza delle Regioni».
GLI AFFONDI FINALI
Una platea entusiasta, tra bandiere di partito alternate a bandiere ucraine, cartelli di ringraziamento per il ciclismo in Abruzzo, tra le mani di Angelo Giordani, ha accompagnato Marsilio allo sprint conclusivo. «Appartengo a una storia comune a tutto l’Abruzzo, di abruzzesi sparsi per l’Italia e il mondo», ha ribadito. «Mio padre ha avuto la fortuna di potersi fermare a Roma, senza mai perdere il legame con la nostra regione. Quando quelli del centrosinistra parlano di cuginanza e amichettismo, sono dei balordi. Siamo una comunità umana prima di essere una coalizione, che travalica i partiti. Questo campo largo è in realtà abnorme e l’Abruzzo deve averne paura. Immagino cosa accadrà dopo una loro campagna elettorale, che è stato un teatrino. Non possono fare il comizio tutti insieme come abbiamo fatto noi perché non possono salire sullo stesso palco, ma questo significa che non potranno fare nemmeno una giunta insieme. Gli abruzzesi», ha detto ancora, «capiranno il vero Luciano andranno a votare, non Luciano D’Amico, ma Luciano D’Alfonso che ora straparla e che tornerà in Abruzzo, dopo che era scappato nel disprezzo generale».
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