Masci scrive al governo Meloni: “Ora bisogna spostare il carcere”

L'incendio in carcere dopo la rivolta dei detetenuti - foto Giampiero Lattanzio

24 Febbraio 2025

Il sindaco aveva già inviato la richiesta nel 2021, ora ci riprova: “Intervento ormai improcrastinabile”. E suggerisce: “È da collocare in zone meno antropizzate, implementando i servizi penitenziari”

PESCARA. Sono passati quattro anni e un altro suicidio nel carcere San Donato di Pescara. Ma la richiesta del sindaco Carlo Masci al Governo non cambia: «Bisogna delocalizzare il carcere». Dopo la lettera inviata già nel 2021 e a cui non è seguito nessun esito, il primo cittadino torna a scrivere al Governo, questa volta guidato dalla premier Giorgia Meloni. E non usa mezzi termini: «È un intervento ormai improcrastinabile». Una settimana fa all’interno del carcere di Pescara accadeva l’inferno, con i detenuti della prima sezione penale che appiccavano fuoco a materassi, coperte e oggetti in plastica e il fumo che alimentava il caos sfociato nell’assalto alla palestra al piano terra del Penale, dove altri detenuti si sono impossessati di pesi e spranghe distruggendo telecamere, suppellettili e tutto quello che capitava a tiro.

«Quanto accaduto nei giorni scorsi nel carcere di Pescara riaccende i riflettori in maniera preoccupante sulla casa circondariale, da tempo alle prese con una serie di problemi irrisolti che meritano la massima attenzione istituzionale», scrive Masci ricordando l’accaduto di lunedì scorso quando un detenuto 24enne si è tolto la vita.

Disordini che «mi spingono a sollecitare al Governo un intervento ormai improcrastinabile», continua la richiesta, «come ho già fatto negli anni passati, torno a chiedere al ministero della Giustizia e all’Agenzia del Demanio la delocalizzazione della casa circondariale di Pescara. I recenti episodi, hanno messo ancora una volta in luce il profondo malessere che vivono quotidianamente i reclusi e il personale della polizia penitenziaria, un disagio che appare inconcepibile soprattutto perché si protrae da tempo immemore, con allarmi costanti e ripetuti fino allo sfinimento dai rappresentanti dei lavoratori, mai affrontati alla radice». Disordini che, anche prima dell’episodio in questione, erano stati più volte sottolineati dai sindacati e dagli stessi agenti di polizia penitenziaria che avevano aderito agli scioperi.

Masci spiega al governo meloniano che «i problemi del carcere» non sono solo «strutturali», ma dipendono anche dalla «carenza di personale». Criticità di cui però il governo dovrebbe essere già a conoscenza: «Era il mese di gennaio 2021 quando ho formulato la mia prima richiesta di delocalizzazione del carcere, mettendo in evidenza l’opportunità di pensare a un sito alternativo, trattandosi di un evidente detrattore ambientale in una città che si va trasformando e riqualificando sempre più e che ora guarda anche alla fusione con i Comuni di Montesilvano e Spoltore».

Per il sindaco bisogna rivedere la posizione del carcere di Pescara. «Nelle missive dell’epoca, indirizzate al sottosegretario, al ministero e all’Agenzia del demanio, parlavo anche dell’obiettivo virtuoso di promuovere la realizzazione di moderne strutture carcerarie da collocare nel più ampio territorio provinciale o comunque in zone meno antropizzate, implementando i servizi penitenziari», ricorda Masci, «oggi, a distanza di anni, con la medesima convinzione di allora, torno a lanciare lo stesso identico appello aggiungendo che non c’è tempo da perdere, che una soluzione va cercata e attuata, e che bisogna muoversi all’unisono, dal Governo fino al livello istituzionale locale, per marciare insieme e con convinzione verso la soluzione di un problema che non può più essere rinviato».

Il caso della rivolta è arrivato fino in Parlamento: il deputato Pd Luciano D’Alfonso ha presentato un’interrogazione ai ministri della Giustizia a Carlo Nordio, delle Infrastrutture Matteo Salvini e dell’Economia Giancarlo Giorgetti. A Pescara, dice D’Alfonso, «non solo non si realizzano progetti di recupero, ma addirittura mancano spazi adeguati ed è recluso circa il 180% di persone in più rispetto alla normale capienza e anche persone affette da dipendenze o patologie psichiatriche».

Anche il parlamentare dem ha chiesto di spostare il carcere «lungo le colline o la vallata» e «trovare un sito che possa ospitare una cittadella moderna, che consenta recupero della vita e pena scontata nel rispetto della dignità della persona». Lo stesso augurio del sindaco forzista: «La filiera che parte dal Comune di Pescara, passa per la Regione Abruzzo e arriva in Parlamento e al Governo è stata, negli ultimi anni, foriera di risposte per il territorio e il mio auspicio è che l’esito sia lo stesso anche per quanto attiene alle istanze sul carcere pescarese», conclude Masci.

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