Milza asportata, nuova indagine sul chirurgo
Basile nei guai per un altro caso, battaglia di perizie per accertare le cause
PESCARA. C’è un secondo fascicolo aperto dalla Procura della Repubblica di Pescara contro il medico Marco Basile, accusato di omicidio colposo, falso per soppressione, falso materiale e ideologico in atto pubblico per il caso della donna operata per tre volte e poi morta a Chirurgia 1. L’inchiesta, anche in questo caso nelle mani del pm Gennaro Varone, è stata aperta dopo la denuncia presentata da un uomo di 35 anni operato per un’ernia e tornato a casa senza milza.
Spuntano nuove accuse a carico del chirurgo di 50 anni originario di Roma ma residente a Pescara che si trova agli arresti domiciliari da sabato scorso perché coinvolto nell’indagine aperta sulla morte della signora Costanza Vieste, uccisa da uno shock settico dopo essere stata sottoposta a tre interventi chirurgici nell’arco temporale di due mesi. Stavolta, per il nuovo fascicolo nelle mani del pm Varone, al medico sono state contestate le lesioni colpose.
La vicenda risale al 2005, quando un uomo di 35 anni si fa convincere a operarsi all’ernia iatale e sceglie il reparto di Chirurgia 1 dell’ospedale «Spirito Santo» di Pescara per essere sottoposto all’intervento chirurgico. A convincere Franco, nome di fantasia, a raccontare la sua storia è stata proprio la vicenda della signora Costanza esplosa come una deflagrazione. «A leggere la vicenda sui giornali sono rimasto sconvolto», racconta l’ex paziente del dottor Basile.
«In qualche modo ho ripercorso la mia storia anche se io ho la fortuna di poter raccontare il mio dramma personale, e cioè quello di essere entrato in ospedale per essere sottoposto a un intervento in laparoscopia e quello di essere tornato a casa senza la milza, che mi è stata danneggiata durante un intervento durato due ore. Una delle sonde impiegate per l’intervento mi ha perforato la milza che ha cominciato a sanguinare.
È stata, evidentemente, una manovra sbagliata. A quel punto, quando il medico mi ha comunicato la novità dell’asportazione subita, mi ha anche detto di non preoccuparmi più di tanto, visto che “si può vivere pure senza la milza”. Per me è stato un vero e proprio dramma personale dal quale non mi sono ancora del tutto ristabilito». Il racconto di Franco diventa sempre più appassionato.
«Da quel momento la mia vita è cambiata», afferma l’ex paziente del dottor Basile. «Ho dovuto seguire una terapia farmacologica sostitutiva per un lungo periodo e ho avuto delle conseguenze documentate dopo quell’asportazione, che hanno avuto ripercussioni anche sulla mia attività lavorativa. Conservo un brutto ricordo della mia degenza nel reparto di Chirurgia 1. Quando ho letto sul giornale la notizia della donna è come se la mia ferita si fosse riaperta all’improvviso».
Dopo la denuncia-querela presentata contro il medico, è stato aperto un procedimento penale nel quale, tuttavia, l’ex paziente non si costituisce parte civile. Contestualmente, tuttavia, Franco dà mandato all’avvocato Giulio Fierini di seguire l’aspetto risarcitorio in ambito civilistico. Per quanto riguarda questo aspetto, sono in corso i contatti con l’assicurazione dell’azienda sanitaria pescarese che ha incaricato un medico di seguire tutta la vicenda. Intanto si profila una battaglia di perizie per cercare di accertare le eventuali responsabilità personali nella condotta del medico.
Il gip Guido Campli ha dato incarico a un consulente che ha già depositato la sua perizia. È stato esperito anche un incidente probatorio. Nella prossima udienza, invece, si discuterà sulla richiesta di rinvio a giudizio.
Spuntano nuove accuse a carico del chirurgo di 50 anni originario di Roma ma residente a Pescara che si trova agli arresti domiciliari da sabato scorso perché coinvolto nell’indagine aperta sulla morte della signora Costanza Vieste, uccisa da uno shock settico dopo essere stata sottoposta a tre interventi chirurgici nell’arco temporale di due mesi. Stavolta, per il nuovo fascicolo nelle mani del pm Varone, al medico sono state contestate le lesioni colpose.
La vicenda risale al 2005, quando un uomo di 35 anni si fa convincere a operarsi all’ernia iatale e sceglie il reparto di Chirurgia 1 dell’ospedale «Spirito Santo» di Pescara per essere sottoposto all’intervento chirurgico. A convincere Franco, nome di fantasia, a raccontare la sua storia è stata proprio la vicenda della signora Costanza esplosa come una deflagrazione. «A leggere la vicenda sui giornali sono rimasto sconvolto», racconta l’ex paziente del dottor Basile.
«In qualche modo ho ripercorso la mia storia anche se io ho la fortuna di poter raccontare il mio dramma personale, e cioè quello di essere entrato in ospedale per essere sottoposto a un intervento in laparoscopia e quello di essere tornato a casa senza la milza, che mi è stata danneggiata durante un intervento durato due ore. Una delle sonde impiegate per l’intervento mi ha perforato la milza che ha cominciato a sanguinare.
È stata, evidentemente, una manovra sbagliata. A quel punto, quando il medico mi ha comunicato la novità dell’asportazione subita, mi ha anche detto di non preoccuparmi più di tanto, visto che “si può vivere pure senza la milza”. Per me è stato un vero e proprio dramma personale dal quale non mi sono ancora del tutto ristabilito». Il racconto di Franco diventa sempre più appassionato.
«Da quel momento la mia vita è cambiata», afferma l’ex paziente del dottor Basile. «Ho dovuto seguire una terapia farmacologica sostitutiva per un lungo periodo e ho avuto delle conseguenze documentate dopo quell’asportazione, che hanno avuto ripercussioni anche sulla mia attività lavorativa. Conservo un brutto ricordo della mia degenza nel reparto di Chirurgia 1. Quando ho letto sul giornale la notizia della donna è come se la mia ferita si fosse riaperta all’improvviso».
Dopo la denuncia-querela presentata contro il medico, è stato aperto un procedimento penale nel quale, tuttavia, l’ex paziente non si costituisce parte civile. Contestualmente, tuttavia, Franco dà mandato all’avvocato Giulio Fierini di seguire l’aspetto risarcitorio in ambito civilistico. Per quanto riguarda questo aspetto, sono in corso i contatti con l’assicurazione dell’azienda sanitaria pescarese che ha incaricato un medico di seguire tutta la vicenda. Intanto si profila una battaglia di perizie per cercare di accertare le eventuali responsabilità personali nella condotta del medico.
Il gip Guido Campli ha dato incarico a un consulente che ha già depositato la sua perizia. È stato esperito anche un incidente probatorio. Nella prossima udienza, invece, si discuterà sulla richiesta di rinvio a giudizio.