Montesilvano, ucciso dentro il locale con una fucilata in viso / VIDEO IN ESCLUSIVA
La vittima è Antonio Bevilacqua, 21 anni. Il killer ripreso dalle telecamere. L'ipotesi dei carabinieri: una lite finita a insulti un'ora prima dell'omicidio. Domani i funerali
MONTESILVANO. Sono le 2.50 della notte. Maledetta notte. L’ultima della sua vita. Sta per bere una birra dentro il pub “BirraMi” di Montesilvano, dove è arrivato da solo. È uscito di casa per comprare le sigarette, almeno così ha detto. Ma poi si è fermato in via Verrotti, davanti al ristorante, dove ha incontrato alcuni conoscenti. Adesso è seduto davanti al bancone, aspetta che il titolare del locale gli versi la sua birra. C’è un giovane al suo fianco, altre tre persone occupano un tavolo del locale. Altre ancora sono all’esterno, nel piazzale.
Eccoli gli ultimi istanti di vita di Antonio Bevilacqua, rom di 21 anni, di Montesilvano, volto noto alle forze dell’ordine per alcuni precedenti di polizia e per la rapina ad una prostituta quando era ancora minorenne. L’altra notte è stato ucciso come nel Pescarese non si era ancora mai visto. In maniera spietata. Con un colpo di fucile a canne mozze e in piena faccia: esecuzione in classico stile mafioso. Nessuna esitazione, infatti, da parte del killer. Lo raccontano i testimoni. Nel locale entra un uomo con il volto coperto da un passamontagna, mentre all’esterno ci sono altre persone. Tra queste un individuo che arriva all’ingresso del ristorante insieme all’assassino, lo vede entrare da “BirraMi” e a quel punto torna indietro. Il killer fa pochissimi passi nel locale, alza la doppietta e richiama l’attenzione di Antonio, forse pronunciando il suo nome. Il giovane si volta istintivamente con il busto e l’altro spara, a meno di un metro di distanza: punta al volto, esplode un solo colpo, che raggiunge il 21enne all’occhio.
Il titolare del bar, Croce Tarquinio, che in quel momento sta spillando la birra, sente il boato, alza lo sguardo e vede l’uomo incappucciato che abbassa il fucile, «a due canne, corte», si gira su se stesso e fugge via. «Ha agito con molto sangue freddo», racconta il proprietario del bar. «È successo tutto in un attimo. Poteva anche beccare me», dice ancora.
Mentre il killer fugge lasciando Antonio in una pozza di sangue il ristoratore esce fuori, comincia ad urlare, sotto choc. E parte subito la segnalazione ai carabinieri.
In via Verrotti arrivano le pattuglie dell’Arma, l’ambulanza del 118 di Montesilvano che può solo constatare la morte del giovane e poco dopo i familiari di Bevilacqua che non riescono a darsi pace e vogliono a tutti i costi vedere Antonio. Ma l’accesso al pub è vietato e nel piccolo piazzale si susseguono minuti di forte tensione.
Nel giro di poco prende il via il lavoro della Scientifica per i rilievi e lo studio delle immagini registrate dalle telecamere. Ce ne sono ovunque, sia dentro al locale che fuori, e i carabinieri le acquisiscono tutte, con il passare delle ore, per raccogliere quanti più elementi utili alle indagini.
Quanto accaduto in quegli istanti è allo studio degli uomini dell’Arma della compagnia di Montesilvano e del Nucleo investigativo del Reparto operativo provinciale, guidati dal capitano Vincenzo Falce, dal maggiore Massimiliano Di Pietro e dal colonnello Gaetano La Rocca, che hanno ascoltato a lungo i testimoni del delitto e studiato le immagini registrate nel bar e fuori.
L’attenzione degli investigatori si concentra in particolare su una discussione che si è verificata dentro al bar un’ora prima dell’omicidio. Un diverbio che ha visto coinvolto Bevilacqua e un uomo più grande di lui a cui il 21enne ha risposto in malo modo, offendendolo. Potrebbe essere stato questo il motivo scatenante della spedizione punitiva dell’uomo incappucciato, che i carabinieri stanno cercando dopo aver ricostruito il percorso seguito l’altra notte per arrivare al pub. Per lui le ore sono contate.
Sembra escluso, invece, che il delitto sia maturato in un conflitto tra bande rivali, ma non sono state tralasciate altre piste. Al vaglio degli inquirenti anche le frequentazioni di Antonio. Tutto questo mentre i primi risultati degli accertamenti sono arrivati in giornata dal medico legale Giuseppe Sciarra, che si è occupato dell’autopsia su disposizione del sostituto procuratore Paolo Pompa,il magistrato che coordina le indagini. Da questo intenso, primo lavoro l’individuazione del tipo di arma usata per il delitto: un fucile a proiettili multipli. Così è morto Antonio Bevilacqua. E pensare che venerdì, il suo ultimo giorno di vita, era stato felice. Aveva una compagna e una bimba di 5 mesi. E aveva potuto anche riabbracciare il padre Vincenzo, in permesso premio dal carcere dove sta scontando una condanna per omicidio. I funerali del giovane si terranno domani, lunedì 18 settembre, alle ore 15 nella chiesa di Sant'Antonio di Padova. Il corteo funebre muoverà dall'obitorio dell'ospedale di Pescara.
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