PESCARA
Morta tunnel stazione: giudice, no riqualificazione accuse / VIDEO
Sit-in di familiari vittima e associazioni per prima udienza sul caso di Anna Carlini davanti al palazzo di giustizia
PESCARA. Rigettata la richiesta di riqualificazione di uno dei due capi d'imputazione, questa mattina dal tribunale collegiale di Pescara, nel corso della prima udienza del processo a carico di Nelu Ciuraru e Robert Cioragariu, entrambi romeni, rinviati a giudizio in relazione alla morte di Anna Carlini, la donna pescarese di 33 anni, affetta da problemi psichici, rinvenuta priva di vita, nell'agosto del 2017, lungo il tunnel della stazione ferroviaria di Pescara.
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Ciuraru, oggi presente in aula, è accusato di violenza sessuale e omissione di soccorso aggravata, mentre Cioragariu deve rispondere soltanto del secondo reato. Il Comune di Pescara, tramite l'avvocato Lorena Petaccia, si è costituito parte civile. La richiesta di riqualificazione di uno dei capi d'imputazione, da omissione di soccorso in omicidio volontario, è stata avanzata dall'avvocato Carlo Corradi, costituitosi parte civile per conto di alcuni familiari. Il pm Rosangela Di Stefano si è opposto, rilevando come allo stato degli atti in possesso del collegio, in questa fase, non sia possibile decidere sulla eventuale riqualificazione. Una tesi condivisa dal collegio, presieduto dal giudice Maria Michela Di Fine, che ha rigettato la richiesta di Corradi, sottolineando che allo stato non emergono elementi per poter valutare la sussistenza della diversa condotta del reato. Sempre l'avvocato Corradi ha inoltre chiesto una specifica perizia al fine di accertare le condotte attive, da parte degli imputati, che hanno causato la morte della Carlini, con il collegio che si è riservato di decidere al termine della fase istruttoria.
L'udienza è stata aggiornata al prossimo 23 aprile per l'esame dei due imputati e dei testimoni citati dal pm e dalle parti civili. Prima dell'udienza, all'esterno del tribunale, il coordinamento Codice rosso e i familiari di Anna Carlini, insieme con i parenti di altre vittime di femminicidio, hanno dato vita a un sit-in per chiedere giustizia e «affinché cambi il capo di imputazione» ha detto Isabella Martello, sorella della vittima, «perché questo è un omicidio».