Morto Di Biase, l’avvocato pescarese dei potenti

30 Giugno 2016

Il legale di politici, cliniche private e costruttori piegato da una malattia a 77 anni. Il ricordo dei colleghi: addio maestro

PESCARA. È morto, ieri, all’età di 77 anni l’avvocato Giovanni Di Biase. Nella sua carriera, lunga 52 anni di processi, ha difeso i politici implicati nella tangentopoli di Chieti e Pescara tra il 1993 e il 1994, la banca Caripe, i titolari delle cliniche private nel processo sulla Sanitopoli abruzzese, i costruttori nel processo Ciclone, l’imprenditore dei rifiuti Rodolfo Di Zio. E proprio l’assoluzione di Di Zio è stato il suo ultimo successo conquistato in tribunale 7 mesi fa: arrestato il 22 settembre del 2010 con accuse pesanti come associazione per delinquere e corruzione, Di Zio è stato assolto il 24 novembre 2015 con la formula del «fatto non sussiste» insieme all’ex assessore regionale Lanfranco Venturoni e al deputato di Forza Italia Fabrizio Di Stefano.

La scomparsa di Di Biase ha colpito le toghe abruzzesi: «Lo considero un maestro dell’avvocatura abruzzese e non solo», racconta l’avvocato Massimo Cirulli, difensore di Di Stefano, che ha condiviso con Di Biase il processo sui rifiuti, «Di Biase era un patrimonio di conoscenze per l’intera regione. Durante una causa, arrivò a Pescara un luminare del diritto di Roma che si trovò Di Biase come avversario e, alla fine di un’udienza, questo personaggio importante disse: “Ma tu guarda che dovevo venire a Pescara per trovare un principe del diritto”. Aveva un caratteraccio ma solo chi ha carattere può avere un brutto carattere», dice ancora Cirulli, «aveva il gusto del sarcasmo verso i colleghi e verso i magistrati. All’inizio dei processi era sempre pessimista, diceva “stavolta ci condannano e ci danno 6 anni”, anche se in aula era quasi invincibile».

L’imprenditore Di Zio, arrestato due volte e sempre assolto, è uno che ha sempre creduto sempre in Di Biase: nel 1994 fu arrestato e il provvedimento fu annullato dal tribunale delle Libertà e poi arrivarono l’assoluzione del tribunale e anche un risarcimento per l’ingiusta detenzione. Il 24 novembre 2015 scena quasi uguale con lo stesso imprenditore assolto ancora una volta e con al fianco l’avvocato di fiducia di sempre.

Per volere dell’avvocato, piegato da una malattia, i funerali si svolgeranno in forma privata e la data è coperta dalla riservatezza come prescrive una disposizione testamentaria. Di Biase, originario di Foggia, diventò avvocato l’8 febbraio del 1964 quando era ancora un ragazzo di 25 anni. Iniziò la carriera come avvocato civilista, poi, diventò anche un penalista. Nel 1985, Di Biase diventò anche un cassazionista. Dagli anni Novanta in poi cominciarono i grandi processi sull’onda della caccia alle tangenti: Di Biase difese anche l’ex deputato del Msi Raffaele Delfino, arrestato per un presunto intrigo sulla Rai e poi assolto senza sospetti.

«Una perdita incolmabile per il foro di Pescara, per la società civile e per tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerlo», dice l’avvocato Augusto La Morgia, difensore come Di Biase delle cliniche private parti civili nel processo Del Turco, «era un avvocato prestigioso e un uomo ineguagliabile e straordinario. Otteneva successi perché sapeva quello che faceva. Abbiamo condiviso il processo sulla sanità abruzzese, fianco a fianco nelle udienze, per anni».

«Il confronto con Giovanni era sempre prezioso per la sua esperienza e per l’acutezza delle sue considerazioni», dice l’avvocato Tommaso Marchese, un altro difensore delle cliniche private, «aveva una capacità di orientamento nel mondo del diritto davvero non comune. Le occasioni in cui abbiamo collaborato sono state sempre un’esperienza significativa e proficua. Una volta, per un caso che seguivamo insieme, scrissi un ricorso complicato, glielo inviai come bozza e mi telefonò per complimentarsi e per dirmi che non avrebbe cambiato una virgola. Un complimento che mi inorgoglì vista la levatura del collega: un ricordo che conservo con affetto».

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