«No al nuovo stadio vicino alla pineta»

4 Ottobre 2017

Fusero: Il nostro dipartimento esprime perplessità sulla scelta di quella zona verde della città, il Comune di Pescara cambi idea

PESCARA. La localizzazione del nuovo stadio in via Pantini, a due passi dalla Pineta dannunziana, non piace al dipartimento di Architettura dell’università D’Annunzio. Il 28 settembre scorso, durante la seduta del consiglio di facoltà è stato discusso e approvato all’unanimità un documento, reso noto solo ieri, in cui vengono espresse forti perplessità sulla realizzazione di una cittadella dello sport nelle vicinanze del più grosso polmone verde di Pescara. Questo documento, tra l’altro, arriva dopo pochi giorni dalla presentazione del progetto del nuovo stadio in un incontro pubblico organizzato dal Pescara calcio, dalla società Proger e dalla Camera di commercio.
In questa intervista il direttore del dipartimento di Architettura Paolo Fusero spiega il perché di questa iniziativa.
Professore, per quale motivo il dipartimento da lei guidato ha deciso di intervenire sul progetto del nuovo stadio?
«La decisione è abbastanza naturale, riguarda una cosa importante della città. L’amministrazione comunale sta pensando di realizzare un progetto che ci vede coinvolti con la futura cittadella universitaria. Vogliamo dare un contributo al dibattito, ma con grande rispetto dei ruoli, anche se le decisioni poi devono essere prese dalle amministrazioni. Siamo convinti che il nuovo stadio vada realizzato».
Però, mettete in discussione l’area.
«Ripeto, noi non siamo contrari alla realizzazione del nuovo stadio di calcio, anzi ci sembra un’ottima occasione, in una logica di strategie di sviluppo di area metropolitana. Non siamo nemmeno contrari al progetto sotto il profilo strettamente architettonico, al contrario ne apprezziamo le valenze. Siamo, invece, molto perplessi in merito alla scelta localizzativa, le aree limitrofe alla riserva naturale della Pineta dannunziana. Realizzare una struttura complessa come un nuovo stadio da calcio secondo i parametri Uefa in un’area così delicata come quella adiacente la Pineta dannunziana ci pare una decisione non in linea, rispetto ad alcuni principi che pensavamo fossero ormai acquisiti, non solo dalla comunità scientifica, ma più in generale dalla società civile. Questa, per noi, è stata un’operazione di responsabilità. Non ce la siamo sentiti di non esprimere un parere su questo importante intervento per la città».
Suggerite altre aree al posto di via Pantini?
«Ci guardiamo bene dal suggerire qualsiasi area, qualcuno potrebbe pensare che difendiamo gli interessi di qualche proprietario privato. Le ragioni delle nostre perplessità sulla zona vicina alla pineta si possono riassumere in quattro punti: consumo di suolo, rigenerazione urbana, aspetti paesaggistici e ambientali, aspetti ecologici».
Ma il nuovo stadio non verrebbe realizzato nella pineta.
«La Pineta dannunziana non va circoscritta all’area perimetrata dai cancelli, ma va intesa come un tutt’uno ambientale con le aree agricole circostanti, ancorché oggi abbandonate, e con il territorio antropizzato delle colline prospicienti, da cui si può godere di meravigliose visuali prospettiche della città che pongono la pineta stessa e il mare come sfondo. Qualsiasi intervento edilizio consistente, come uno stadio di calcio, un polo di attrazione commerciale, un intervento di edilizia privata, per quanti sforzi si possano fare per dissimularne l’impatto ambientale, interferirebbe inevitabilmente con i delicati equilibri paesaggistico-ambientali della pineta».
Per aspetti ecologici che cosa si intende?
«I frequenti allagamenti a carico dell’ambito urbano della pineta dovrebbero indurre maggiore cautela nei confronti di ipotesi di ulteriore impermeabilizzazione dei suoli, tanto più nella prospettiva dei cambiamenti climatici in atto».
Il progetto va quindi ripensato alla luce di una nuova localizzazione?
«A questo punto ci chiediamo: non si poteva fare una scelta diversa? Esistono soluzioni localizzative alternative a quella individuata per realizzare il nuovo stadio? Si è fatta un’analisi comparativa approfondita di tutte le possibili opzioni di area vasta, non limitandosi ai soli confini amministrativi, ma estendendo la verifica ai Comuni adiacenti, che costituiscono ormai un tutt’uno urbano con Pescara? Si è tenuto conto, oltre che degli aspetti tecnico funzionali imposti dalla Uefa, anche delle questioni ambientali che abbiamo sollevato? Quali garanzie si hanno sull’effettiva realizzazione delle opere di mitigazione degli effetti indotti dal progetto? Forse, è proprio questo che ci sentiamo di stigmatizzare nel metodo posto in essere dal Comune. Ci sarebbe piaciuto discutere di scenari progettuali alternativi, magari attraverso approfondimenti progettuali analoghi a quello in discussione fatti anche su altre aree».
Come andrà a finire questo intervento?
«Le incognite che gravano sull’ipotesi di realizzazione dello stadio sono ancora molte. Ma ipotizziamo che gli iter politico amministrativi e gli interventi edilizi propedeutici abbiano disco verde, come reagiranno la componente politica e l’opinione pubblica?».
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