Nuova Pescara: Montesilvano e Spoltore chiedono un altro referendum, ma Masci dice no
Non c’è accordo su nome, divisione in municipi e poltrone: la politica prende tempo per riesaminare lo statuto contestato. De Martinis: «Necessario un dietrofront». Trulli: «Proteste dai concittadini, indispensabile ridare la parola ai residenti»
PESCARA. Un altro referendum per dire sì o no alla fusione tra Pescara, Montesilvano e Spoltore. È l’idea dei sindaci di Montesilvano e Spoltore, Ottavio De Martinis del centrodestra, e Chiara Trulli del Pd. Un ritorno al passato: già nel 2014, i residenti dei tre comuni avevano votato sì e deciso per l’unione delle tre città con il 64% delle schede. Ma, secondo De Martinis e Trulli, a distanza di 10 anni, lo scenario sarebbe cambiato, a partire dal vento del grillismo che ha perso forza, e il risultato del voto popolare potrebbe essere diverso con un ritorno alla “indipendenza”. Masci dice no a un altro voto: «C’è stato già un referendum a cui hanno partecipato i cittadini dei tre comuni che si sono espressi e dobbiamo rispettare quel voto».
MANCA L’ACCORDO
Mentre va avanti l’accorpamento dei servizi con 10 funzioni associate _ alle prime cinque ieri si sono aggiunte Catasto, Promozione turistica, Servizi demografici, Energia e Sistema informativo unico integrato _ la politica non trova l’accordo sui punti centrali dell’unione che dovrebbe entrare in vigore dal 1° gennaio del 2027: come si chiamerà la città unica? Sarà divisa in municipi? E se ci fossero i municipi, negli enti distaccati ci sarebbero gli assessori oppure no? Sono queste le domande ancora senza risposta. Domande che la politica ignora da mesi ma che, adesso, tornano al centro della polemica: lo statuto, approvato nei mesi scorsi da Montesilvano e Spoltore ma non da Pescara, resta contestato.
IL FRONTE DEL NO
Nel giorno dell’assemblea con i tre consigli comunali riuniti ieri in seduta congiunta, De Martinis parla addirittura di «dietrofront»: «A Montesilvano e Spoltore continuiamo a nutrire dubbi sulla fusione e stiamo cercando strade alternative con azioni che possano convincere la Regione, ente deputato a modificare la legge, verso un dietrofront o verso un progetto diverso come la città metropolitana». E Trulli aggiunge: «Registriamo le recalcitranze, le rimostranze e le preoccupazioni dei nostri concittadini. Rispetto a questo processo, partito nel 2014 con una visione diversa rispetto a quell’attuale, ora ci sono delle insofferenze. Ridare la parola ai cittadini è indispensabile».
lo statuto contestato
Una proposta del consigliere pescarese del M5S Paolo Sola potrebbe far ripartire il dialogo incagliato sullo statuto, ma non adesso: il voto su un nuovo esame in commissione è rimandato alla prossima assemblea. «Questa proposta, che avrebbe permesso di sbloccare uno stallo evidente e avviare un dialogo per trovare una soluzione equilibrata, è stata ostacolata da posizioni di chiusura», commenta Sola, «ma l’ipocrisia è palese: da un lato, qualcuno si dichiara da sempre contrario alla fusione, ma dall’altro approva convenzioni per la gestione di nuovi servizi associati, firmate appena pochi minuti prima dell’assemblea. Poi, quando si propone di lavorare insieme per un documento fondamentale come lo statuto, ci si barrica dietro un muro ideologico. L’intenzione, almeno per quanto ci riguarda, rimane quella di creare un Comune moderno ed efficiente, snellendo la macchina amministrativa e ottimizzando i costi. Tuttavia, il fronte del no insiste su soluzioni che rischiano di trasformarlo in un poltronificio, con ben 151 rappresentanti politici, giustificati come strumenti per una maggiore rappresentanza territoriale. Una proposta inaccettabile, almeno per il M5S e contraria allo spirito della fusione».
masci va avanti
Masci punta all’istituzione di una Pescara allargata, «la seconda città della costa adriatica dopo Bari»: «Proseguiremo anche l’anno prossimo perché vogliamo arrivare alla fusione. Mettendo insieme servizi e funzioni si punta a una fusione morbida per gestire bene tutte le fasi di passaggio. Una fusione del genere, la più grande d’Europa, non è mai stata tentata da nessun Comune e, per quanto ci riguarda, andiamo avanti con convinzione, pur sapendo che la strada è lastricata di problemi. L’obiettivo finale è avere una città performante, con un territorio ampio e un’attrattività ben diversa da quella che oggi hanno i tre centri separati. Dobbiamo arrivare all’unione facendo in modo che i cittadini comprendano che il passaggio conviene a tutti perché avremo una città più competitiva, ricca e attrattiva, dove i cittadini vivranno meglio».