Alessandro Neri detto Nerino in una foto recente

Omicidio a Pescara, il telefonino può svelare chi ha ucciso Alessandro

L'esecuzione è avvenuta sul greto del fosso Vallelunga. Il portafogli non si trova. Oggi l'autopsia per capire quando è stato ammazzato

PESCARA. Ucciso nello stesso posto dove è stato trovato, con una pistola semiautomatica che ha sparato almeno un colpo al torace del ragazzo, colpito da davanti, guardando probabilmente in faccia il suo assassino. Sarà l’autopsia che eseguirà questa mattina il dottor Cristian D’Ovidio, su incarico della Procura, a chiarire con esattezza le cause, la modalità e i tempi della morte di Alessandro Neri, ma gli investigatori intanto non trascurano il comportamento dei cani molecolari che lo hanno ritrovato.

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I CANI E IL TELEFONINOCani addestrati a seguire la traccia olfattiva rilasciata dai corpi in vita e che nel primissimo pomeriggio di giovedì, dopo un ampio giro nella zona del cimitero individuata grazie alla localizzazione del telefonino di Alessandro, hanno portato i carabinieri dove Alessandro potrebbe essere arrivato vivo, e dove purtroppo è stato ritrovato morto. Con le gambe nell’acqua del torrente, alta non più di 30 centimetri, e con il resto del corpo in mezzo agli arbusti, leggermente prono, con il cappuccio sulla testa e il viso rovinato, presumibilmente dai tre giorni di pioggia in cui il corpo è rimasto all’aperto. Oppure, e anche questo stabilità l’autopsia, da una colluttazione con gli assassini prima della sua fine. Un ritrovamento legato a doppio filo al telefonino di Alessandro che, rimasto in zona, non solo ha consentito di far localizzare l’area dove concentrare le ricerche, ma adesso potrebbe offrire agli investigatori la chiave del giallo. Sul recupero del cellulare di Alessandro i carabinieri non si sbilanciano, in attesa che dall’analisi dei tabulati, con i contatti e le ultime telefonate, possano arrivare i primi incastri di questo complicatissimo puzzle.
LE TRACCE E IL BOSSOLO. Ieri i carabinieri del Nucleo Investigativo diretti dal maggiore Massimiliano Di Pietro e coordinati dal colonnello Gaetano La Rocca sono tornati sull’argine del torrente Vallelunga, e con gli specialisti della Scientifica hanno delimitato l’area dove sono state individuate tracce di pneumatici, di una scarpa, e varchi tra gli arbusti su cui saranno fatti ulteriori approfondimenti dai Ris di Roma che a breve arriveranno anche per ispezionare a fondo la 500 rossa con cui si era allontanato Alessandro da casa, a Villa Raspa di Spoltore, alle 18 di lunedì 5 marzo. Nella stessa mattinata di ieri il comandante della compagnia di Pescara Antonio Di Mauro che sta dirigendo le indagini ha coinvolto anche il Nucleo subacqueo nel tentativo di trovare l’eventuale bossolo dell’arma che però non è stato trovato. Non è stato trovato neanche il portafogli che Alessandro aveva con lui al momento della scomparsa, secondo quanto ricostruito dalla madre nella denuncia diramata anche alla trasmissione Rai “Chi l’ha visto?”, e con il portafogli sono spariti anche i documenti, il bancomat e la carta di credito. Mentre  la vistosa catena d’oro che aveva al collo è stata lasciata lì.

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LA MACCHINA. Ulteriori elementi che allargano e ampliano le piste investigative dei carabinieri che stanno ascoltando a tappeto tutta la vasta cerchia di amici di Alessandro, tra i primi ad attivarsi nelle ricerche dell’amico al punto da ritrovare loro stessi, mercoledì mattina, la sua macchina in via Mazzini. Ma chi ce l’ha portata se, come ripete il titolare della pizzeria Maruzzella, fino a martedì quell’auto non c’era? Di fatto quella macchina viene individuata in via Mazzini nella tarda mattinata di mercoledì, dopo l’appello diffuso dalla madre di Alessandro su Facebook la mezzanotte precedente. Come notarono alcuni degli amici, il sedile del passeggero era leggermente tirato in avanti e, soprattutto, la macchina era pulitissima. È vero, la notte aveva piovuto, ma sembravano immacolati anche gli pneumatici. Decisive saranno le immagini delle telecamere al vaglio degli investigatori, ma spunti importanti potrebbero arrivare dalla vita lavorativa e privata di Alessandro.
RANGERS E IL VENEZUELA. Alessandro che frequentava gli amici del circolo Rangers, ma non lo stadio; amico di tutti, generoso al punto da regalare la sua bicicletta super accessoriata a un amico con un grave problema di salute. Alessandro, terzo di quattro figli e unico dei fratelli ad essere rimasto a casa con il padre Paolo, disegnatore di gioielli a Firenze, e con la mamma Laura Lamaletto della famiglia di imprenditori titolari di una delle più grandi aziende di mattonelle e ceramica del Venezuela. Un impero messo su dal nonno materno di Alessandro, Gaetano Lamaletto, emigrato da Giuliano Teatino negli anni Cinquanta e rientrato nei primi Novanta in Abruzzo dove ha messo su la casa vinicola il Feuduccio, 100mila bottiglie all’anno, di cui si occupa oggi il nipote, figlio di Camillo, il fratello di Laura rimasto a curare gli affari di famiglia tra il Venezuela e Miami. Una posizione economica importante e ben in vista soprattutto nell’ampia comunità venezuelana presente in Italia e in Abruzzo e che inizialmente, nei primi giorni della scomparsa, aveva fatto temere anche il rapimento.
IL COMPUTER. I carabinieri sono andati a ispezionare la stanza di Alessandro e, soprattutto, il computer. Il ragazzo, da quello che è emerso, si occupava saltuariamente di compravendita online di pezzi pregiati. Ma anche in questo caso non sarebbero emersi contatti sospetti. Non era fidanzato, ma aveva avuto dei legami che i carabinieri hanno ricostruito ascoltando anche le sue frequentazioni più recenti. Il 31 marzo, tra tre settimane esatte, Alessandro avrebbe compiuto 29 anni.

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