PESCARA
Omicidio Albi, inchiesta chiusa: tre indagati
Si tratta di Cosimo Nobile (detto Mimmo), presunto esecutore dell'agguato, Maurizio Longo e Natale Ursino, quest'ultimo legato alla 'Ndrangheta e ritenuto il mandante
PESCARA. E' stato inviato questa mattina l'avviso della conclusione delle indagini preliminari ai legali di tre indagati per l'omicidio di Walter Albi, l'architetto pescarese freddato davanti "Il Bar del Parco" sulla Strada Parco a Pescara il primo agosto del 2022.
Nell'agguato fu gravemente ferito l'ex calciatore Luca Cavallito.
Dopo una lunga serie di indagini coordinate dal pool di magistrati guidato dal procuratore capo di Pescara Giuseppe Bellelli, sono risultati indagati Cosimo Nobile (detto Mimmo), come presunto esecutore dell'agguato, Maurizio Longo e Natale Ursino, quest'ultimo legato alla 'Ndrangheta e ritenuto il presunto mandante. Nobile e Longo sono tutt'ora in carcere a Pescara, mentre Ursino è a piede libero, i rispettivi avvocati hanno ora 20 giorni di tempo per preparare eventuali memorie o chiedere di essere ascoltati dai magistrati.
LA RICOSTRUZIONE DELLA PROCURA
Nell'Avviso agli indagati della conclusione delle indagini preliminari c'è una sommaria ricostruzione dei fatti e soprattutto del ruolo ricoperto dai tre destinatari dell'avviso.
"In concorso tra loro, con più azioni esecutive di un medesimo criminoso - recita il dispositivo - Natale Ursino, quale mandante interessato all'eliminazione di Walter Albi e Luca Cavallito; Maurizio Longo, contatto qualificato di Ursino, quale procacciatore del casco, del motorino KTM 690 e della pistola "Beretta" modello 98 FS, calibro 9X21 e Cosimo Nobile quale esecutore materiale dell'agguato".
"Albi e Cavallito", si legge ancora, "dovevano essere puniti per non avere, Albi, restituito svariati prestiti in denaro, per aver derogato agli accordi assunti per l'effettuazione di una traversata transoceanica in qualità di skipper volta ad assicurare il trasporto e il conferimento presso la destinazione finale di sostanze stupefacenti e/o il traghettamento di persone latitanti o gravate da pregiudizi penali verso l'Australia nonché per aver violato l'accordo solutorio condiviso con Cavallito, in ben due circostanze, del risarcimento di un debito non onorato. In particolare Cavallito, secondo il mandante Ursino, avrebbe violato anche gli accordi con Ursino stesso e con Nobile, connessi ad un pregresso traffico transfrontaliero di stupefacenti, di tipo cocaina, la cui dotazione non risultava pervenuta nel porto concordato nè oltremodo recuperata dal Cavallito".