Omicidio Ceci, no alla sorveglianza speciale su Ballone

Il Tribunale rigetta la richiesta della Questura: l'ex bandito non è pericoloso

PESCARA. Sei giorni dopo l'omicidio di Italo Ceci, il pentito della banda Battestini ucciso in via De Amicis la sera del 20 gennaio, la Questura chiese la sorveglianza speciale per l'ex compagno Massimo Ballone. Cinque anni di restrizioni per il bandito laureato a cui, a distanza di tre mesi, il Tribunale oggi dice di no: «Ballone attualmente non è socialmente pericoloso». Ma la Procura, che nel frattempo ha tirato fuori nuovi elementi che dimostrerebbero il contrario, si prepara a fare appello.

Una contromossa, questa della Procura, che confermerebbe la linea seguita sin dalle prime ore successive all'omicidio di Ceci, quando Ballone e i più recenti affiliati della banda di rapinatori furono tra i primi a essere portati in Questura: e cioè che è prima di tutto nel passato di Italo Ceci che si cerca il suo assassino. Una pista investigativa corroborata dalla rivelazione di Nino Mancinelli, un altro pentito della cosiddetta banda dei kalashnikov nata sulle ceneri di quella dei fratelli Battestini.

LA RIVELAZIONE. Mancinelli, detto Caffettino, a settembre del 2006 svelò infatti ai carabinieri che si apprestavano a far partire gli arresti della banda accusata di 15 colpi ai portavalori avvenuti tra il 1996 e il 2006, anche un piano per uccidere Ceci. «Uno che ha fatto arrestare tutta la banda, ha i baffi, lavora nella ferramenta che sta al proseguo di corso Vittorio Emanuele», disse Mancinelli, il quale spiegò pure che Ceci non fu eliminato allora «perchè non hanno visto chiara la faccenda, o lui era ancora pedinato dai carabinieri».Un piano dietro il quale, secondo gli investigatori, il mandante sarebbe da ricollegare al presunto ispiratore di quella banda, a Massimo Ballone. Per questo è su di lui che i poliziotti della squadra Mobile diretti da Pierfrancesco Muriana sin da subito hanno puntato i riflettori, chiedendo nei suoi confronti, a distanza di sei giorni dall'omicidio, l'applicazione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza. Per 5 anni.

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5 ANNI DI DIVIETI. Cinque anni in cui Ballone non avrebbe potuto allontanarsi da Pescara, non avrebbe più potuto guidare, intrattenersi nei locali pubblici e venire a contatto con pregiudicati, con l'obbligo di rientrare a casa entro le 21 (le 22 d'estate) e il divieto di uscire di casa prima delle sette. Una richiesta naturalmente motivata dalla Questura a cui Ballone, assistito dal suo legale, l'avvocato Carlo Di Mascio, in sede di udienza lo scorso 21 febbraio ha replicato con il certificato di laurea, la documentazione della sua attività lavorativa e il provvedimento di archiviazione del gip di Chieti in relazione all'ultima rapina per cui era stato arrestato, quella alla Conad di Chieti del 29 gennaio 2010. Ne sono seguiti gli accertamenti richiesti dal presidente del collegio, il giudice Massimo De Cesare. Lo stesso che il 17 aprile, due settimane fa, con il decreto in cui motiva il no alla sorveglianza speciale, riabilita di fatto la figura di Massimo Ballone per il quale, scrive, «non sussistono elementi capaci di dimostrare la sua attuale pericolosità sociale».

IL NO DEL GIUDICE. In quattro pagine il giudice motiva perchè è «infondata» la pericolosità sociale di Ballone. E questo anche se, come scrive, «fino al gennaio 2010 e a partire dal 1979, Ballone ha costantemente e abitualmente commesso reati contro il patrimonio e contro la persona o in materia di armi, in tutti i periodi in cui non è stato detenuto o internato, in particolare riprendendo a commetterne ogni qualvolta beneficiava di semilibertà, licenze o permessi, e mantenendo costante collegamento con ambienti criminali come si evince dalle strette frequentazioni con gli autori della rapina del 29 gennaio 2010 e dal possesso di una non indifferente quantità di munizioni nell'aprile 2010». E ancora: «Al di là di una formale adesione al trattamento penitenziario (si è laureato, svolgeva attività universitaria, ha scritto e pubblicato un libro) Ballone fino a tale epoca ha mantenuto immutata la propria indole delinquenziale, con conseguente altissima, sempre all'epoca, pericolosità sociale». «Però», sottolinea il giudice, «Ballone non risulta aver commesso delitti in epoca successiva all'aprile 2010, e da tale data non risultano più notizie di reato a suo carico, segnalazioni di polizia e nemmeno frequentazioni con ambienti criminali, o operazioni patrimoniali sospette. Svolge con continuità attività lavorativa nel negozio di frutta e verdura gestito dalla moglie, nemmeno risulta che conduca un tenore di vita incompatibile con le sue apparenti condizioni economiche». Dunque, non è pericoloso.