Omicidio Crox, sentenza a marzo Decisiva la perizia psichiatrica
Nella prima udienza di ieri, con i due 17enni collegati dal carcere, è stato affidato l’incarico agli esperti I due psichiatri dovranno dire, entro il 29 gennaio, se il primo imputato era capace di intendere e volere
PESCARA. Passaggio formale quello che si è consumato ieri nel corso della prima udienza del processo con rito abbreviato, davanti ai giudici del tribunale dei minori dell’Aquila, a carico dei due assassini del sedicenne Christopher Thomas Luciani, ucciso da due coetanei con 25 coltellate nel parco Baden Powell di Pescara il 23 giugno scorso. Un processo che, in base al calendario deciso ieri dal tribunale, porterà alla lettura della sentenza il 3 marzo prossimo. La richiesta di rito abbreviato è stata avanzata dai difensori di tutti e due gli imputati, ma per uno, il figlio dell’avvocatessa che chiameremo Gianni (nome di fantasia), quello che per primo avrebbe affondato i colpi mortali nella schiena della vittima, gli avvocati difensori, Massimo Galasso e Roberto Mariani, avevano subordinato il rito all’effettuazione di una perizia psichiatrica per il loro assistito.
LA PERIZIA IN 60 GIORNI Ed è per questo che ieri i giudici minorili hanno effettuato la sola formalizzazione dell’incarico, affidato a due esperti in psichiatria: Stefano Ferracuti dell’università La Sapienza di Roma, e Giovanni Camerini dell’università di Bologna. I due avranno 60 giorni per rispondere ai quesiti individuati dal tribunale (dovranno depositare la loro perizia entro il 29 gennaio prossimo): i classici requisiti utili ai giudici ai fini della valutazione della salute mentale dell'imputato. E cioè se al momento di commettere il delitto Gianni era capace di intendere e di volere; valutare la sua pericolosità sociale; e infine stabilire se è in grado di partecipare al processo.
COLLEGATI DAL CARCERE I due esperti nominati hanno seguito l’udienza da remoto, così come i due ragazzi imputati: uno dal carcere di Bari (Gianni) l'altro da quello di Roma (Michele, altro nome di fantasia, figlio di un carabiniere). In aula, invece, i rispettivi difensori e il legale della famiglia della vittima, l'avvocato Giacomo Marganella, che auspica «una sentenza seria, aderente alla gravità del fatto».
IL MOVENTE Una sorta di regolamento di conti fra minorenni, organizzato da Gianni che era creditore di circa 300 euro che la vittima gli avrebbe dovuto restituire per l’acquisto di “fumo”. I due imputati quel giorno vanno alla ricerca di Christopher (conosciuto soltanto da Gianni) insieme a un gruppetto di amici (sei in totale), aiutati da un’amica che vede Crox alla stazione e fa la soffiata ai due. Da lì, dopo averlo raggiunto, tutto il gruppetto, con in testa la vittima e Gianni, si avvia verso il parco.
LA CONFESSIONE Ma mentre gli altri restano indietro, ad accompagnare Gianni ci pensa Michele. Lui, reo confesso davanti al procuratore David Mancini e al sostituto Angela D’Egidio, racconterà in un secondo momento di essere stato lui a portare il coltello e una pistola, e di aver visto Gianni che colpiva Crox: lo stesso Gianni che poi gli passò il coltello per proseguire la “mattanza”: «Lo feci per paura», spiegò Michele ai pm. Ma subito dietro c’era anche il testimone oculare del fatto, il figlio di un altro carabiniere, che la sera raccontò tutto al padre facendo ritrovare il corpo da cui partì l’inchiesta.
LE AGGRAVANTI Un omicidio volontario al quale si aggiungono le aggravanti della crudeltà (per il numero di coltellate inferte) e dei futili motivi. Quando Crox era a terra agonizzante, sarebbe stato raggiunto anche da calci e sputi e gli venne spenta una sigaretta addosso.
pena ridotta Gianni, ed ecco il perché della perizia psichiatrica richiesta dai suoi difensori, un paio di anni fa aveva tentato il suicidio gettandosi dal ponte del mare in quanto, come documentato, affetto da un disturbo mentale: una circostanza alla quale si sono aggrappati i legali perché permetterebbe di limitare i danni, anche in maniera considerevole, qualora gli esperti dovessero avvalorare la tesi della incapacità mentale (o di una volontà grandemente scemata) del ragazzo nel momento di colpire Crox. E se la perizia potrebbe aiutare Gianni, anche Michele, grazie alla sua confessione e al fatto che i suoi colpi, stando all’esito dell'autopsia, non sarebbero stati determinanti per la morte di Crox (dirà ai magistrati che cercò di evitare di affondare la lama), potrebbe ottenere una pena ridotta.
LA SENTENZA La prossima udienza è stata fissata al 17 febbraio, quando la perizia psichiatrica verrà discussa in aula. Poi, per il 3 marzo, è programmata la discussione con la sentenza.