Ospedale, bimbo trasferito D’Incecco: nessuna urgenza

Il primario di Neonatologia ricostruisce il caso del neonato con malformazioni portato ad Ancona dopo che i genitori hanno fatto intervenire i carabinieri

PESCARA. «Non c’era l’urgenza di un trasferimento. Piuttosto, vista la rarità della malformazione riscontrata, c’era la necessità di affidare il bambino al centro migliore, e quello abbiamo fatto. Quanto successo dopo, è frutto di un madornale equivoco». Il primario del reparto di Neonatologia dell’ospedale di Pescara, Carmine D’Incecco, ricostruisce il caso scatenato dalla coppia di genitori originari di Castel di Sangro che lunedì mattina, convinti che nulla si stesse facendo per il figlio nato al civile il 24 gennaio con una grave sindrome, hanno chiesto l’intervento dei carabinieri per ottenerne il trasferimento.

«Il bambino è nato a Pescara giovedì pomeriggio con un cesareo», spiega il primario, «e in una situazione di tranquillità, considerando che dalle ecografie portate dalla madre, che era stata seguita in un centro di Agnone, non emergeva nulla di strano. Invece, subito dopo la nascita, si è visto subito che la difficoltà respiratoria comune a molti neonati per quella che chiamiamo sindrome di adattamento, persisteva. È stata fatta una lastra al piccolo e purtroppo è venuta fuori la grave malformazione». La successiva Tac conferma che si tratta di sindrome della scimitarra:il piccolo ha un polmone solo e il cuore è spostato. «La mattina del 25 già sapevamo tutto e, anche, che erano necessari esami molto approfonditi, a cominciare da un’angiografia cardiaca. È stato contattato il professor Pozzi di Ancona, uno dei primi dieci cardiochirurghi pediatrici più bravi al mondo. Io peraltro ero ad Ancona per un convegno, ci ho potuto parlare direttamente. Ma al Lancisi non c’era posto e allora, visto che il piccolo era stabile e non c’era l’urgenza di trasferirlo, abbiamo deciso di aspettare che si liberasse un posto. Nel frattempo, però, i genitori, presi da una comprensibilissima ansia, hanno iniziato a contattare autonomamente l’ospedale di Ancona dove, senza sapere degli accordi presi direttamente , hanno parlato con qualcuno che non sapeva nulla del trasferimento concordato. A quel punto, presi dall’agitazione, invece di venire in reparto, dove gli avremmo potuto spiegare tutti i passaggi, sono andati in direzione sanitaria dove, non trattandosi di un trasferimento d’urgenza, non sapevano nulla. A quel punto si rivolgono ai carabinieri, chiedono il trasferimento d’urgenza e l’ottengono, ma senza sapere», conclude ilprimario, «che così hanno rischiato che il piccolo finisse nel primo posto utile, perdendo così la possibilità di un ricovero nel centro migliore a gestire il suo problema».

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