Ospedale Penne, 216 giorni per un'ecografia

La protesta di un pensionato: mi hanno fatto la prenotazione per ottobre

PENNE. Un'attesa di 216 giorni per una ecografia addominale. E' quanto sarà costretto ad attendere un pensionato di Penne, E.B., per ottenere questo tipo di prestazione diagnostica dall'ospedale San Massimo di Penne. E' accaduto due giorni fa dopo che l'utente si era recato presso l'Utap, dove ha sede il suo medico curante, accusando dolori all'addome. Il medico ha ritenuto di sottoporre il proprio paziente ad un esame più approfondito per capire le ragioni del persistente malessere. La struttura assistenziale territoriale, nella quale operano molti medici di base della città, offre anche agli assistiti il servizio di prenotazioni al Cup.

Grande è stata la sorpresa del paziente quando l'addetta allo sportello gli ha comunicato che la prima data utile per l'ecografia era ad ottobre 2012. Non si poteva fare altrimenti, hanno spiegato dal centro unico di prenotazioni: c'è una lunga lista d'attesa.

«E' una vergogna», commenta il pensionato, «nonostante paghiamo anche il ticket, ben 46,15 euro nel mio caso, il servizio sanitario pubblico ci condanna a lunghe agonie prima di poter usufruire dei servizi, spesso quando è troppo tardi. Per poter guarire oggi si costretti a rivolgersi ad una struttura privata, pur non avendone le possibilità economiche».

Sui disagi e le polemiche scaturite nei giorni scorsi per le lunghe liste d'attesa e la tempistica esagerata per il ritiro dei referti, si è espresso il direttore generale della Asl pescarese Claudio D'Amario incontrando gli operatori del San Massimo di Penne. Il manager ha annunciato che si stanno studiando soluzioni in grado di ridurre le liste d'attesa che - ha spiegato lo stesso D'Amario - sono la risultante della capacità produttiva degli operatori ospedalieri, della capacità prescrittiva dei medici e della comunicazione, elementi che interagiscno tra di loro.

Si utilizzeranno dunque dei fondi specifici per l'abbattimento delle liste e per aumentare la produttività delle prestazioni, facendo ricorso anche ad una pratica simile a quella usata in campo alberghiero, il cosiddetto "overbooking", per ottimizzare il numero dei posti.

«È fondamentale - ha sottolineato il direttore generale, «che cambi anche la modalità di approccio degli stessi utenti e dei medici. Spesso da parte dei cittadini manca un sano senso civico, nel momento in cui non disdicono in tempi accettabili l'appuntamento preso, contribuendo a dilatare le attese e talvolta manca rigore nella prescrizione urgente e non urgente della visita specialistica o della ecografia».

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