Paoli: L’Aquila può rinascere dalla cultura

Il cantautore questa sera all’auditorium «Vesto La Gatta di jazz, ci divertiremo»
L'AQUILA. In viaggio verso Fermo, Gino Paoli accetta di rinunciare al pranzo per lasciarsi intervistare: c'è tempo prima di arrivare nella città marchigiana (dove poi ieri sera si è esibito) e l'artista genovese ha la voce lenta di chi si sta rilassando, ma risponde senza risparmiarsi, a modo suo, tra l'ironia e la riflessione filosofica. Crede ancora nel ruolo della musica nella crescita morale di una società, non rimpiange i suoi occhiali - che ha tolto da poco dopo un'operazione con il laser per sconfiggere l'odiata miopia - crede meno nella politica, anche se riserva speranze nel futuro ed è rimasto colpito positivamente dalle primarie del centrosinistra. Soprattutto, dà l'impressione di divertirsi suonando, di emozionarsi mentre cerca nuove ispirazioni. Stasera Paoli canterà a L’Aquila, un concerto di beneficenza per il quale Paoli e l'Orchestra Filarmonica Marchigiana, che l'accompagna insieme a un trio jazz, hanno rinunciato al cachèt.
Paoli, lei racconta di odiare la guerra. È una guerra quella che combatte la popolazione aquilana per la rinascita della città?
«Certo, è una guerra anche questa. Una guerra contro una certa mentalità. Ci vuole impegno per ricostruire una città monumentale come L'Aquila, servono competenza e attenzione al dettaglio. Però bisogna diffidare di chi dice ai cittadini che si ricostruirà subito. La ricostruzione è lunga, meglio aspettare un po' di più ma avere la certezza di una ricostruzione vera».
Ha sentito della quasi crisi di governo che Berlusconi sta scatenando?
«Ho smesso personalmentedi ascoltare i comici. Credo che questo Paese funzionerà meglio quando la meritocrazia sarà totale, quando le persone saranno scelte alla guida di un governo o di un ente per le loro competenze. Il Paese sarà credibile quando sarà guidato da persone credibili. Con le primarie del centrosinistra ho visto riavvicinarsi i politici alla gente e la gente ai politici. Solo in questo modo il Paese potrà superare la crisi mondiale».
Che cosa rappresenta ancora oggi la musica per lei?
«La musica è una compagna preziosa che ti permette di affrontare la vita con allegria e un senso di speranza. Aiuta a far passare agli altri l'emozione, che per definizione è indefinibile, e ciascuno vi trova dentro ciò che vuole . Certo, deve esistere una corresponsione. Nel senso che chi capisce la musica è musicista anche lui. Un po' come con la poesia: è poeta non solo chi scrive, ma anche chi la capisce».
Ha senso investire nella cultura in piena crisi? L'Aquila è candidata a Capitale della Cultura 2019: un'illusione?
«Non credo che sia un'illusione. La cultura dà coscienza di esistere alla gente, è un bisogno dell'uomo, senza cultura veramente si riesce a far diventare presidente del consiglio Berlusconi. La cultura ti fa discernere il giusto dall'ingiusto, il buono dal cattivo, l'umano dal disumano. La cultura è libertà di pensare. Non è un'illusa l'assessore alla Cultura della vostra città, è su quelle basi che si ricostruisce la città, non soltanto con i mattoni».
Ci stupirà stasera con sonorità nuove. Come dobbiamo aspettarci “La Gatta”?
« No no... (ride) “La Gatta” sarà sempre lei. Mi piace vestire le canzoni con abiti nuovi, come si veste una bella donna. Ma non stravolgerle. Le sonorità saranno il frutto di una commistione tra il classico dellaFilarmonica Marchigiana diretta dal grande maestro Stefano Fonzi, e quelle jazz di un trio molto interessante. Suonerò pescando un po' qua e un po' là: pezzi dei anni '60, ’80, '90 e l 2000. Ci divertiremo».
Francesco Guccini ha detto che lascia la musica perché non riesce a stare più a passo con l'industria musicale moderna. Condivide?
«Ciascuno ha le sue ragioni per fare delle scelte. Io credo che mantenere la propria piccola voce contro la massificazione e l'utilitarismo per l'umanità sia importante. È un dovere far risuonare la nostra piccola voce, l'artista ha il compito di farlo anche nell'oscurantismo del consumismo. Se rinunciano anche gli ultimi 2-3 che sono rimasti, io diventerò una specie protetta. Io dico: cantiamo come sappiamo fare, senza polemiche. L'umanità per andare avanti ha bisogno di tante domande e non solo di risposte, solo così può continuare a crescere. Alle mie domande si deve rispondere con altre domande, senza gettare la spugna».
©RIPRODUZIONE RISERVATA