Papà Joe, mamma Raffaella e l’angioletto Francesco
Con nove ragazzi da crescere decisero di adottare anche un bimbo celebroleso «Un segno del destino. Ora non è più con noi, ma per i fratelli è stato un dono»
Lui è Giovanni (detto Joe) lei è Raffaella. Hanno 9 figli, tra naturali e in affido. Giovanni Avesani è un avvocato veronese, per l’associazione è referente dell’unità affari legali. Singolare è stata la loro adozione di Francesco, bimbo cerebroleso al 100%, che giaceva abbandonato in ospedale perché nessuno voleva prendere né in affido, né in adozione.
«Tutto è cominciato quando in occasione dell’assemblea di Ferrara del 2006 – racconta – incontrammo un altro associato, papà di prole numerosa, Andrea Botti, allora consigliere nazionale, che teneva in braccio un bambino di pochi mesi preso in affido. Questo incontro ci colpì molto e probabilmente inconsciamente qualcosa si mosse dentro di noi». Un mese dopo quell’incontro annuale delle famiglie numerose a Ferrara, Joe e Raffaella, vennero a conoscenza che un bambino cerebroleso giaceva abbandonato in ospedale. «Un segno del destino – racconta Giovanni - ci venne in mente Andrea Botti e dopo esserci messi in preghiera, anche notturna, decidemmo di prenderlo in affido. E questo nonostante Raffaella ha sempre avuto il terrore di avere un figlio disabile ed io fossi stato lontano mille miglia dall’idea di accogliere un bambino in affido o in adozione. Confermammo la decisione un venerdì alle assistenti sociali e il lunedì successivo c’era già il decreto di affido del Tribunale per i minorenni. Francesco divenne quindi il nostro nono figlio, un dono immenso soprattutto per tre più piccoli che allora avevano 9, 8 e 6 anni».
Nel frattempo i coniugi Avesani erano stati eletti nel consiglio nazionale. «Francesco divenne la mascotte dell’associazione e con lui partecipammo a tutti gli eventi». Francesco ha vissuto 11 anni, nonostante il neurochirurgo che l’aveva salvato «ci disse che Francesco, che non mangiava per bocca, non vedeva ed era immobile, sarebbe sopravvissuto solo qualche settimana, sarebbe stato pochissimo con noi». Francesco è morto nel 2017, pochi mesi dopo essere stato adottato ufficialmente. «È stato un dono immenso per tutti noi, per la nostra Comunità e per tutta l’associazione. I nostri figli l’hanno amato e coccolato e per tutta la famiglia è stata un’esperienza preziosissima».
Giovanni e Raffaella sono certi che la presenza di Francesco in casa, sia in parte causa della vocazione sacerdotale del loro sesto figlio, Filippo, è diventato presbitero della diocesi di Verona.