Patteggia un anno e mezzo per la morte del dipendente
PESCARA. Il titolare di un’azienda di autotrasporti, Fabrizio Di Cintio, ha patteggiato ieri un anno e mezzo di reclusione (pena sospesa) davanti al gup Antonella Di Carlo per la morte di un...
PESCARA. Il titolare di un’azienda di autotrasporti, Fabrizio Di Cintio, ha patteggiato ieri un anno e mezzo di reclusione (pena sospesa) davanti al gup Antonella Di Carlo per la morte di un dipendente, Ennio Tacconelli, avvenuta l’8 ottobre 2018. Quel pomeriggio, la vittima, nell’officina di Manoppello in cui lavorava, fu investito dallo scoppio di uno pneumatico che stava o aveva appena finito di gonfiare. Lo scoppio fu fortissimo e l’uomo, scaraventato a terra, riportò traumi molto gravi. Immediati i soccorsi dei colleghi e del personale sanitario, con l’operaio che venne prontamente ricoverato in ospedale a Pescara per approfondite analisi, nonostante che in un primo momento fosse rimasto cosciente. Da quell’ospedale, però, non è più uscito. Nei giorni successivi, infatti, i traumi riportati al torace e ai polmoni peggiorarono progressivamente, fino al decesso avvenuto dopo 17 giorni di agonia. Per fare luce su quanto accaduto, la famiglia Tacconelli si è affidata al gruppo Giesse di Montesilvano, specializzato in incidenti mortali anche sul lavoro. La consulenza tecnica affidata ai medici forensi e condivisa anche dai periti esperti di Giesse ha chiarito come, nonostante il tempo trascorso tra il trauma e la morte della vittima, fosse inequivocabile la correlazione tra i due eventi, e che il personale medico dell’ospedale avesse correttamente seguito le procedure previste per questo tipo di incidenti. Gli accertamenti eseguiti dal dipartimento Prevenzione dell’Azienda sanitaria di Pescara hanno poi evidenziato gravi mancanze in termini di sicurezza sul luogo di lavoro: per consentire di procedere con sicurezza alla manutenzione degli pneumatici dei veicoli in uso ai dipendenti, nell’azienda erano presenti unicamente un compressore a muro e un tubo per il gonfiaggio, senza la presenza di adeguati strumenti di protezione per l’operatore, come ad esempio una gabbia di sicurezza, per cui Tacconelli al momento dello scoppio dello pneumatico venne investito in pieno. «Ancora una volta, un lavoratore perde la vita per la mancanza di sicurezza sul luogo di lavoro», sottolineano Gianni Di Marcoberardino e Mario Ricci di Giesse Montesilvano, «Riteniamo inaccettabile trovarci ancora, nel 2020, a discutere di queste tematiche che dovrebbero essere alla base della gestione di qualsiasi azienda. I familiari sperano che quanto accaduto serva per lo meno da monito affinché queste tragedie non si ripetano e i datori di lavoro prestino più attenzione alla sicurezza dei dipendenti».