Pescante: «L’Abruzzo ha adottato i Giochi entusiasmo inaspettato»
PESCARA. Stanco ma felice. Il quotidiano sportivo francese “L’Equipe” ha parlato con malizia di miracolo all’italiana in positivo, Mario Pescante, commissario straordinario dei Giochi del Mediterraneo, ha negli occhi l’entusiasmo del pubblico. «Ha dell’incredibile vedere tanta gente alle gare di bocce, all’equitazione o al tiro al volo», esordisce il commissario ieri in visita alla redazione de il Centro, ricevuto dal direttore Luigi Vicinanza. «Certi impianti come il Teaterno e lo stadio Adriatico sono degli autentici gioielli».
Tutto bene, nonostante i tanti problemi affrontati e risolti in brevissimo tempo. «Mi sono impegnato a trovare le risorse finanziarie, ma lasciatemi spendere una parola per questi meravigliosi volontari, li avessi avuti a Torino. Un imprenditore di Milano puliva i seggiolini dalle gocce di pioggia alle Naiadi, incredibile quello che sta succedendo a Pescara, la gente sta vivendo per questi Giochi. Gli abruzzesi li hanno adottati». Gesti di fair play e dialogo fra le varie etnie, uno dei punti di forza dei Giochi. «Gheddafi jr si è meravigliato dell’applauso che il pubblico di Chieti ha tributato al giocatore della Libia uscito in lacrime per l’espulsione. Abbiamo un rapporto speciale con il mondo arabo e con i paesi dell’ex Jugoslavia. Sono i nostri interlocutori».
I Giochi occasione di dialogo ma anche di incontri a un livello superiore. «Allo stadio di Chieti, Mohammed Mohammar Gheddafi mi ha chiesto un incontro con gli imprenditori edili abruzzesi perchè vuole organizzare i Giochi in Libia e si è stancato dell’architettura coreana o cinese, tutta squadrata». Ha parlato su Il Sole 24 Ore di occasione sprecata per l’Abruzzo, di scelte provinciali. «La politica regionale ha privilegiato le ripicche e le gelosie alla grande occasione di lavorare per far conoscere l’Abruzzo. Ci volevano incontri scientifico-culturali, bisognava dare voce alle università, non si può puntare solo sulla cucina per promuovere la nostra regione, specie nel mondo arabo. Da questo punto di vista è stata un’occasione mancata, irrecuperabile».
E dopo i Giochi, resteranno i debiti? «Gli errori dei mondiali di calcio di Italia ’90 non sono stati fatti. Restano impianti anche piccoli rimessi a nuovo dalle amministrazioni pubbliche. Non lasceremo debiti». Israele e la Palestina, una ferita ancora aperta. «Ho insediato, come membro del Cio, il comitato olimpico palestinese; ho inserito Israele in Europa. Dall’edizione di Bari, sto lavorando pewr farli entrare. Questo contraddistingue i GIochi quando si parla di barriere abbattute. Ci sono paesi che finoa pochi anni fa si facevano la guerra e un computer molto saggio non li faceva incontrare. A Pescara siedono vicino, magari non si parlano, ma ci sono e gareggiano».
Tutto bene, nonostante i tanti problemi affrontati e risolti in brevissimo tempo. «Mi sono impegnato a trovare le risorse finanziarie, ma lasciatemi spendere una parola per questi meravigliosi volontari, li avessi avuti a Torino. Un imprenditore di Milano puliva i seggiolini dalle gocce di pioggia alle Naiadi, incredibile quello che sta succedendo a Pescara, la gente sta vivendo per questi Giochi. Gli abruzzesi li hanno adottati». Gesti di fair play e dialogo fra le varie etnie, uno dei punti di forza dei Giochi. «Gheddafi jr si è meravigliato dell’applauso che il pubblico di Chieti ha tributato al giocatore della Libia uscito in lacrime per l’espulsione. Abbiamo un rapporto speciale con il mondo arabo e con i paesi dell’ex Jugoslavia. Sono i nostri interlocutori».
I Giochi occasione di dialogo ma anche di incontri a un livello superiore. «Allo stadio di Chieti, Mohammed Mohammar Gheddafi mi ha chiesto un incontro con gli imprenditori edili abruzzesi perchè vuole organizzare i Giochi in Libia e si è stancato dell’architettura coreana o cinese, tutta squadrata». Ha parlato su Il Sole 24 Ore di occasione sprecata per l’Abruzzo, di scelte provinciali. «La politica regionale ha privilegiato le ripicche e le gelosie alla grande occasione di lavorare per far conoscere l’Abruzzo. Ci volevano incontri scientifico-culturali, bisognava dare voce alle università, non si può puntare solo sulla cucina per promuovere la nostra regione, specie nel mondo arabo. Da questo punto di vista è stata un’occasione mancata, irrecuperabile».
E dopo i Giochi, resteranno i debiti? «Gli errori dei mondiali di calcio di Italia ’90 non sono stati fatti. Restano impianti anche piccoli rimessi a nuovo dalle amministrazioni pubbliche. Non lasceremo debiti». Israele e la Palestina, una ferita ancora aperta. «Ho insediato, come membro del Cio, il comitato olimpico palestinese; ho inserito Israele in Europa. Dall’edizione di Bari, sto lavorando pewr farli entrare. Questo contraddistingue i GIochi quando si parla di barriere abbattute. Ci sono paesi che finoa pochi anni fa si facevano la guerra e un computer molto saggio non li faceva incontrare. A Pescara siedono vicino, magari non si parlano, ma ci sono e gareggiano».