Pescara, botte e violenze per un anno all'ex compagna: l'ha fatta anche abortire
All'uomo è stato notificato il divieto di avvicinamento. La donna ha vinto la paura e denunciato tutti gli episodi e gli atti persecutori. Era stata anche ricoverata per trauma cranio facciale e naso rotto: disse che era caduta, in realtà era stato un pugno
PESCARA. Ha subito violenze fisiche per un anno dal suo (ex) compagno. Dalle minacce alle botte agli atti persecutori. E a causa di esse ha dovuto anche abortire, un'altra volta è stata ricoverata per trauma facciale e lei aveva detto che era caduta. Alla fine la donna, di un comune della provincia di Pescara, ha vinto la paura e avuto il coraggio di denunciare sia gli episodi di violenza sia l'uomo che le aveva reso la vita impossibile. Così ieri, nella giornata per l'eliminazione della violenza sulle donne, gli agenti della squadra mobile hanno finalmente notificato all'uomo, le cui iniziali sono C.M., 39 anni, il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla donna.
La misura è stata disposta dal giudice a seguito della ricostruzione della complessa relazione sentimentale durante la quale, dalla fine del 2019 fino a ottobre 2020, la vittima è stata sottoposta a maltrattamenti e atti persecutori (stalking).
Dalle indagini è emerso che C.M. sarebbe andato a casa della donna e l'avrebbe percossa alla presenza del padre, che pure si era trasferito per alcuni giorni proprio a tutela della figlia. Di qui la ricostruzione di un anno di terrore.
Nella scorsa primavera, ad esempio, la donna era stata ricoverata in ospedale con la prognosi di trenta giorni per trauma cranio facciale e frattura delle ossa nasali. Inizialmente lei aveva riferito che le lesioni erano state provocate da una caduta accidentale. Durante il ricovero, però, a seguito delle ulteriori e continue minacce telefoniche e dopo aver subito intrusioni nella propria abitazione da parte del compagno, contattò la polizia raccontando che le lesioni erano state provocate da un pugno sferrato dall’uomo.
In precedenza e sempre per una violenza subita dall’uomo, la donna ha raccontato che era stata costretta ad abortire alla quinta settimana di gestazione. E che più recentemente aveva dovuto nuovamente fare ricorso a cure mediche, dopo che era stata picchiata sempre da C.M., riportando 30 giorni di prognosi e in un altro episodio 7 giorni.
La squadra mobile ha vvisato il 39enne che eventuali violazioni delle prescrizioni imposte faranno scattare misure maggiormente coercitive, non esclusa quella del massimo rigore della custodia cautelare in carcere.
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