CONTINUANO LE INDAGINI
Pescara, gay pestato e il no alla solidarietà diventano caso nazionale
L'aggressione ripercorsa dal ragazzo in tv alla Vita in diretta: "Presi a pugni anche dei passanti". E Gramellini sul Corsera ironizza sulla maggioranza di centrodestra: "Schierare Pescara contro chi picchia i gay equivale a riconoscere che a Pescara vi siano persone allergiche ai gay, è molto meglio far credere che allergico ai gay sia soltanto il consiglio comunale"
PESCARA. Nel giro di pochi giorni, i carabinieri contano di identificare tutti i responsabili dell'aggressione avvenuta la scorsa settimana sulla riviera di Pescara, all'altezza della Nave di Cascella, ai danni del 25enne molisano che stava passeggiando mano nella mano con il compagno di 22 anni. Nell'ambito delle indagini, partite immediatamente, ci sarebbero già stati i primi sviluppi importanti e nel momento in cui l'intero gruppo sarà identificato, si procederà alle denunce. Ieri la vittima ha raccontato che cosa è accaduto quella notte a "La vita in diretta", su Rai Uno (nella foto), ripercorrendo la passeggiata che stava facendo con il compagno, «mano nella mano».
Un gruppo di «sei - sette giovani, tra cui una ragazza, di età compresa tra i 16 e i 18 anni» li ha insultati, ma sono stati ignorati, dopodiché il gruppetto li ha raggiunti e c'è stato uno «scontro verbale durante il quale uno di loro si è staccato dagli altri e mi ha colpito con un pugno sulla mascella. Sono intervenuti dei passanti, anche loro presi a pugni», ha proseguito la vittima, finita in ospedale e operata. «Un’aggressione di chiaro stampo omofobo», ha detto al microfono di Max Franceschelli, aggiungendo di sentirsi «fortunato perché poteva andare peggio». Durante la trasmissione è intervenuta Vladimir Luxuria che ha invitato tutti a "condannare sempre l'odio, che io conosco perché l'ho provato sulla mia pelle», e a anche a «denunciare». «Ognuno di noi», ha proseguito, «può scegliere se stare dalla parte dell'amore o dell'odio, se stare dalla parte di chi si tiene per mano come segno di affetto (poco importa il sesso della coppia) o dalla parte di chi sferra un pugno massacrando la mandibola a un ragazzo». Parlando dell'episodio pescarese, ha commentato che gli aggressori «sono persone violente che sfogano le proprie frustrazioni personali cercando di prendersela con chi reputano diverso da sé, e serve una legge per punire queste persone. Ma sono loro a doversi vergognare, non chi è gay. E poi, non si nasce omofobi, per cui c'è bisogno di educazione nelle scuole».
Ma il gay pestato e le ripercussioni che la notizia ha avuto a livello politico sono finite anche al centro delle riflessioni di Massimo Gramellini nella sua consueta rubrica Il Caffè sul Corriere della Sera. Gramellini si sofferma in particolare sulla solidarietà non espressa al ragazzo dal consiglio comunale: "Chi mai, nell’anno della pandemia affratellante e degli abbattitori di statue retrograde, potrebbe sottrarsi a un gesto tanto semplice da apparire scontato, quasi banale?", si domanda in riferimento anche al rifiuto della maggioranza di centrodestra finanche di costituirsi parte civile nel processo. Quest'ultima eventualità tuttavia è stata esclusa dal sindaco che era andato a far visita al ragazzo in ospedale per portare la solidarietà.
Nella "tazzina di caffè" di ieri l'editorialista e giornalista del Corsera scrive poi di aver letto con sincero interesse le spiegazioni del Sindaco, "immaginandolo in possesso di elementi ignoti ai più, magari che la mascella del ferito era andata volontariamente a sbattere contro le nocche di alcuni passanti". Nella rubrica, seguita da milioni da lettori, è la politica di Pescara e non la città ad avere visibilità, tanto che il titolo scelto è "Nel nome del buon nome".
"Per fortuna", continua Gramellini, " e questo mi ha molto rasserenato, il Sindaco ha riconosciuto che pestare a sangue quel ragazzo era stato piuttosto disdicevole. Ma poi ha aggiunto un guizzo che mi ha spiazzato: sottolineare pubblicamente l’accaduto, ha detto, infangherebbe il buon nome della città. Se dunque ho capito bene, per la maggioranza che governa Pescara, schierare Pescara contro chi picchia i gay equivale a riconoscere che a Pescara vi siano persone allergiche ai gay. E poiché questo configurerebbe un insulto al buon nome di Pescara, è molto meglio far credere che allergico ai gay sia soltanto il consiglio comunale".
In città, intanto, il consigliere comunale Ivo Petrelli (Forza Italia), ha sottolineato il suo no a «divisioni, strumentalizzazioni e campagne d'odio» che hanno contraddistinto questa vicenda a livello politico.