Pescara: gola profonda fa saltare la centrale dello spaccio
Tre parenti agli arresti a Rancitelli. Intimidazioni, minacce di morte con la pistola puntata alla testa e interessi da paura sui pagamenti
PESCARA. Intimidazioni via telefono e via messaggio del tipo «ti spezzo le gambe», continue visite sotto casa dei parenti, minacce di morte con la pistola puntata alla testa. Sono alcuni dei metodi utilizzata dalla banda di spacciatori sgominata dai carabinieri dopo mesi di indagini. Metodi impiegati per farsi pagare dagli assuntori ai quali aveva ceduto la cocaina con l'aggiunta di interessi da paura. Al punto che in un caso un giovane è stato costretto a svuotare i conti bancari e chiedere un finanziamento di 20mila euro per far fronte alle sempre più pressanti richieste di denaro, con maggiorazioni anche del 60% rispetto alla somma inizialmente pattuita.
La centrale dello spaccio era nel quartiere Rancitelli. Agli arresti sono finiti tre parenti: Sante Spinelli, 31 anni, il padre Ferdinando Spinelli, 60 (ai domiciliari) e il fratello di quest'ultimo Armando Spinelli, 48. Le accuse sono di spaccio continuato di stupefacenti, estorsione continuata e detenzione illegale di arma comune da sparo. Il provvedimento restrittivo scaturisce dalle indagini avviate dalla Stazione carabinieri di Pescara scalo nel novembre 2016 a seguito della denuncia di un assuntore della zona. I militari sono riusciti ad accertare che i tre hanno ceduto numerose dosi di cocaina a due consumatori locali, con frequenza quasi settimanale facendosi pagare la cifra di circa 100 euro al grammo. In diverse circostanze, è capitato che gli spacciatori cedessero "a credito" la droga chiedendo successivamente ai due di saldare i debiti, maggiorati, che sono divenuti, con il passare del tempo, sempre più onerosi. Alla fine uno dei due giovani, ha deciso di denunciare tutto ai carabinieri, dopo aver sborsato circa 60mila euro fra contanti e gioielli.