Pescara, guardia medica al collasso: «Oltre cento richieste al giorno»
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Mancano i presidi di sicurezza e per entrare bisogna telefonare. Così i telefoni squillano continuamente, a qualsiasi ora, ma a rispondere ci sono solo quattro guardie mediche, che coprono turni da 12 ore e nel mentre sopportano insulti, sfoghi e addirittura sputi.
PESCARA. l telefono suona di continuo, a ogni ora del giorno e della notte. Sabato, domenica e soprattutto i festivi. A rispondere sono le quattro guardie mediche che si alternano ad ogni turno di 12 ore, per un totale di 16 medici a disposizione su tutto il territorio di Pescara. E mentre lavorano devono sopportare anche insulti, sfoghi di pazienti scoraggiati dalle lunghe file al Pronto soccorso e anche – è capitato di recente – sputi (come accaduto ad una dottoressa del Pronto soccorso alcune settimane fa). Con i reparti sovraffollati dell’ospedale Santo Spirito, pazienti in attesa di ricevere cure per giorni e medici di famiglia, a volte non sempre disponibili, il nodo ricade sulle guardie mediche che cercano di seguire e dare conforto anche alle richieste più pretenziose: «Ci hanno persino chiesto di fare una visita a casa per una tosse e un raffreddore».
CHIAMARE PER ENTRARE
Bisogna prima fare una chiamata ai numeri affissi sulla porta della comunità assistenziale di via Paolini prima di poter accedere al servizio. Una scelta che, seppur attiri le polemiche di molti pazienti, specie anziani, è stata fatta per un preciso motivo. «Ci dobbiamo auto tutelare», raccontano al Centro Antonella Ferrati, Ida Dodi e Maria Rosa Di Ioia, «non possiamo far entrare tutti perché non abbiamo alcuna sicurezza e alcun presidio di vigilanza». Capita, infatti, che alla porta della Guardia medica, specie nelle ore notturne, possa bussare qualcuno su di giri. Nulla di nuovo, considerando le aggressioni al personale medico che di frequente denunciano l’accaduto. Proprio alcuni giorni fa in via Paolini è dovuta intervenire anche la polizia per fermare un uomo in escandescenza che ha delirato contro il personale. «Ma soprattutto, senza un limite sugli ingressi, qui sarebbe un viavai di gente», continuano i medici, «il primo filtro lo facciamo al telefono e, in base al problema, siamo pronti ad accogliere il paziente per cure e diagnosi. Se gli ingressi non fossero contingentati accadrebbe come anni fa, quando le persone venivano anche per misurarsi la pressione e intasavano il servizio».
CAOS AL PRONTO SOCCORSO
Ma prima di passare ai problemi che devono fronteggiare ogni giorno, i quattro medici sottolineano i loro compiti: «Ci possiamo occupare di visitare o dare consigli a pazienti non cronici, ma che hanno qualcosa di acuto o per sopperire alla mancanza del medico di famiglia negli orari di chiusura». Nella teoria. Nella pratica le cose vanno diversamente, perché il presidio assistenziale diventa un’alternativa al Pronto soccorso: «Negli ospedali i reparti sono allo stremo e c’è sovraffollamento», lamentano, «ma ci sono problemi di organizzazione». Ad affollare i reparti d’emergenza sono soprattutto i codici bianchi e verdi, che rimangono in fila per ore. Utenti che poi, spazientiti, si dirigono dalla Guardia medica. E i motivi sono i più disparati: spesso anche semplici influenze. «Oggi c’è un’ansia generalizzata», raccontano, «ci sono persone che anche per un mal di gola vanno al Pronto soccorso. Il Covid 19 ha slatentizzato una situazione già esistente. E poi, altro problema, sono gli utenti che si affidano alle diagnosi su Google, così si spaventano facilmente. E c’è anche la fretta di guarire perché bisogna tornare al lavoro». È quindi cambiata anche l’esigenza del paziente: «Vogliono sempre tutto e subito. Ci arrivano anche richieste strane e pretenziose come per una tosse o un raffreddore». Con il boom di influenza di questo periodo, le chiamate sono raddoppiate: «In media riceviamo cento chiamate al giorno, il fine settimana aumentano. Non riusciamo neppure a contarle».
LE VISITE A CASA
La Guardia medica fornisce assistenza sanitaria immediata ai pazienti che hanno bisogno di cure mediche urgenti fuori dagli orari di apertura degli studi medici tradizionali, solitamente dalle 19 alle 8 del mattino o durante i giorni festivi dopo le 10. Un servizio di continuità assistenziale, che garantisce l’assistenza anche a domicilio per situazioni ritenute d’urgenza. Ma, per gli utenti in preda al panico, la visita a casa sembra essere sempre necessaria. «Noi abbiamo una certa esperienza e, anche per telefono, capiamo se la persona ha bisogno di una visita a casa. Non siamo sprovveduti. Con l’emergenza Covid abbiamo imparato anche a curare a distanza, siamo pronti a tutto», proseguono le guardie mediche che poi passano a denunciare un altro problema: i loro stipendi. «Guadagniamo una miseria: non solo lavoriamo sabato e domenica, ma la Asl di Pescara non ci paga le super festività come Pasqua e Natale». In questo scenario, non mancano le polemiche da parte degli utenti che hanno anche mandato «delle lettere di protesta alla Asl». Così è arrivato il richiamo dell’azienda sanitaria: «Si invita a relazionarsi in modo consono e rispettoso», c’è scritto sulla lettera a firma del dirigente Marilea Cantagallo, «sia verso l’utenza che si reca personalmente presso la sede di Guardia medica, sia verso l’utenza che contatta telefonicamente il servizio. È auspicabile per il futuro una condotta virtuosa per l’accoglienza dell’utenza che, accolta in ambiente protetto e messa a suo agio, può meglio beneficiare della presa in carico». Le guardie mediche sono pronte a rispondere e chiarire il disservizio, mentre si alternano tra una chiamata e l’altra. Il centralino continua a squillare. Ad ogni ora.
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