Pescara: ingoia il telefonino scoperto nella sua cella 

Detenuto ricoverato in ospedale e subito operato. Un altro tenta il suicidio: salvato dagli agenti

PESCARA. La polizia penitenziaria lo ha scovato durante una perquisizione in una cella: un mini cellulare, piccolo e leggero, poco più grande di un accendino e dotato delle funzioni essenziali. Il detenuto, superati i controlli interni degli agenti, lo utilizzava per comunicare con l’esterno. Ma, scoperto dai poliziotti durante l’ispezione e vistosi alle strette, ha approfittato di un momento di distrazione durato una manciata di secondi: si è girato di spalle e l’ha ingoiato. È successo martedì nel carcere di San Donato, a Pescara. Secondo quanto riferisce il segretario provinciale del sindacato di polizia Sappe, Felice Rignanese, il detenuto di origine egiziana è stato immediatamente portato in ospedale ed è stato sottoposto a un’operazione chirurgica per rimuovere il corpo estraneo ingerito. Al momento l’uomo sta bene e le sue condizioni sono stabili. 

Risale a ieri mattina, mercoledi 27 novembre, invece, un tentativo di suicidio da parte di un detenuto, di origini italiane, salvato da un agente della polizia penitenziaria.
Un altro, sempre un italiano, aveva tentato di togliersi la vita qualche giorno fa con un laccio intorno al collo, ma è stato scoperto da un poliziotto che è intervenuto e gli ha praticato un massaggio cardiaco, evitando il peggio.
«Noi agenti ce la mettiamo tutta», racconta il segretario provinciale del Sappe Rignanese, «ma non è facile stare dietro a tutte le problematiche. Tra i 400 detenuti di San Donato ce ne sono tantissimi con problemi psichiatrici e psicologici».

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