«Pescara rinasce dal porto»
Il presidente Becci: «Modernità e centro dello sviluppo».
PESCARA. «Sogno una nuova Pescara che abbia il suo cuore pulsante attorno al porto, con una residenzialità d’eccellenza, con infrastrutture adeguate; un po’ com’è successo con il centro direzionale di Napoli. In una parola: una Pescara moderna». A lungo termine, è questo il progetto più ambizioso di Daniele Becci, il neo presidente della Camera di Commercio di Pescara, eletto il 5 agosto scorso al primo scrutinio e sostenuto da quasi tutte le associazioni di categoria. Becci, 54 anni, costruttore pescarese originario di Senigallia, se tiene i piedi per terra vorrebbe che le imprese della Provincia guardassero ai Balcani, «al mercato più immediato», come lo definisce. Se invece si ferma a pensare a come potrebbe cambiare la città in un lasso di tempo molto ampio, vorrebbe che lo sviluppo si concentrasse attorno al porto, prendendo come termine di paragone la cittadella di grattacieli sorta a ridosso della stazione di Napoli.
Presidente, quali sono i nuovi valori su cui poggia la Camera di Commercio?
«Il gioco di squadra. Il nostro progetto coinvolge tutte le associazioni di categoria, che sono l’humus dell’Ente camerale. Le associazioni e i loro uomini sono la vita della Camera di Commercio: questo sarà il nostro valore».
La sua candidatura è stata sostenuta da quasi tutte le associazioni. Cos’è che vi ha unito in questi mesi?
«Lo stesso progetto. Quello di guardare ai problemi del mondo del lavoro, soprattutto in questo momento di crisi economica, di chiusura delle fabbriche e, quindi, di calo occupazionale. Il tessuto economico della provincia è fatto di piccole e medie imprese: aziende che hanno poca capacità di relazionarsi con i mercati emergenti che, però, non devono essere per forza quelli dell’oriente. Anzi, io penso, che il mercato a cui si debba guardare sia un mercato immediato, quello di fronte a noi. Vorremo infatti definire un rapporto di collaborazione con l’università D’Annunzio e creare figure che possano supportare le nostre imprese e l’altra sponda».
Nuova spinta e scarto generazionale: dovrebbe essere questa la cifra della sua Camera di Commercio. In che direzione state procedendo?
«Verso una nuova visione, cercando un collegamento costante con le istituzioni, anche per far in modo che i finanziamenti che non sono partiti per lungaggini burocratiche vengano usati al più presto per far ripartire il mercato».
Qual è la prima cosa che farebbe se potesse gestire un finanziamento?
«Andare incontro alle esigenze dei comuni del pescarese che rientrano nel cratere. Michele Errico di Coldiretti ha proposto l’esenzione della tassa d’iscrizione alla Camera di Commercio e già so che la giunta è d’accordo. Sarebbe un gesto di solidarietà».
A lungo termine, invece, qual è il progetto in cui crede di più?
«Quello di acculturare le nostre aziende sui nuovi mercati, riuscire ad aumentare il livello di scambi con i Balcani. Concretamente, si potrebbe pensare di sfruttare la struttura che la Camera di Commercio ha realizzato nel Marina di Pescara e farne un centro fieristico. Mi complimento con chi ha realizzato quel padiglione».
Qual è stato un errore del passato che non vorrebbe ripetere?
«Sono un imprenditore e non mi permetto di criticare. Ognuno, però, ha un’idea. Il presidente uscente, Ezio Ardizzi, ha avuto una caratteristica precisa: è stato una presenza costante lavorando dalle 9 di mattina alla sera, come ha più volte ricordato. Io questo non posso farlo perché sono anche un imprenditore e allora avrò bisogno di una struttura operativa che operi come accade in un’azienda. La mia Camera di Commercio sarà un’azienda».
Come gestirà il porto?
«La nuova Pescara sorgerà attorno al porto. Avrà una residenzialità d’eccellenza, sarà più vivibile, avrà infrastrutture adeguate. Questa idea sarà oggetto di un’attenta analisi tra noi, la Regione, la Provincia e il Comune. In pochi anni, vorremmo che il cuore pulsante della città si spostasse attorno al porto. Poi, in un lasso di tempo molto più ampio, mi piace immaginare questa zona simile al centro direzionale di Napoli: una zona moderna».
Qual è il suo desiderio più grande per il commercio pescarese?
«Il commercio pescarese ha già uno standard elevato e mi piacerebbe che la città si sviluppasse anche attorno a quello».
Presidente, quali sono i nuovi valori su cui poggia la Camera di Commercio?
«Il gioco di squadra. Il nostro progetto coinvolge tutte le associazioni di categoria, che sono l’humus dell’Ente camerale. Le associazioni e i loro uomini sono la vita della Camera di Commercio: questo sarà il nostro valore».
La sua candidatura è stata sostenuta da quasi tutte le associazioni. Cos’è che vi ha unito in questi mesi?
«Lo stesso progetto. Quello di guardare ai problemi del mondo del lavoro, soprattutto in questo momento di crisi economica, di chiusura delle fabbriche e, quindi, di calo occupazionale. Il tessuto economico della provincia è fatto di piccole e medie imprese: aziende che hanno poca capacità di relazionarsi con i mercati emergenti che, però, non devono essere per forza quelli dell’oriente. Anzi, io penso, che il mercato a cui si debba guardare sia un mercato immediato, quello di fronte a noi. Vorremo infatti definire un rapporto di collaborazione con l’università D’Annunzio e creare figure che possano supportare le nostre imprese e l’altra sponda».
Nuova spinta e scarto generazionale: dovrebbe essere questa la cifra della sua Camera di Commercio. In che direzione state procedendo?
«Verso una nuova visione, cercando un collegamento costante con le istituzioni, anche per far in modo che i finanziamenti che non sono partiti per lungaggini burocratiche vengano usati al più presto per far ripartire il mercato».
Qual è la prima cosa che farebbe se potesse gestire un finanziamento?
«Andare incontro alle esigenze dei comuni del pescarese che rientrano nel cratere. Michele Errico di Coldiretti ha proposto l’esenzione della tassa d’iscrizione alla Camera di Commercio e già so che la giunta è d’accordo. Sarebbe un gesto di solidarietà».
A lungo termine, invece, qual è il progetto in cui crede di più?
«Quello di acculturare le nostre aziende sui nuovi mercati, riuscire ad aumentare il livello di scambi con i Balcani. Concretamente, si potrebbe pensare di sfruttare la struttura che la Camera di Commercio ha realizzato nel Marina di Pescara e farne un centro fieristico. Mi complimento con chi ha realizzato quel padiglione».
Qual è stato un errore del passato che non vorrebbe ripetere?
«Sono un imprenditore e non mi permetto di criticare. Ognuno, però, ha un’idea. Il presidente uscente, Ezio Ardizzi, ha avuto una caratteristica precisa: è stato una presenza costante lavorando dalle 9 di mattina alla sera, come ha più volte ricordato. Io questo non posso farlo perché sono anche un imprenditore e allora avrò bisogno di una struttura operativa che operi come accade in un’azienda. La mia Camera di Commercio sarà un’azienda».
Come gestirà il porto?
«La nuova Pescara sorgerà attorno al porto. Avrà una residenzialità d’eccellenza, sarà più vivibile, avrà infrastrutture adeguate. Questa idea sarà oggetto di un’attenta analisi tra noi, la Regione, la Provincia e il Comune. In pochi anni, vorremmo che il cuore pulsante della città si spostasse attorno al porto. Poi, in un lasso di tempo molto più ampio, mi piace immaginare questa zona simile al centro direzionale di Napoli: una zona moderna».
Qual è il suo desiderio più grande per il commercio pescarese?
«Il commercio pescarese ha già uno standard elevato e mi piacerebbe che la città si sviluppasse anche attorno a quello».