Pescara, sì al registro per tutelare le coppie non sposate

Il consiglio comunale dà il via libera al nuovo regolamento per le unioni civili. Chi si iscrive può accudire il proprio partner malato e avere sconti sulle tasse

PESCARA. La città di Pescara avrà presto un registro delle unioni civili. Ieri il consiglio comunale, dopo ben tre sedute andate a vuoto, ha finalmente approvato il regolamento per il riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto. Un momento storico, è stato definito dai consiglieri del centrosinistra che hanno votato a favore. Ma questo regolamento ha spaccato la maggioranza e, in particolare il Pd, che si è diviso in due su questa questione. Hanno votato a favore 20 consiglieri del centrosinistra, compreso il sindaco Marco Alessandrini e del Movimento 5 Stelle; 10 i contrari, ossia i partiti del centrodestra, più il capogruppo del Pd Marco Presutti e il consigliere della Lista Teodoro Piernicola Teodoro.

Verrà così data attuazione a un provvedimento che era stato già votato dal consiglio nel 2008, su proposta dell’allora consigliere di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo, ma quel registro non è stato mai istituito perché le precedenti amministrazioni non hanno dato seguito alla volontà dell’aula. Fatto sta che ora il registro delle unioni civili può vedere la luce. Mancano solo alcune indicazioni tecniche e l’eventuale spesa a carico degli interessati che potrà essere fissata con una determina del dirigente competente.

In sostanza, chi si iscrive al registro si vedrà riconoscere gli stessi diritti delle coppie non sposate. «Un iscritto», spiega la capogruppo di Sel Daniela Santroni, prima firmataria del regolamento, «potrà accudire il proprio partner malato nelle case di cura, grazie a un protocollo con la Asl che verrà firmato in seguito. Inoltre, le coppie non sposate avranno gli stessi diritti per l’assegnazione delle case popolari. Potranno accedere anche ad eventuali sconti, previsti per le coppie, riguardanti i tributi locali».

L’istituzione del registro dovrebbe avere tempi brevi. Le iscrizioni avverranno sulla base di una domanda presentata al Comune dagli interessati. Sarà l’ufficio Anagrafe a conservare il registro. Ovviamente, l’iscrizione non potrà essere richiesta da coloro che facciano già parte di una diversa unione civile, né dalle persone coniugate fino al momento dell’annotazione della separazione personale sull’atto di matrimonio.

Potranno invece iscriversi due persone maggiorenni legate da vincoli affettivi, coabitanti e aventi dimora abituale nello stesso Comune. Una norma che non era prevista nel precedente regolamento è quella della cancellazione. La cancellazione dal registro potrà avvenire per il cessare della coabitazione e/o della residenza, «oppure», si legge nel regolamento, «nel caso del venire meno dei rapporti affettivi di una o di entrambe le parti».

Ecco cosa prevede il provvedimento approvato ieri dal consiglio. Soddisfatta la maggioranza per essere riuscita a portare in porto un regolamento rimasto bloccato per tre sedute dall’ostruzionismo del centrodestra messo in atto con centinaia di emendamenti. Emendamenti decaduti ieri con un maxi emendamento della maggioranza. Il primo commento è arrivato dal sindaco. «A parte le questioni ideologiche che più che alle istituzioni appartengono alla differente sensibilità e cultura di ognuno», ha detto Alessandrini, «il registro è l’esigenza di rispondere alla domanda di diritti di cui sono titolari migliaia di persone anche a Pescara, milioni se parliamo del panorama nazionale».

«L’approvazione del registro», hanno scritto i consiglieri del Pd in una nota, «è un passaggio importante per la costruzione di una città dei diritti e dei doveri, aperta al futuro». «A Pescara l’amore conta», ha scritto invece Sel, «festeggiamo con questa frase l’approvazione definitiva del registro delle unioni civili». Di tutt’altro avviso il centrodestra. «Abbiamo lottato in consiglio contro la delibera feticcio di Sel», ha fatto presente il vice capogruppo di Forza Italia Vincenzo D’Incecco, «per dimostrare che questi temi sono di competenza del legislatore nazionale e non del Comune».

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