Il giallo di Giulianova
Pittrice scomparsa, il figlio si rifiuta di parlare al pm
La Procura di Ancona ordina il sopralluogo dei Ris nella casa di Renata Rapposelli nella città dorica. Iniziato l'esame del Dna sul cadavere di Tolentino. L'ex marito è in Rianimazione ad Atri
GIULIANOVA. Si è avvalso della facoltà di non rispondere il figlio di Renata Rapposelli, la pittrice teatina scomparsa dal 9 ottobre il cui corpo si presume che sia quello ritrovato nei giorni scorsi in un dirupo a Tolentino. Il figlio della donna Simone Santoleri (assistito dagli avvocati Gianluca Carradori e Gianluca Reitano) si è presentato convocato dal magistrato di Ancona, ma ha deciso di non aggiungere per il momento nulla di più rispetto a quanto già messo a verbale nei giorni scorsi dai carabinieri. E nulla ha potuto dire neanche il padre di Simone, Giuseppe Santoleri, nonché marito della pittrice teatina i cui legali (Alessandro Angelozzi e Carradori) hanno presentato il certificato di ricovero in ospedale _ è in Rianimazione ad Atri _ dopo che lunedì aveva tentato il suicidio facendo abuso di psicofarmaci.
Simone Santoleri
La Procura di Ancona, che ha indagato per omicidio e occultamento di cadavere sia il padre che il figlio, ha intanto deciso di far effettuare ai carabinieri del reparto scientifico (Ris) un sopralluogo nell'abitazione di Renata Rapposelli nella città dorica. Le due inchieste _ quella di Ancona sulla scomparsa della donna e quella della Procura di Macerata per il momento contro ignoti sul ritrovamento del cadavere della donna _ sono state riunite. E la Procura di Ancona, che ha indagato per omicidio e occultamento di cadavere sia il padre che il figlio, ha deciso di far effettuare ai carabinieri del reparto scientifico (Ris) un sopralluogo nell'abitazione di Renata Rapposelli nella città dorica.
La tormentata vicenda della scomparsa e dell’ormai quasi certa morte di Renata Rapposelli, la pittrice di 64 anni originaria di Chieti è a un’altra svolta. Domenica sera l’ex marito ha ingerito una grande quantità di psicofarmaci.
Il figlio Simone, che ha raccontato di aver visto il padre, turbato, aggirarsi per casa in maniera convulsa dopo aver visto in tv un servizio sul ritrovamento del cadavere, è andato in camera del padre e si è accorto che aveva ingerito delle pasticche. Così l’ha portato in auto al Pronto soccorso dell’ospedale di Giulianova, dove gli hanno fatto subito la lavanda gastrica e poi è stato ricoverato in osservazione in rianimazione non a Giulianova, dove non c’era posto, ma all’ospedale di Atri. Ieri pomeriggio il figlio è andato a trovare il padre e l’ha trovato in stato confusionale, ma tutto sommato in buone condizioni.
Ad Ancora, all’istituto di medicina legale, sono anche arrivati i campioni di tessuti prelevati dal medico legale di Macerata Antonio Tombolini. E’ in corso l’esame del Dna, che sarà comparato a quello del figlio Simone – prelevato giorni fa al termine di un interrogatorio – e quello della figlia che vive ad Ancona. Secondo le previsioni l’anatomopatologa Loredana Buscemi già mercoledì potrebbe dare il verdetto.
Una volta accertato che il Dna è quello di Renata Rapposelli, la procura – di Ancona, a questo punto – potrà disporre l’autopsia. Infatti essendo un esame non ripetibile, bisogna comunicare la sua fissazione ai due indagati, che a questo punto probabilmente nomineranno un medico legale di parte che parteciperà all’esame autoptico. Da cui però non ci si aspetta molto. Il cadavere è talmente deteriorato che probabilmente sarà difficile persino risalire alle cause della morte.
I pesanti indizi che si tratti della pittrice scomparsa il 9 ottobre sono infatti quasi tutti negli oggetti: nei brandelli di vestiti (i pantaloni maculati), nelle scarpe da tennis, nella croce con il Tau e una medaglietta, nell’orologio di metallo.
Ieri è filtrato anche un altro dettaglio: una piastra di metallo che la donna aveva nel polso dopo un trauma subito in passato. E poi c’è l’unica ciocca di capelli rimasta, proprio del colore, un biondo scuro, con cui si tingeva i capelli ultimamente Renata Rapposelli.
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