PESCARA

Rapine nelle vie del centro, scoperti e arrestati gli autori / VIDEO

Sono tre stranieri con permesso regolare, avrebbero messo a segno almeno tre colpi rubando soldi e telefoni cellulari alle vittime

PESCARA. Terrorizzavano e rapinavano cittadini in strada, ma la polizia è riuscita a "incastrarli" e sono finiti in manette. Questa mattina gli agenti hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari (gip) del tribunale di Pescara a carico di tra stranieri, regolari sul territorio nazionale, che hanno messo a segno almeno tre colpi. Le indagini condotte dalla Squadra mobile, con l’ausilio dell’attività svolta quotidianamente dalle Volanti, hanno riguardato una serie di episodi di scippi e rapine che sarebbero state commesse, nelle ore pomeridiane e serali, nelle vie del centro.

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Rapinatori arrestati, i tre colpi a Pescara
Le indagini della squadra mobile, intervista al dirigente Luca Di Frischia (video di Giampiero Lattanzio)

In particolare, viene contestata a un cittadino gambiano di 21 anni la commissione di tre rapine aggravate in concorso, volta per volta, con uno degli altri destinatari dell’odierna misura (un suo connazionale di 31 anni e un senegalese di 33). La prima sarebbe stata commessa nel mese di novembre ai danni di una giovane coppia che aveva trascorso una serata nei locali del centro. 

Secondo la ricostruzione della questura di Pescara i responsabili si sarebbero introdotti nell’auto dei due giovani e li avrebbero minacciati, facendo intendere di essere armati, al punto da costringerli a prelevare una somma in contanti da un vicino sportello bancomat e consegnargliela.
Negli altri due episodi, avvenuti durante le festività natalizie, sarebbero stati assaliti e rapinati una donna in un parcheggio di un supermercato e un giovane straniero intento a far compere in centro, ai quali sarebbero stati sottratti soldi e telefoni cellulari.
Il Gip (giudice delle indagini preliminari), accogliendo la richiesta del pubblico ministero titolare delle indagini, ha ritenuto fondata la probabilità che gli indagati, qualora lasciati in libertà, potessero reiterare le condotte predatorie, motivo per cui ha ritenuto la custodia in carcere come l’unica misura idonea a fare fronte alle esigenze cautelari.