PESCARA/ L'INCHIESTA SUI 29 MORTI
Rigopiano, per la tragedia in 31 sotto accusa
La procura ipotizza omicidio colposo plurimo, depistaggio e frode processuale
PESCARA. L’inchiesta sui 29 morti di Rigopiano ha prodotto due fascicoli, più un terzo dedicato alle richieste di archiviazione delle posizioni di 18 tra politici e funzionari, sulle quali il gip si pronuncerà il 10 luglio prossimo. Il fascicolo principale, sul disastro colposo e l’omicidio colposo plurimo, ha superato il traguardo due mesi fa con 24 richieste di rinvio a giudizio più una società, mentre pochi giorni fa la procura ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini ai 7 protagonisti del fascicolo bis, quello sul depistaggio e la frode processuale.
Tra gli indagati, per i quali ora la procura deciderà se procedere con la richiesta di processo, in testa c’è l’ex prefetto Francesco Provolo, che figura anche nell’inchiesta madre che il 16 luglio approderà in udienza preliminare. Insieme a Provolo, sono coinvolti anche i due vice prefetti distaccati, Salvatore Angieri e Sergio Mazzia, e la dirigente Ida De Cesaris, alla quale il procuratore Massimiliano Serpi e il sostituto Andrea Papalia, hanno aggiunto una contestazione suppletiva di falso ideologico.
A questi già citati si aggiungono poi Giancarlo Verzella, Giulia Pontrandolfo e Daniela Acquaviva. L’accusa è piuttosto pesante trattandosi di pubblici ufficiali che peraltro in quella tragica circostanza, quali rappresentanti della Prefettura e dunque della massima istituzione dello Stato sul territorio, avevano il compito di coordinare i soccorsi. Stando alle accuse, ognuno per le proprie specifiche competenze, in relazione al disastro di Rigopiano sul quale stavano indagando gli inquirenti, nonostante che fossero stati sollecitati a fornire agli investigatori ogni elemento utile per accertare la verità, i 7 indagati avrebbero omesso di «riportare nelle relazioni, o comunque di riferire alla polizia giudiziaria, le segnalazioni di soccorso pervenute il 18 gennaio 2017», giorno della tragedia, «dalle persone presenti nell’hotel Rigopiano». (r.p.)
Tra gli indagati, per i quali ora la procura deciderà se procedere con la richiesta di processo, in testa c’è l’ex prefetto Francesco Provolo, che figura anche nell’inchiesta madre che il 16 luglio approderà in udienza preliminare. Insieme a Provolo, sono coinvolti anche i due vice prefetti distaccati, Salvatore Angieri e Sergio Mazzia, e la dirigente Ida De Cesaris, alla quale il procuratore Massimiliano Serpi e il sostituto Andrea Papalia, hanno aggiunto una contestazione suppletiva di falso ideologico.
A questi già citati si aggiungono poi Giancarlo Verzella, Giulia Pontrandolfo e Daniela Acquaviva. L’accusa è piuttosto pesante trattandosi di pubblici ufficiali che peraltro in quella tragica circostanza, quali rappresentanti della Prefettura e dunque della massima istituzione dello Stato sul territorio, avevano il compito di coordinare i soccorsi. Stando alle accuse, ognuno per le proprie specifiche competenze, in relazione al disastro di Rigopiano sul quale stavano indagando gli inquirenti, nonostante che fossero stati sollecitati a fornire agli investigatori ogni elemento utile per accertare la verità, i 7 indagati avrebbero omesso di «riportare nelle relazioni, o comunque di riferire alla polizia giudiziaria, le segnalazioni di soccorso pervenute il 18 gennaio 2017», giorno della tragedia, «dalle persone presenti nell’hotel Rigopiano». (r.p.)