Rudy Cavazza: per due mesi il suo corpo è stato lì, non ci sono segni di violenza

9 Febbraio 2025

Domani l’autopsia sul cadavere del giostraio 54enne di Roma. Riconosciuto dalla figlia Priscilla. Il nipote: «Tagliavo l’erba quando ho visto una cosa scura nel canale»

SPOLTORE. Per due mesi è sempre stato lì il corpo di Rudy Cavazza, il giostraio romano di 54 anni. Lì dove per settimane tutti lo hanno cercato, tra parenti e forze dell’ordine, con i cani e persino con i droni. Ma la risposta è arrivata a due mesi esatti dalla sua scomparsa (era l’alba del 7 dicembre 2024) quando suo nipote, 18 anni, lo ha ritrovato a faccia in giù tra i fitti canneti e i cespugli, galleggiante nell’acqua del canale Fosso Grande, al confine tra Spoltore e Pescara.

«Sono scioccato, non ho mai visto un morto», racconta il ragazzo che intorno alle 17.30 stava falciando l’erba a poca distanza. «Ho visto una cosa scura, riversa nell’acqua. Non capivo cosa fosse. Così ho avvisato mio padre». Il corpo di Rudy Cavazza era deteriorato a causa delle condizioni in cui è stato ritrovato. Venerdì sera l’ispezione cadaverica ha confermato l’identità del cadavere trovato a meno di 30 metri da dove si erano perse le tracce del 54enne. Nessun dubbio. Il tatuaggio sulla schiena con il nome della moglie “Viviana” è stato uno degli elementi decisivi durante il riconoscimento, confermato poi anche dalla figlia Priscilla a cui è toccato il duro compito di affrontare quel corpo e riconoscere il padre.

Domani sarà il giorno dell’autopsia sul corpo di Rudy Cavazza: a eseguirla sarà il medico legale Giordano Di Paolo su richiesta del pm Luca Sciarretta. Un esame necessario per capire se Rudy abbia avuto un malore o se la sua scomparsa apra altri scenari. È comunque bastata l’ispezione cadaverica di venerdì sera per accertare che quel corpo malridotto fosse del giostraio di Roma. Stesso abbigliamento descritto dalle figlie (piumino nero, felpa con cappuccio, jeans e senza scarpe). Ma, soprattutto, il dettaglio del tatuaggio sul dorso che ha rimosso ogni dubbio. Sul corpo non sono comunque emerse lesioni o segni di violenza.

Ci sono sgomento e rabbia nelle parole dei familiari di Cavazza che per settimane hanno battuto a fondo quella zona, insieme alle forze dell’ordine e ai volontari dell’associazione Penelope. «Abbiamo cercato ovunque». Per due mesi il corpo era sempre stato lì, a trenta metri circa dalla roulotte dove ha dormito l’ultima sera il 54enne. Prima di alzarsi di colpo dal letto, intorno alle 5.30, aprire la porta e andare via. Senza scarpe. Ma in quel canale tra canneti, cespugli e rifiuti di ogni genere, facilmente si innalza il livello dell’acqua alla prima pioggia. Ma tempo due giorni e torna ad altezza solita.

«Noi lo abbiamo cercato dappertutto», racconta il cugino Pino, che abita da oltre dieci anni in quel campo tra roulotte e vecchie giostre. «Avevamo passato la serata insieme, non ci vedevamo da tanto. Un barbecue e qualche birra come si fa in famiglia a una festa». Poi tutti a dormire. Ma accade qualcosa che fa alzare di scatto il giostraio. «È come se avesse litigato con qualcuno, ha urlato di rabbia», racconta ancora il cugino, «ha aperto la porta ed è uscito». E da quel momento non si sa cosa sia accaduto: se Cavazza sia scivolato o se abbia incontrato qualcuno. Ciò che è certo è che a due mesi dalla scomparsa il corpo del 54enne è riaffiorato in quel canaletto.

Rudy Cavazza, detto “Manolo”, era arrivato a Pescara lo scorso 6 dicembre con i cugini Romolo e Claudio per «fare una serata da leoni, un po’ di spensieratezza», aveva raccontato Romolo ai microfoni del programma “Chi l’ha visto?”. Dopo una notte passata in un albergo a Pescara, i tre sono andati al campo roulotte per salutare i cugini. «Una festicciola, non ci vedevamo da tanto tempo». Poi la scomparsa e il ritrovamento solo due mesi dopo a pochi metri dalla roulotte in cui aveva dormito.

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