San Gregorio, solidarietà ai figli della coppia
Sorpresi i conoscenti del commerciante arrestato: mai avremmo immaginato una simile reazione
L’AQUILA. Testa bassa, cappuccio della felpa bianca tirato fin quasi sugli occhi a proteggere dal freddo e dal dolore. Il figlio di Hrjeta Boshti e Burhan Kapllani compare come un fantasma da dietro il parcheggio delle case popolari di San Gregorio. È il maggiore dei quattro figli della donna uccisa con un colpo dietro l’orecchio dall’uomo dal quale si stava separando.
Compare nel buio mentre si dirige in silenzio verso la casa dove non troverà che i tre fratelli, tutti minorenni, due sorelle più piccole e un altro fratello, la nonna e gli zii. Non troverà la madre, freddata da Kapllani all’uscita del supermercato Md di Bazzano, lungo la statale 17, dove dopo alcuni secondi è stato ucciso anche il compagno di lei, Shpetim Hana. Hrjeta e Shpetim si erano conosciuti un anno fa ed erano andati a vivere insieme nella casa di Hrjeta, nel quartiere popolare di San Gregorio. Un melting-pot in cui vivono, l’una al fianco dell’altra, famiglie di rom, albanesi, brasiliani, sudamericani e italiani. La famiglia della donna ora si stringe intorno ai ragazzi, tutti minorenni tranne uno. Il più grande, infatti, lavora nella ditta del padre, la «Estero Porfido di Bruno», impresa per la lavorazione del porfido, sulla Mausonia, a pochi metri dal bivio per Pianola. E lì vive anche Kapllani, lontano dal centro abitato. Di lui i lavoratori di una vicina officina dicono: «Una brava persona, non avremmo mai immaginato che fosse capace di un gesto simile. Proprio poche ore prima ci ho parlato», racconta uno dei dipendenti. Ma Kapllani, originario della città di Shkodra, in Albania, probabilmente covava in silenzio il suo rancore. Erano albanesi anche la sua ex moglie e il nuovo compagno di lei. Hrjeta, 36 anni, era all’Aquila da 10 anni. Si guadagnava lo stipendio facendo le pulizie domestiche. A San Gregorio tutti la conoscevano.
E in molti conoscono i suoi figli, alunni delle scuole aquilane e per ora affidati agli zii materni, che ieri pomeriggio hanno anche avuto il compito di accompagnare a casa la mamma di Hrjeta dopo l’interrogatorio. A San Gregorio alle 19 c’è uno strano movimento. Auto che sfrecciano, si fermano e ripartono nel buio, in prossimità dell’abitazione di Hrjeta, mentre in altre case un rom cucina e una famiglia cilena guarda la televisione.
Marianna Gianforte
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