Santori: oltre 700 negozi sfitti e 9 per cento di disoccupazione
Intervento del presidente di Confesercenti nella manifestazione a tutela delle imprese «I consumi sono precipitati a causa di scelte politiche miopi, se non si volta pagina si muore»
PESCARA. «Per la prima volta le piccole e medie imprese hanno unito le loro forze scegliendo la strada dell’unità». E’ iniziato così l’intervento di Bruno Santori, presidente di Confesercenti Pescara, nell’ambito della manifestazione “La politica non metta in liquidazione le imprese. Rete imprese Italia non farà sconti”, che si è svolta nella Camera di commercio e promossa da Casartigiani, Cna, Confartigianato e Confesercenti. «Se si è arrivati a investire un lunedì lavorativo per protestare», ha detto Santori, «è perché le piccole imprese sono a un punto decisivo: o si svolta o si muore. Mi piace ricordare un’affermazione che fece Marco Venturi, presidente nazionale di Confesercenti, quando all’inizio di questa fase di accanimento nei confronti delle piccole imprese disse: “Non siamo il bancomat dello Stato”», ha detto il presidente di Confesercenti spiegando i motivi della protesta della piccole e medie imprese. «Non siamo il bancomat dello Stato», ha ripetuto, «e lo siamo diventati anche della Regione, con le addizionali più alte d’Italia, e dei comuni, che con l’Imu, la Tarsu, i diritti di superficie, i controlli a tappeto pensano di fare cassa sulle spalle di commercianti, artigiani e piccoli imprenditori. Ci chiediamo con chi rimpingueranno le loro casse, i Comuni, quando l’ultima vetrina sarà stata spenta». Santori ha illustrato che a Pescara ci sono oltre 700 negozi sfitti e in tutta la provincia «hanno chiuso i battenti definitivamente, nella differenza fra aperture e cessazioni, 446 aziende commerciali, 47 attività turistiche, 136 artigianali. Il tasso di disoccupazione», ha proseguito, «sfiora il 9% e i consumi sono precipitati di quasi il doppio rispetto al già pesantissimo calo del prodotto interno lordo (-4,6% nel 2012 il calo dei consumi, -2,6% il calo del Pil). Non sono cifre astratte ma figlie di precise scelte miopi e di errori imperdonabili». Ancora, il presidente ha ricordato che il polo chimico di Bussi resta un ricordo lontano, che il distretto metalmeccanico della Valpescara è in via di disgregazione e il polo tessile in affanno. Infine, il presidente ha fatto cenno a un documento predisposto per Pescara in cui ci «sono alcuni punti strategici sui quali non siamo disposti a cedere come il porto».
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