Montesilvano
Savini e Lotorio restano ai domiciliari
Il tribunale del riesame nega la libertà agli indagati, verso il ricorso in Cassazione
MONTESILVANO. Il tribunale del riesame ha negato la libertà a Marco Savini e Vladimiro Lotorio. Per i magistrati dell’Aquila, i due imputati eccellenti dell’inchiesta Ciclone, arrestati all’alba del 13 luglio assieme ad altre quattro persone, seconda fase dell’operazione che a novembre aveva portato alla decapitazione della giunta, devono restare agli arresti domiciliari.
La richiesta di annullamento dell’ordinanza del gip Luca De Ninis è stata respinta. Per l’ex vice sindaco e assessore dei Ds che, unico tra i sei arrestati, si era avvalso della facoltà di non rispondere, affidando le proprie speranze al verdetto del Riesame, è un duro colpo. I suoi legali, Sergio Della Rocca e Guglielmo Marconi, attendono ora di conoscere le motivazioni del tribunale aquilano per decidere se ricorrere in Cassazione.
Ma la speranza è che le esigenze cautelari vengano meno prima del termine di tre mesi fissato per la conclusione delle indagini e che gli indagati vengano rimessi in libertà in breve tempo. Savini deve rispondere di falso ideologico (per avere favorito una imprenditrice che stava costruendo casa) e di due episodi di corruzione «impropria».
Non esita a dirsi amareggiato l’avvocato Giancarlo De Marco, difensore dell’ex capogruppo della Margherita Vladimiro Lotorio, che la procura accusa di corruzione: «Sono deluso perché io credo che il provvedimento andasse revocato, mi aspettavo provvedimento diverso» afferma. «Non ci sono indizi di colpevolezza, né esigenze cautelari che giustifichino un provvedimento restrittivo dopo un anno: gli imputati non possono commettere reati della stessa specie o inquinare le prove, perché nessuno ricopre più cariche nell’amministrazione.
Se avessero voluto inquinare le prove, l’avrebbero già fatto. Ma non staremo fermi: valuterò se fare il ricorso in Cassazione». Assieme a Marco Savini, era stato consegnato agli arresti domiciliari fin dal primo giorno anche il dirigente comunale (sospeso) Rolando Canale. Degli altri quattro arrestati, aveva lasciato San Donato il 17 luglio il costruttore Enio Chiavaroli, mentre per il costruttore Pino Di Pietro, Vladimiro Lotorio, capogruppo della Margherita e imprenditore edile, e l’ex assessore ai Lavori pubblici Attilio Vallescura le porte del carcere si erano aperte il giorno successivo. (m.r.t.)
La richiesta di annullamento dell’ordinanza del gip Luca De Ninis è stata respinta. Per l’ex vice sindaco e assessore dei Ds che, unico tra i sei arrestati, si era avvalso della facoltà di non rispondere, affidando le proprie speranze al verdetto del Riesame, è un duro colpo. I suoi legali, Sergio Della Rocca e Guglielmo Marconi, attendono ora di conoscere le motivazioni del tribunale aquilano per decidere se ricorrere in Cassazione.
Ma la speranza è che le esigenze cautelari vengano meno prima del termine di tre mesi fissato per la conclusione delle indagini e che gli indagati vengano rimessi in libertà in breve tempo. Savini deve rispondere di falso ideologico (per avere favorito una imprenditrice che stava costruendo casa) e di due episodi di corruzione «impropria».
Non esita a dirsi amareggiato l’avvocato Giancarlo De Marco, difensore dell’ex capogruppo della Margherita Vladimiro Lotorio, che la procura accusa di corruzione: «Sono deluso perché io credo che il provvedimento andasse revocato, mi aspettavo provvedimento diverso» afferma. «Non ci sono indizi di colpevolezza, né esigenze cautelari che giustifichino un provvedimento restrittivo dopo un anno: gli imputati non possono commettere reati della stessa specie o inquinare le prove, perché nessuno ricopre più cariche nell’amministrazione.
Se avessero voluto inquinare le prove, l’avrebbero già fatto. Ma non staremo fermi: valuterò se fare il ricorso in Cassazione». Assieme a Marco Savini, era stato consegnato agli arresti domiciliari fin dal primo giorno anche il dirigente comunale (sospeso) Rolando Canale. Degli altri quattro arrestati, aveva lasciato San Donato il 17 luglio il costruttore Enio Chiavaroli, mentre per il costruttore Pino Di Pietro, Vladimiro Lotorio, capogruppo della Margherita e imprenditore edile, e l’ex assessore ai Lavori pubblici Attilio Vallescura le porte del carcere si erano aperte il giorno successivo. (m.r.t.)