Straccia e l’ultimo video preso dal legale, è mistero
Ieri l’udienza per quel filmato sparito dai reperti. Lo studente, di origini marchigiane, scomparve da Pescara e fu trovato morto
PESCARA. Si conoscerà il 6 maggio la decisione del giudice monocratico, Nicola Colantonio, sulla posizione dell’avvocatessa romana Marilena Mecchi, legale della famiglia Straccia, accusata di aver sottratto un corpo di reato dagli uffici giudiziari proprio in relazione al caso di Roberto Straccia, lo studente universitario di Moresco, nelle Marche, ritrovato morto nelle acque antistanti il litorale di Bari, il 7 gennaio del 2012 (era scomparso da Pescara il 14 dicembre del 2011).
Il corpo di reato in questione sarebbe un filmato: l’unico filmato esistente che ritraeva l'ultima corsa del 24enne Roberto sul molo di Pescara, ultime immagini prima di quella inspiegabile scomparsa. Il procedimento si chiuse con un’archiviazione nella quale si ipotizzava il suicidio, circostanza mai accettata dalla famiglia che presentò numerosi ricorsi e opposizioni, ma senza risultato.
Il filmato tornò in primo piano quando venne richiesto dalla Commissione parlamentare antimafia, sollecitata dalla famiglia Straccia, in relazione a un ipotetico errore di persona (pensavano a un omicidio nell’ambito della malavita organizzata, dopo alcune dichiarazioni di un detenuto, peraltro vagliate dal magistrato che indagava, Giuseppe Bellelli). Ma quando la procura diede disposizione di recuperare quel reperto, si scoprì che non si trovava e che l'ultima persona ad averlo visionato era stata l'avvocatessa Mecchi, il 12 febbraio 2021.
«Si tratta di un allegato mai depositato», ha precisato ieri in aula l’imputata, «anche il cancelliere disse che era stato un suo errore, che lo consegnò ritenendo giusto farlo in base ad un provvedimento (il cancelliere venne indagato e poi archiviato ndr). Quindi io sono assolutamente tranquilla».
Il legale, al giudice ha ribadito che per un anno e mezzo nessuno le parlò mai di quel corpo di reato mancante: «Non ero nella condizione di capire che fosse stato portato via qualcosa. Non risposi nell’interrogatorio in quanto erano in corso le indagini delle procure di Bari e Foggia». Il 6 maggio prossimo la discussione e la sentenza.
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