Turismo, ecco i dati ufficiali per salvare la stagione 2024

Lo studio di Confesercenti-Assoturismo sui numeri reali appena pubblicati dall’Istat
TERAMO. Dove ci sta portando il 2024 turistico? E l’Abruzzo aggancerà in pieno la prevista crescita nazionale? Sono le domande che gli operatori del settore si fanno sperando di ripetere i numeri del 2023, da pochi giorni pubblicati sul sito dell’Istat.
Ad elaborare per il Centro questi dati sono stati Gian Luca Grimi, presidente Confesercenti-Assoturismo Abruzzo, e il professor Archimede Forcellese, docente di ingegneria gestionale alla Politecnica delle Marche, e già assessore al turismo di Giulianova. Sono numeri interessanti e inconfutabili che, finalmente, tracciano la dimensione oggettiva del turismo abruzzese. «Un fenomeno del quale molti parlano e alcuni “magheggiano” ma nessuno mette nero su bianco», esordisce Grimi. «Al netto delle debolezze strutturali dell’Abruzzo, tra cui quella molto migliorabile del flusso degli stranieri che sta sostenendo il turismo italiano, oggi ci si sono messi anche la mucillagine, il clima e il grande tema dell’acqua che scarseggia a disturbare un settore che in gran parte si rivolge al turismo italiano, scontando così appieno la scarsa propensione al consumo delle famiglie. Da parte nostra», aggiunge il presidente di Assoturismo, «non possiamo che rassicurare al massimo chi preferirà l’Abruzzo anche se, inutile negarlo, esistono margini di incertezza».
ENTRIAMO NEL MERITO
Per inquadrare la vera dimensione del mercato del turismo abruzzese, diventa interessante sfruttare la pubblicazione ufficiale dei dati Istat relativi ad arrivi e presenze del 2023 nelle strutture ricettive nel territorio regionale. Sono numeri che tracciano il bilancio dello stato di salute effettivo dell’industria turistica abruzzese, e fotografano cosa possiamo aspettarci in futuro.
Una prima analisi di Grimi e Forcellese è stata condotta valutando i dati aggregati a livello regionale. Gli arrivi e le presenze del 2023 nelle strutture ricettive alberghiere ed extra-alberghiere sono stati, rispettivamente, 1.745.373 e 6.804.820. Numeri che pongono l’Abruzzo, nella graduatoria nazionale, al quart’ultimo posto per arrivi e al quint’ultimo per presenze. Rispetto al 2022, gli arrivi sono aumentati del 9% e le presenze del 6,5%.
Per avere un termine di riferimento, gli arrivi e le presenze aggregati a livello nazionale sono cresciuti, rispettivamente, del 12,8% e dell’8,5%. Ne consegue che il 2023 è stato un anno da leggere in chiave positiva per il turismo abruzzese nel suo complesso in quanto ha consentito buoni margini di recupero, per quanto inferiori alla media nazionale, dopo il tracollo del 2020 dovuto all’emergenza pandemica.
CONFRONTO TRA PROVINCE
Per una seconda chiave di lettura, l’analisi è stata condotta aggregando i dati Istat per singole province. Quelle dell’Aquila, Chieti e Pescara (che hanno beneficiato maggiormente di grandi eventi come il giro d’Italia) hanno mostrato ottime performance; non altrettanto è stato per la provincia di Teramo. In termini di arrivi, si è registrata una crescita in tutte e quattro le province, seppure di differente entità.
La provincia di Chieti ha mostrato il tasso di crescita annuale più alto (16,1%), ben maggiore di quello medio nazionale. I valori del tasso di crescita nelle altre province, inferiori rispetto al dato medio nazionale, sono stati pari all’8,3% per l’Aquilano e al 6,8% sia per il Pescarese che per il Teramano.
Quanto al dato più rilevante, ovvero quello relativo alle presenze nelle strutture ricettive – sottolinea lo studio di Assoturismo -, la provincia più performante è stata quella dell’Aquila che, rispetto al 2022, ha esibito un tasso di crescita del 21,5%, più del doppio rispetto alla media nazionale. Seguono le province di Pescara, con un tasso di crescita pari al 16,8% (pressoché doppio rispetto al dato nazionale) e quella di Chieti con un tasso dell’11,8% (+39% rispetto al dato nazionale).
La provincia di Teramo è il fanalino di coda avendo fatto registrare una diminuzione delle presenze (-99.628 rispetto al 2022) e di conseguenza un valore negativo del tasso di crescita (-3,1%). Il Teramano rimane, comunque, il comprensorio turistico abruzzese di gran lunga più grande (3.156.649 presenze nel 2023), ma per la prima volta le presenze scendono al di sotto della metà (46,6%) di quelle totalizzate nell’intera regione. Appare chiaro, quindi, come il bacino turistico più importante della regione sia, da oltre dieci anni, in una fase di ristagno, con una tendenza al ribasso.
LE PREVISIONI AFFRETTATE
Focalizzando l’attenzione sul periodo gennaio-agosto 2023, utilizzato dalla Regione Abruzzo per comunicare, nel settembre scorso, i dati provvisori su arrivi e presenze, Assoturismo fa poi un confronto con i dati ufficiali Istat, relativi allo stesso arco temporale, resi pubblici recentemente.
«Appare evidente come le proiezioni della Regione siano state “ottimistiche” dal momento che attribuivano all’Abruzzo, nei primi otto mesi del 2023, un numero di presenze pari a 5.546.564, significativamente maggiore rispetto a quello certificato dall’Istat (5.430.531). Si tratta di una sovrastima di 116.033 unità che ha fatto lievitare il tasso di crescita delle presenze al 9,21% rispetto al valore effettivo pari a 6,93%. Ma il riflesso più importante», rimarca l’associazione, «ha riguardato la provincia di Teramo per la quale la sovrastima della Regione, pari a 56.696 presenze, ha portato a un tasso di crescita nei primi 8 mesi del 2023 del 2,08% facendo passare il messaggio di un comprensorio in aumento.
Al contrario, i dati ufficiali oggi ci dicono che le presenze nel Teramano non stavano crescendo visto che la variazione rispetto allo stesso periodo del 2022 era di -0,12%, divenuta, purtroppo, pari a un ben più significativo -3,1% alla fine del 2023».
TIRIAMO LE SOMME
In conclusione, il 2023 certifica un comparto turistico abruzzese in ripresa rispetto agli ultimi anni, ma ancora ben lontano dalle 7.560.000 presenze del 2008. «Il cammino da percorrere», affermano Grimi e Forcellese, «è ancora lungo e deve passare attraverso la valorizzazione di tutti i comprensori, comprendendo sia quelli emergenti sia quello più sviluppato della provincia di Teramo che, altrimenti, perderà il suo ruolo trainante».
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