Una pietra sugli scempi della città

Oggi la presentazione di un libro su cave e disastri ambientali con le foto del montesilvanese Di Giovanni

MONTESILVANO. Che cos’hanno in comune di Montesilvano, città dei palazzi di quasi 53 mila abitanti, e Coreno Ausonio, piccolo borgo della provincia di Frosinone al confine tra Lazio e Campania? La risposta è l’ambiente ferito: da una parte, la collina di Montesilvano ricoperta dal cemento e i mostri sparsi per la città e, dall’altra, le cave di Coreno Ausonio, dalla prima impiantata da uno scalpellino abruzzese, Aldo di Capistrello, nell’immediato dopoguerra a quelle aperte, una dopo l’altra, cambiando la vita e la fisionomia del paese. È un destino quasi uguale: sia Montesilvano che Coreno Ausonio sono state toccate dal benessere e da una crescita economica senza freni. Se a Coreno Ausonio le cave sono diventate «una specie di icona miracolistica alla quale immolare tutto», a Montesilvano è accaduto lo stesso con i palazzi. Parla della natura aggredita il libro «Una pietra sul passato» del giornalista Carlo Ruggiero. Il libro, che contiene un foto reportage del fotografo freelance montesilvanese Matteo Di Giovanni, sarà presentato oggi alle 18 a palazzo Baldoni in un incontro intitolato «L’Italia vista dal basso, dall’epica della ricchezza alla crisi economica». Ruggiero e Di Giovanni ne parleranno con Giancarlo Castorani (Cantiere per l’Alternativa), Cinzia Buccigrossi della libreria On the Road, Enrico Di Paolo dell’associazione La Ghiandaia. Infine, letture di Simona Di Salvatore ed Evita Mazzatenta con l’accompagnamento musicale di Maurizio Minnucci.

Basta leggere alcune righe del libro per cogliere l’assonanza con il territorio di Montesilvano: con il suo racconto, Ruggiero descrive «una delle tante piccole Italia, segrete e inaccessibili, sconvolte dalle mito della crescita, dalla follia del sogno cieco e dall’epica della ricchezza, un sogno che per una intera comunità diventerà poi fino ai giorni nostri distruzione e incubo».

Ruggiero racconta Coreno Ausonio lungo un percorso ideale, tipico di una camminata da giornalista. Lo stesso percorso si può applicare alla nostra Montesilvano: si potrebbe partire da via Saffi, una strada lontana meno di un chilometro dal centro. Una strada chiusa da 4 anni perché franata. Via Saffi, uno sguardo a destra e si apre la cava dismessa, proprio sotto il Colle della Vecchia che si sgretola giorno dopo giorno: è qui che c’è il punto di congiunzione tra le foto scattate da Di Giovanni – i suoi scatti sono stati pubblicati anche su The Economist e il Manifesto – dall’alto a Coreno Ausonio e Montesilvano. Abbiamo messo a confronto due immagini che dimostrano che le ferite all’ambiente non hanno confini. Da via Saffi verso la collina aggredita da un’espansione del cemento che non ha eguali: non solo villette, lungo via De Gasperi si incontrano anche palazzi alti 4 o 5 piani.

E poi la città è piena di altri mostri: il più cattivo e minaccioso di tutti è l’ex discarica di Villa Carmine, una bomba ecologica da 300 mila metri cubi di rifiuti a picco sul fiume Saline senza lo straccio di una impermeabilizzazione. Accanto all’ex discarica, ecco il depuratore e l’impianto dell’Ecoest: dentro il capannone ci sono ancora i fanghi inquinati finiti sotto sequestro in un’indagine della forestale. Fanghi dimenticati che nessuno si decide a portare via. E intanto, a ridosso, del depuratore e dell’Ecoest sono arrivati i palazzi.

Se la pietra è stata la forza e la debolezza di Coreno Ausonio, da noi si può dire lo stesso del cemento: sono più di 4 mila, forse 5 mila, gli appartamenti sfitti e il mercato dell’edilizia, traino per decenni, oggi è bloccato. Significa licenziamenti e famiglie sul lastrico.

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