PESCARA
"Una Rosa per Norma" nei giardini di piazza Italia: è polemica / VIDEO
L'intestazione alla giovane uccisa in Istria 77 anni fa dai partigiani di Tito provoca la reazione dell'Anpi: "Solito bullismo politico"
PESCARA. Sono stati inaugurati in piazza Italia, a Pescara, i «Giardini Norma Cossetto»: l'intitolazione dell'area verde antistante il municipio è avvenuta durante una cerimonia nel giormo dell'anniversario di morte della giovane italiana, a 77 anni dallo stupro di gruppo e uccisione per mano dei partigiani slavi di Tito.
LA CERIMONIA IN PIAZZA ITALIA: GUARDA IL VIDEO
Per quei fatti, l'8 febbraio del 2005, la Cossetto è stata insignita dal presidente della Repubblica italiana della Medaglia d'Oro al Merito Civile. L'iniziativa _ "Una Rosa per Norma" vittima della violenza degli uomini e della guerra _ ha preso le mosse dalla mozione proposta all'assemblea civica cittadina dai consiglieri comunali Carota, D'Incecco, Foschi e Salvati e sostenuta dal sindaco Carlo Masci e dal presidente del Consiglio comunale Marcello Antonelli.
«A Norma Cossetto abbiamo dedicato un giardino» ha detto il sindaco Carlo Masci «perché un angolo di natura allontani anche l'idea di cosa l'uomo è stato capace di fare a una donna, e che purtroppo è ancora capace di fare. La sua non è una storia nella quale possono inserirsi a forza i se e i ma. Innocente significa non avere nessuna colpa, tranne quella di essere italiana, di sentirsi tale, e di trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato, nell'Istria che tanto amava, terra di confine tra il mondo latino e quello slavo».
BULLISMO POLITICO: «L'intitolazione dei giardini di piazza Italia a Norma Cossetto rappresenta l'ennesimo atto di "bullismo politico" dell'amministrazione comunale di Pescara, che si inserisce nella strada già tracciata da altre discutibili »iniziative culturali« tese a riabilitare un passato di cui c'è poco da gloriarsi». Lo scrivono in una nota il presidente provinciale Anpi di Pescara Nicola Palombari e il neo presidente della sezione Fratelli Gialluca Nicola Trifuoggi.
«Non è in discussione che l'omicidio di Norma Cossetto rappresenta un crimine e che come tale va condannato; è in discussione il contesto in cui maturò quella tragedia, contesto che, come nella migliore rappresentazione del mito che vede gli italiani sempre buoni e vittime, viene semplicemente »dimenticato«. Non contestualizzare non è mai buona norma: ed allora andrebbe aggiunto che in quelle zone l'occupazione nazista e fascista fu tutt'altro che tenera, toccando punte di violenza inaudita, e che quell'occupazione non fu richiesta nè voluta dalle popolazioni autoctone - spiegano i dirigenti Anpi - Ha ragione il Sindaco quando sostiene che »non possiamo più minimizzare né ignorare il passato« e che dobbiamo conoscere la storia anche quando non ci piace; siamo d'accordo che non si può abbassare la guardia a difesa della libertà e della democrazia; e siamo d'accordo che libertà e democrazia sono valori da condividere e da non mettere mai in discussione. Ma bisognerebbe sapere che libertà e democrazia non fanno parte del bagaglio culturale e ideologico del fascismo e dell'Italia fascista che scatenarono la guerra e si macchiarono di una infinità di nefandezze». «Quando l'8 settembre 1943 ci fu il crollo delle amministrazioni civile e militare, che determinarono la morte della patria nell'accezione fascista, fu tempo di scelte: non si può mettere sullo stesso piano gli italiani che optarono per il nazifascismo e gli altri che lo combatterono. Seppure senza colpe, Norma Cossetto rappresentava (o veniva percepita come tale) una parte ben definita, la stessa che oggi e da anni brandisce la tragedia delle foibe e dell'esodo per parificare torti e ragioni ripetendo la litania della pulizia etnica e dell'italiano sempre vittima e mai colpevole di nulla. La guerra è la peggiore sciagura che possa investire interi continenti; ma ha una genesi, una sua storia, una responsabilità. Molte donne sono morte in quella guerra, giovani e meno giovani, sempre italiane ma non identificabili con la parte politica che la guerra l'aveva voluta. I giardini di piazza Italia andavano intitolati ad esse».