Unesco, l’Italia candida la transumanza 

Presentato il dossier per farla diventare patrimonio dell’umanità. La scelta non esclude la Perdonanza

L'AQUILA. La transumanza candidata a patrimonio immateriale dell'Unesco per il 2019. La notizia è stata ufficializzata ieri, dal ministero delle Politiche agricole, che ha avallato la candidatura per l'Italia, capofila, insieme a Grecia e Austria. Con la presentazione del dossier è stato formalmente avviato il processo di valutazione internazionale, che porterà alla decisione definitiva, da parte del Comitato di governo dell'Unesco, a novembre 2019. La transumanza, che rappresenta la migrazione stagionale delle greggi, delle mandrie e dei pastori, che insieme ai cani e cavalli di spostano in differenti zone climatiche, percorrendo le vie semi-naturali dei tratturi, viaggerà di pari passo con la Perdonanza celestiniana, che ha ottenuto, dopo una bocciatura e uno slittamento, la candidatura a patrimonio immateriale dell'umanità per il prossimo anno. «Essendo una candidatura transnazionale», spiega Ernesto Di Renzo, curatore del primo dossier Unesco della Perdonanza, «potrebbe non entrare in concorrenza con quella dello Stato membro, cioè l'Italia. Transumanza e Perdonanza potrebbero seguire un iter in parallelo, ma a questo punto è fondamentale dare maggiore vigore alla candidatura che fa riferimento alla città dell'Aquila, con una spinta costante. Elevare il livello, che deve essere politico e diplomatico». C'è una differenza sostanziale: la transumanza patrimonio immateriale Unesco è sostenuta da tre Paesi, mentre la Perdonanza di Celestino V può contare solo sulla candidatura da parte dell'Italia. Lo scorso anno, l'Indulgenza plenaria di Papa Celestino V è stata surclassata, nella scelta, dalla pizza margherita napoletana, che è riuscita ad agguantare l'ambìto riconoscimento. Elemento culturale del forte contenuto identitario, la pratica tradizionale della transumanza rappresenta un'attività economica sostenibile caratterizzata da un rapporto peculiare tra uomo e natura, influenzando tutti i campi dell'arte. Ancora oggi viene praticata nel Centro e nel Sud Italia, partendo da Amatrice e Ceccano nel Lazio ad Anversa degli Abruzzi e Pescocostanzo, da Frosolone, in Molise, al Gargano in Puglia. Plauso dal Centro di ricerca Biocult dell'Università del Molise che parla di «valorizzazione e rivitalizzazione degli spazi dedicati, così come delle pratiche e dei prodotti che ne derivano».
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