Vendemmia a Casadonna Primi passi per il Pecorino made in Niko Romito
Raccolta l'uva nel vigneto sperimentale dello chef abruzzese tre stelle Michelin
CASTEL DI SANGRO. Nel vigneto Casadonna è sperimentale anche la vendemmia. Una squadra di giornalisti e sommelier ha toccato con mano la raccolta più tardiva d'Italia, tra i filari di un progetto vitivinicolo d'eccellenza per la nostra regione, siglato a Castel di Sangro da Niko Romito e Feudo Antico. Lui appartiene al gotha della cucina di ricerca con tre stelle Michelin, lei è una giovane e intraprendente azienda abruzzese, custode della Dop Tullum, la più piccola d’Italia. Dal loro incontro è nato il nuovo Pecorino Igp Terre Aquilane 2013 Feudo Antico per Casadonna, appena stappato, per il debutto in società, al Salone del Gusto di Torino. Un vino inedito, non convenzionale, coltivato in un luogo impervio all’insegna della sperimentazione.
LE FOTO La raccolta dell'uva a Casadonna
Proprio qui quattro anni fa il Pecorino, uno dei vitigni autoctoni tradizionali abruzzesi, lanciato per la prima volta in regione negli anni '90 con l'etichetta del vignaiolo Luigi Cataldi Madonna, è stato messo al centro di un'operazione di ricerca voluta da Casadonna e Feudo Antico, seguita sul piano tecnico dall’equipe della Facoltà di Scienze Agrarie dell’Università degli Studi di Milano guidata dal professor Attilio Scienza. «Amo i vini poco costruiti, sinceri, diretti, capaci di raccontare il territorio al quale appartengono» spiega Niko Romito. «Questo progetto non nasce con un obiettivo commerciale, ma con l'auspicio che funga da case history per altri terreni in altitudine». «È un progetto audace» rilancia Andrea Di Fabio, direttore generale di Feudo Antico «e se le nostre attese erano elevate, oggi possiamo affermare che le prime bottiglie di questo Pecorino sembrano averle addirittura superate».
Per il Pecorino Feudo Antico per Casadonna si tratta della prima vendemmia, un'edizione limitata di 800 bottiglie che conta di raddoppiare nella successiva annata.
«È un vino che parla precocemente un linguaggio evoluto proprio dell'altitudine» commenta Riccardo Brighigna, enologo di Feudo Antico «con un'elevata acidità e un alto contenuto di estratti dovuti alla forma di allevamento e alla bassissima resa per ceppo che regalano una persistenza impressionante». Sulla cifra del progetto si è espresso anche il professor Lucio Brancadoro, referente dell'equipe universitaria che ha curato il progetto sul campo, sottolineando che si tratta di una sperimentazione non limitata ai confini regionali, perché affronta una tematica generale che ha a che fare con il futuro della viticoltura. «I cambiamenti climatici in atto» nota Brancadoro «pongono nuovi quesiti e sfide alle quali occorrerà rispondere, sperimentando nuove modalità di fare viticoltura adatte a un clima sempre più caldo». Ma la sperimentazione non si ferma qui. Nella tenuta Casadonna l'intesa tra Romito e Feudo Antico ha sollevato più di un brindisi oggi, entusiasmo confermato dalle nuove ambizioni del progetto Vigneto Casadonna. Oltre all’ettaro di vitigno coltivato a Pecorino, infatti, sono già state avviate altre quattro sperimentazioni, con vitigni di Pinot nero, Riesling renano, Sylvaner verde e Veltliner.
©RIPRODUZIONE RISERVATA